Il sindaco Maffei alla presentazione di “20 sigarette”
Il film premiato alla 67ma mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Un punto di vista inedito su Nassiriya
venerdì 17 settembre 2010
Anche il Sindaco, ing. Nicola Maffei, ha partecipato ieri, nella Multisala Paolillo di Barletta, alla proiezione/presentazione di "20 sigarette", l'unico film italiano non in concorso premiato alla 67ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, ricevendo con voto unanime della giuria il Premio Controcampo.
Il film di Aureliano Amadei (un punto di vista inedito per raccontare la storia della strage di Nassiriya, l'uccisione di 19 italiani e diversi iracheni vittime di un attacco kamikaze) distribuito da Cinecittà Luce, è stato giudicato dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, «Un bellissimo film, molto vero, molto intenso, molto coinvolgente». Alla presentazione barlettana, organizzata dall'avv. Francesco Paolillo, presidente ANEC di Puglia e Basilicata (l'Associazione Nazionale Esercenti Cinema), sono intervenuti, insieme al primo cittadino ing. Nicola Maffei, il regista Aureliano Amadei; una dei protagonisti, l'attrice Carolina Crescentini; un superstite dell'attentato, il carabiniere biscegliese Antonio Altavilla. Moderatrice dell'incontro – dibattito la giornalista Floriana Tolve.
La trama: Aureliano Amadei è uno dei tanti ragazzi che sogna il cinema prima ancora di farne parte. Quando il cineasta Stefano Rolla gli propone il ruolo di assistente per un film, accetta la proposta per una missione in Iraq, dove trascorre poche ore, giusto il tempo di fumarsi un pacchetto di sigarette. Caso e sfortuna infatti decidono il suo destino: il 12 novembre 2003 si troverà vittima dell'attentato terroristico di Nassiriya. Rimarrà ferito ma abbastanza vivo da tornare in Italia per raccontare la sua storia e la verità. Dal fortissimo impatto visivo ed emotivo della scena centrale dell'attentato, che arriva sullo schermo come un cortocircuito, senza preavviso, con deflagrante veemenza audiovisiva si è catapultati sulla scena di guerra. L'opera prima di Amadei è un film iperrealista che non giudica, né prende posizioni politiche: racconta la guerra. Menzione obbligatoria per gli attori, da Vinicio Marchioni (Amadei nel film) a Carolina Crescentini, da Giorgio Colangeli ad Alberto Basaluzzo "perfetti" per misura e carattere. A Venezia il film ha ricevuto 14 minuti di applausi.
Sicuramente questo spunto di riflessione deve essere colto anche dal territorio pugliese perché sono spesso proprio i ragazzi del Sud (tra cui tantissimi barlettani), che, convinti di sopperire alla mancanza di opportunità di lavoro si arruolano ingrossando le fila dell'Esercito. "Eroi silenziosi" che decidono di regalare allo Stato la propria giovinezza e il proprio entusiasmo e che purtroppo si scontrano spesso con i pregiudizi dei malinformati pronti a scambiare i militari come assetati di guerra. Occorre invece manifestare profondo rispetto nei confronti di chi porta speranza e sicurezza oltre i nostri confini. Purtroppo oggi la pace è figlia di un lunghissimo percorso, talmente tortuoso, che a volte bisogna fare i conti con vittime il cui numero cresce paurosamente ogni giorno.
Aggiunge il Sindaco Maffei «Forti anche le grandi contraddizioni che emergono nel film: gioiosi bambini che giocano intorno a carcasse di auto distrutte o che inseguono le camionette militari si contrappongono alle strazianti scene di guerra; infermieri dell'ospedale che finalmente si sentono utili, perché l'accoglienza ai feriti dell'attentato non fa lesinare dotazioni e arredi, quasi per lenire il dolore o i danni subiti dai nostri militari e dallo stesso Aureliano; il cinismo e la speculazione di chi, forte della morte degli altri che non possono testimoniarlo, dichiara di essersi speso per salvare quante più vite possibili al fine di ricevere riconoscimenti o medaglie».
Infine, la motivazione che ha accompagnato la premiazione della pellicola: La densità del racconto ha il ritmo di una verità che, oltre ogni pregiudizio, diviene personale storia in cui si intersecano, con intelligenza e non senza qualche venatura di ironia, gli elementi dell'esercizio di libertà. Libertà dal proprio vissuto per inseguire un sogno, libertà dai propri pregiudizi per incontrare le persone, libertà dal proprio dolore per non indurre lo spettatore a sguardi prestabiliti.
