Il prezzo di un voto: «A buon prezzo, si sa!»
La compravendita di voti a Barletta, ma c'é chi dice no. Bisogna dar voce ai nostri diritti e al nostro futuro
venerdì 13 maggio 2011
Pensando alle elezioni amministrative di questo maggio 2011 viene in mente, al primo impatto, una canzone che resta nella testa, come un ritornello fastidioso, per un bel po' di tempo. Come slogan di queste votazioni, infatti, calzerebbe a pennello la canzone di Renato Zero "Mi vendo". In particolare la parte che recita: "Io mi vendo, e già! A buon prezzo, si sa!".
Tra i 50 e gli 80 euro che, considerando l'arco di tempo di un anno sarebbero pari a circa 13-20 cent al giorno. Altro che "buon prezzo", una miseria se lo si paragona alla libertà di voto persa. Perché il voto di ognuno è importante, fondamentale. Una piccola goccia nell'oceano, piccola ma determinante. Ormai i cittadini barlettani (e non solo) sono ben consapevoli dell'esistenza del fenomeno della compravendita dei voti. Certo, un po' di confusione su chi votare è comprensibile visto che queste elezioni vedono in lizza numeri record: ben 11 candidati sindaci e 733 aspiranti al ruolo di consigliere comunale.
Di sicuro bisognerà pur adottare un criterio decisionale, ma scegliere di dare il proprio voto a chi "offre più soldi" non è un pensiero moralmente condivisibile. Chi utilizza questo criterio di voto? Soprattutto i giovani (non tutti fortunatamente, ci piace immaginare una minoranza. Non vorremmo generalizzare sui "commercianti" e "clienti").
Si "adescano" gli aspiranti rappresentanti di vista tramite messaggio sul cellulare, posta elettronica o su Facebook, il social network che ha cambiato il modo di socializzare, comunicare, adescare (in tutti i sensi) ed anche il modo di fare propaganda: sono i tag, infatti, la nuova "mania pubblicitaria".
Un bel modo per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia e la nostra Costituzione, l'atto politico di un popolo davvero unito. Con un vuoto della cosiddetta coscienza politica e civile: chi è l'italiano, in questo caso l'elettore? Forse solo uno sfrenato e vuoto individualista. O forse no, almeno non la maggioranza di essi. Almeno, si spera.
Ma c'è ancora chi crede in un vero e buon motivo per votare. Per fortuna!
A tal proposito la redazione di Barlettalife riporta la lettera inviataci gentilmente da un nostro lettore, Luigi Filannino, scritta da una sua amica.
Un motivo per votare...
Ciao voglio dirti una cosa, una cosa che i tuoi genitori, zii e nonni ti hanno insegnato tanto tempo fa, ma che il tempo ha annebbiato il ricordo. Voglio parlarti di quando si lottava per ribadire un principio e la lotta non puzzava di corruzione e inganni, non aveva interessi e secondi fini, ma era pulita come i panni delle nostre nonne, il cui biancore derivava solo dalla cenere e dal loro lavoro di gomito, era pulita come i giochi dei bambini capaci di trasformare tutto ciò che cadeva da un albero ed era calpestato dai grandi, in trottole, frustini per i loro immaginari cavalli, ventagli e chissà cos'altro.
Queste cose i figli di oggi l'hanno viste solo in fotografia, nessuno le ha raccontate, e come ogni foto il tempo l'ha sbiadita, e come ogni ricordo il tempo l'ha offuscata. Ma c'è stato un tempo in cui tanti uomini sono morti per proteggermi, sono morti per quello che oggi voi chiamate diritto di voto. Erano nostri zii e fratelli, e tutti erano fieri di quegli uomini. I nostri nonni hanno deciso di ricordarli nei libri di storia così da imprimere per sempre, nelle menti di ogni figlio, le loro gesta. E molti tra quelli che non sono morti hanno lottato tanto per farmi crescere, perché credevano in me. Io per loro non ero un peso e in me non vedevano una possibilità di guadagno, ma un' opportunità per la propria comunità. Ah quanto era bello a quel tempo quel nome: comunità. Dava di un pezzetto di pane al centro di un tavolo tra tanti figli, i quali erano consapevoli di dover dividere equamente il misero pasto e che la mamma bacchettava se qualcuno aveva solo immaginato di fare il furbetto.
Quindi ti imploro, ti prego, non scoraggiarti. Ribellati. Non accettare passivamente quello che ti si propone, non lasciarti corrompere per 30 monete. Ma ricorda i tuoi avi, degli sforzi che hanno fatto perché tu oggi sia così libero e degli insegnamenti che ti hanno dato. Ti hanno insegnato che i buoni principi, i buoni ideali sono stelle che nessun temporale spegne. Quest' anno è un anno importante, avrai la possibilità di contribuire pure tu alla mia crescita. Forse sarà tutto vano, forse non cambierà nulla. Non crederci non è vero, perché ancora una volta la rassegnazione è stata battuta, la speranza ha vinto e tu avrai ancora il diritto di lamentarti e lottare.
