Il sindaco Maffei contro il Regolamento Mediterraneo
Lettera al Ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan. Il Sindaco di Barletta denuncia « una situazione di palese disparità competitiva»
domenica 27 giugno 2010
Da martedì 1 giugno, con l'entrata in vigore del Regolamento Mediterraneo, gli amanti del pesce potranno dire addio alla frittura di paranza, ma non solo.
La Commissione europea, infatti, ha dettato nuove regole per la pesca nel Mediterraneo, ad esempio bisogna utilizzare reti con maglie più larghe che rendono impossibile la cattura dei calamaretti e dei rossetti essendo molto piccoli, e ha anche stabilito nuove distanze dalla costa (a non meno di 1,5 miglia per le reti gettate sotto costa, che diventano 0,3 per le draghe usate per la cattura dei bivalvi, come telline e cannolicchi che vivono e si riproducono a pochi metri dalla costa). Lo scopo dichiarato dall'Ue è quello di tutelare le specie a rischio e il nutrimento dei pesci adulti. Il Regolamento ha destato numerose perplessità soprattutto da parte dell'Italia, Paese per antonomasia dedito alla pesca.
È per questo che il Sindaco di Barletta, Nicola Maffei, ha indirizzato una lettera di sensibilizzazione sull'argomento, al Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Giancarlo Galan, al Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, Paolo De Castro ed al Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.
Di seguito riporto la lettera:
«Sig. Ministro, la nuova disciplina comunitaria che prevede l'allargamento della maglia delle reti utilizzate nella pesca a strascico e le nuove distanze dalla costa da rispettare nell'attività di pesca, adottata da Bruxelles con l'obiettivo di ridurre la pressione sugli stock ittici e favorire il passaggio a sistemi a minor impatto ambientale, ha provocato un aggravamento della nostra marineria già da anni in uno stato di forte sofferenza, creando di fatto i presupposti per far scomparire una categoria di operatori che costituisce il vanto dell'economia portuale dell'Adriatico.
Le nuove regole varate da Bruxelles, applicate in bacini in cui insistono anche paesi e quindi operatori che non sono obbligati ad osservarle, generano di fatto una situazione di palese disparità competitiva.
Sono pertanto ad invitarLa a farsi garante nel sollecitare la Comunità Europea a dirimere questa contraddizione in essere promuovendo, all'interno di apposita conferenza dei Paesi del Mediterraneo, iniziative tese a favorire i nostri operatori della pesca prevedendo, così come accaduto per le quote latte, il fermo biologico accompagnato da misure di sostegno per fronteggiare i disagi degli operatori».
La Commissione europea, infatti, ha dettato nuove regole per la pesca nel Mediterraneo, ad esempio bisogna utilizzare reti con maglie più larghe che rendono impossibile la cattura dei calamaretti e dei rossetti essendo molto piccoli, e ha anche stabilito nuove distanze dalla costa (a non meno di 1,5 miglia per le reti gettate sotto costa, che diventano 0,3 per le draghe usate per la cattura dei bivalvi, come telline e cannolicchi che vivono e si riproducono a pochi metri dalla costa). Lo scopo dichiarato dall'Ue è quello di tutelare le specie a rischio e il nutrimento dei pesci adulti. Il Regolamento ha destato numerose perplessità soprattutto da parte dell'Italia, Paese per antonomasia dedito alla pesca.
È per questo che il Sindaco di Barletta, Nicola Maffei, ha indirizzato una lettera di sensibilizzazione sull'argomento, al Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Giancarlo Galan, al Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, Paolo De Castro ed al Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.
Di seguito riporto la lettera:
«Sig. Ministro, la nuova disciplina comunitaria che prevede l'allargamento della maglia delle reti utilizzate nella pesca a strascico e le nuove distanze dalla costa da rispettare nell'attività di pesca, adottata da Bruxelles con l'obiettivo di ridurre la pressione sugli stock ittici e favorire il passaggio a sistemi a minor impatto ambientale, ha provocato un aggravamento della nostra marineria già da anni in uno stato di forte sofferenza, creando di fatto i presupposti per far scomparire una categoria di operatori che costituisce il vanto dell'economia portuale dell'Adriatico.
Le nuove regole varate da Bruxelles, applicate in bacini in cui insistono anche paesi e quindi operatori che non sono obbligati ad osservarle, generano di fatto una situazione di palese disparità competitiva.
Sono pertanto ad invitarLa a farsi garante nel sollecitare la Comunità Europea a dirimere questa contraddizione in essere promuovendo, all'interno di apposita conferenza dei Paesi del Mediterraneo, iniziative tese a favorire i nostri operatori della pesca prevedendo, così come accaduto per le quote latte, il fermo biologico accompagnato da misure di sostegno per fronteggiare i disagi degli operatori».