Il film di Aureliano Amadei (un punto di vista inedito per raccontare la storia della strage di Nassiriya, l'uccisione di 19 italiani e diversi iracheni vittime di un attacco kamikaze) distribuito da Cinecittà Luce, è stato giudicato dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, «Un bellissimo film, molto vero, molto intenso, molto coinvolgente». Alla presentazione barlettana, organizzata dall'avv. Francesco Paolillo, presidente ANEC di Puglia e Basilicata (l'Associazione Nazionale Esercenti Cinema), sono intervenuti, insieme al primo cittadino ing. Nicola Maffei, il regista Aureliano Amadei; una dei protagonisti, l'attrice Carolina Crescentini; un superstite dell'attentato, il carabiniere biscegliese Antonio Altavilla. Moderatrice dell'incontro – dibattito la giornalista Floriana Tolve.
La trama: Aureliano Amadei è uno dei tanti ragazzi che sogna il cinema prima ancora di farne parte. Quando il cineasta Stefano Rolla gli propone il ruolo di assistente per un film, accetta la proposta per una missione in Iraq, dove trascorre poche ore, giusto il tempo di fumarsi un pacchetto di sigarette. Caso e sfortuna infatti decidono il suo destino: il 12 novembre 2003 si troverà vittima dell'attentato terroristico di Nassiriya. Rimarrà ferito ma abbastanza vivo da tornare in Italia per raccontare la sua storia e la verità. Dal fortissimo impatto visivo ed emotivo della scena centrale dell'attentato, che arriva sullo schermo come un cortocircuito, senza preavviso, con deflagrante veemenza audiovisiva si è catapultati sulla scena di guerra. L'opera prima di Amadei è un film iperrealista che non giudica, né prende posizioni politiche: racconta la guerra. Menzione obbligatoria per gli attori, da Vinicio Marchioni (Amadei nel film) a Carolina Crescentini, da Giorgio Colangeli ad Alberto Basaluzzo "perfetti" per misura e carattere. A Venezia il film ha ricevuto 14 minuti di applausi.
Sicuramente questo spunto di riflessione deve essere colto anche dal territorio pugliese perché sono spesso proprio i ragazzi del Sud (tra cui tantissimi barlettani), che, convinti di sopperire alla mancanza di opportunità di lavoro si arruolano ingrossando le fila dell'Esercito. "Eroi silenziosi" che decidono di regalare allo Stato la propria giovinezza e il proprio entusiasmo e che purtroppo si scontrano spesso con i pregiudizi dei malinformati pronti a scambiare i militari come assetati di guerra. Occorre invece manifestare profondo rispetto nei confronti di chi porta speranza e sicurezza oltre i nostri confini. Purtroppo oggi la pace è figlia di un lunghissimo percorso, talmente tortuoso, che a volte bisogna fare i conti con vittime il cui numero cresce paurosamente ogni giorno.
Aggiunge il Sindaco Maffei «Forti anche le grandi contraddizioni che emergono nel film: gioiosi bambini che giocano intorno a carcasse di auto distrutte o che inseguono le camionette militari si contrappongono alle strazianti scene di guerra; infermieri dell'ospedale che finalmente si sentono utili, perché l'accoglienza ai feriti dell'attentato non fa lesinare dotazioni e arredi, quasi per lenire il dolore o i danni subiti dai nostri militari e dallo stesso Aureliano; il cinismo e la speculazione di chi, forte della morte degli altri che non possono testimoniarlo, dichiara di essersi speso per salvare quante più vite possibili al fine di ricevere riconoscimenti o medaglie».
Infine, la motivazione che ha accompagnato la premiazione della pellicola: La densità del racconto ha il ritmo di una verità che, oltre ogni pregiudizio, diviene personale storia in cui si intersecano, con intelligenza e non senza qualche venatura di ironia, gli elementi dell'esercizio di libertà. Libertà dal proprio vissuto per inseguire un sogno, libertà dai propri pregiudizi per incontrare le persone, libertà dal proprio dolore per non indurre lo spettatore a sguardi prestabiliti.