Io sono fatto della stessa materia dei sogni, ma folle è colui che mi immagina ad occhi aperti senza camminare verso di me, senza difendermi, proteggermi, istruirmi, formarmi e perché no anche sgridarmi.
Con amore,
Il tuo futuro.
Tra i 50 e gli 80 euro che, considerando l'arco di tempo di un anno sarebbero pari a circa 13-20 cent al giorno. Altro che "buon prezzo", una miseria se lo si paragona alla libertà di voto persa. Perché il voto di ognuno è importante, fondamentale. Una piccola goccia nell'oceano, piccola ma determinante. Ormai i cittadini barlettani (e non solo) sono ben consapevoli dell'esistenza del fenomeno della compravendita dei voti. Certo, un po' di confusione su chi votare è comprensibile visto che queste elezioni vedono in lizza numeri record: ben 11 candidati sindaci e 733 aspiranti al ruolo di consigliere comunale.
Di sicuro bisognerà pur adottare un criterio decisionale, ma scegliere di dare il proprio voto a chi "offre più soldi" non è un pensiero moralmente condivisibile. Chi utilizza questo criterio di voto? Soprattutto i giovani (non tutti fortunatamente, ci piace immaginare una minoranza. Non vorremmo generalizzare sui "commercianti" e "clienti").
Si "adescano" gli aspiranti rappresentanti di vista tramite messaggio sul cellulare, posta elettronica o su Facebook, il social network che ha cambiato il modo di socializzare, comunicare, adescare (in tutti i sensi) ed anche il modo di fare propaganda: sono i tag, infatti, la nuova "mania pubblicitaria".
Un bel modo per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia e la nostra Costituzione, l'atto politico di un popolo davvero unito. Con un vuoto della cosiddetta coscienza politica e civile: chi è l'italiano, in questo caso l'elettore? Forse solo uno sfrenato e vuoto individualista. O forse no, almeno non la maggioranza di essi. Almeno, si spera.
Ma c'è ancora chi crede in un vero e buon motivo per votare. Per fortuna!
A tal proposito la redazione di Barlettalife riporta la lettera inviataci gentilmente da un nostro lettore, Luigi Filannino, scritta da una sua amica.
Un motivo per votare...
Ciao voglio dirti una cosa, una cosa che i tuoi genitori, zii e nonni ti hanno insegnato tanto tempo fa, ma che il tempo ha annebbiato il ricordo. Voglio parlarti di quando si lottava per ribadire un principio e la lotta non puzzava di corruzione e inganni, non aveva interessi e secondi fini, ma era pulita come i panni delle nostre nonne, il cui biancore derivava solo dalla cenere e dal loro lavoro di gomito, era pulita come i giochi dei bambini capaci di trasformare tutto ciò che cadeva da un albero ed era calpestato dai grandi, in trottole, frustini per i loro immaginari cavalli, ventagli e chissà cos'altro.
Queste cose i figli di oggi l'hanno viste solo in fotografia, nessuno le ha raccontate, e come ogni foto il tempo l'ha sbiadita, e come ogni ricordo il tempo l'ha offuscata. Ma c'è stato un tempo in cui tanti uomini sono morti per proteggermi, sono morti per quello che oggi voi chiamate diritto di voto. Erano nostri zii e fratelli, e tutti erano fieri di quegli uomini. I nostri nonni hanno deciso di ricordarli nei libri di storia così da imprimere per sempre, nelle menti di ogni figlio, le loro gesta. E molti tra quelli che non sono morti hanno lottato tanto per farmi crescere, perché credevano in me. Io per loro non ero un peso e in me non vedevano una possibilità di guadagno, ma un' opportunità per la propria comunità. Ah quanto era bello a quel tempo quel nome: comunità. Dava di un pezzetto di pane al centro di un tavolo tra tanti figli, i quali erano consapevoli di dover dividere equamente il misero pasto e che la mamma bacchettava se qualcuno aveva solo immaginato di fare il furbetto.
Quindi ti imploro, ti prego, non scoraggiarti. Ribellati. Non accettare passivamente quello che ti si propone, non lasciarti corrompere per 30 monete. Ma ricorda i tuoi avi, degli sforzi che hanno fatto perché tu oggi sia così libero e degli insegnamenti che ti hanno dato. Ti hanno insegnato che i buoni principi, i buoni ideali sono stelle che nessun temporale spegne. Quest' anno è un anno importante, avrai la possibilità di contribuire pure tu alla mia crescita. Forse sarà tutto vano, forse non cambierà nulla. Non crederci non è vero, perché ancora una volta la rassegnazione è stata battuta, la speranza ha vinto e tu avrai ancora il diritto di lamentarti e lottare.
Io sono fatto della stessa materia dei sogni, ma folle è colui che mi immagina ad occhi aperti senza camminare verso di me, senza difendermi, proteggermi, istruirmi, formarmi e perché no anche sgridarmi.
Con amore,
Il tuo futuro.