Il mondo dello sport piange Pietro Mennea, il bianco che sembrava nero

Tanti gli sportivi che hanno commentato la ferale notizia. Toccanti gli interventi dei barlettani Domenico Ricatti e Giuseppe Dicorato

giovedì 21 marzo 2013 20.35
A cura di Enrico Gorgoglione
Non è pleonastico affermare che l'intero mondo dello sport in queste ore sta piangendo uno dei suoi pilastri. Pietro Mennea si è spento a Roma dopo una lunga lotta contro un male incurabile. A ricordare uno dei più grandi campioni italiani ci hanno pensato diversi sportivi italiani. Tra le prime testimonianze, riportiamo quelle di due atleti barlettani, Domenico Ricatti e Giuseppe Dicorato, che hanno avuto modo di conoscere da vicino Pietro Mennea, vero e proprio mito per l'atletica leggera barlettana.

Sentito e commosso il ricordo del maratoneta barlettano Domenico Ricatti: «E' una giornata assolata ma ventosa. Il post-allenamento non è stato proprio come pensavo. Una notizia raggelante mi ha raggiunto: Pietro Mennea è morto. Ho spento il telefono, mi sono seduto ai piedi del letto e lentamente il mio volto si è bagnato di lacrime. E' scomparso un ''Mito'', e' scomparso un ''Eroe'' del mio mondo. Ma le lacrime lasceranno il posto ad altre espressioni perchè il suo pensiero mi ha spinto ed il suo ricordo farà lo stesso».

Queste le parole di Giuseppe Dicorato: «Pietro Mennea per me è stato sempre un idolo, un campione a cui ispirarsi. Ho iniziato a fare atletica a 6 anni e mi rispecchiavo molto in lui anche fisicamente perchè ero magrolino ma affascinato dalla velocità dominata dagli americani tutt'altro che poco muscolosi. Ero attratto dalla sua storia, un campione non talento, forte mentalmente, che aveva come unico mezzo a disposizione l'allenamento e lo ha sfruttato fino all'osso! Ha raggiunto i suoi obiettivi con caparbietà, con la volontà che andava oltre il sacrificio. Lui sapeva dove voleva arrivare e ci è ruscito, ha coronato il sogno più grande che un atleta possa mai desiderare. La prima volta che l'ho incontrato, a Barletta, è stata per me una grossa emozione e conservo gelosamente l'autografo con dedica che mi ha concesso sulla prima pagina del suo libro "L'Europa e lo Sport". Oggi sono triste e piango lacrime amare perchè i miti te li immagini immortali! Sicuramente ora lascerà un vuoto incolmabile ed il mio auspicio è quello che la sua storia possa essere un riferimento, uno stimolo per i giovanissimi che forse non sanno realmente quanto grande sia stato. Dobbiamo raccontare in lungo e in largo Pietro Mennea perchè 19"72 durino per sempre, perchè è una leggenda, perchè Barletta sarà sempre in debito con lui...la freccia del sud».

Tra le prime reazioni alla scomparsa della "Freccia del sud" spicca quella del nuovo Presidente del Coni Giovanni Malagò: «Penso che sia una perdita incolmabile, dobbiamo fare di tutto da oggi in poi per ricordare un grande uomo ed un atleta speciale. Un uomo con un fisico apparentemente normale, non da super uomo, è riuscito in imprese che hanno fatto la storia dello sport. Al di là del mio ruolo sono molto triste, la situazione negli ultimi giorni la conoscevo, anche se c'è stata una riservatezza assoluta come era nello stile della persona. La mia generazione, così come quella prima e quella dopo è cresciuta, a prescindere dal mito calcistico e di atleti di grandi sport di squadra, con il mito di Pietro Mennea. Mi dicono che solo due volte nella storia del Coni è stata fatta qui la camera ardente, non so se sono poche o tante, so che è sacrosanto per Pietro Mennea».

Questo il cordoglio del presidente del Cio, Jacques Rogge, inviato al presidente del Coni Malagò: « E' stato atleta prestigioso e anche dirigente di valore, Pietro Mennea lascia un grande vuoto nel movimento olimpico».

Al cordoglio di Rogge su unisce anche Mario Pescante, membro del Cio ad ex presidente del Coni: « Si tratta di uno dei più grandi atleti della storia dello sport italiano e mondiale. Sono legato a Pietro Mennea dal ricordo di Mosca dove venne con il piccolo lottatore Maenza a smaltire una forma di ansia che lo aveva preso. L'ho avuto addirittura come collaboratore di segreteria, poi ha fatto quello che ha fatto. Credo che quella vittoria rappresenti la sintesi della personalità dell'uomo prima che dell'atleta: difficoltà interiori superate combattendo con se stesso e poi esplodendo sul campo. Credo che sia uno degli ultimi 'visi pallidi' che si sono visti affermare nelle gare di velocità e poi da lì è cambiata la storia del velocismo. Sono rimasto traumatizzato, sia per l'etá, sia perchè era un atleta in tutti i sensi»


Profondamente scosso l'intero mondo dell'Atletica leggera, sia quella internazionale che quella nazionale. Questa la nota della IAAF (Federazione Atletica Internazionale): «È con grande tristezza che la Iaaf ha ricevuto oggi la notizia che la leggenda Pietro Mennea, il velocista italiano, è morto questa mattina in un ospedale di Roma dopo una lunga battaglia con la malattia. La Iaaf piange la sua perdita e porge le condoglianze più profonde e sincere alla sua famiglia e agli amici». Molto toccante anche la nota della Fidal (Federazione Atletica Italiana): «L'atletica italiana, nel pieno di una profonda commozione, esprime pubblicamente il proprio cordoglio, per la morte di uno degli uomini che più hanno saputo onorarla, raggiungendo successi sportivi, vette di popolarità ed ammirazione in tutto il mondo, come pochi altri nella storia dello sport italiano. Sintetizzare in poche righe cosa abbia significato per lo sport italiano la favola della 'Freccia del sud' è impossibile. In questo momento, prevale il dolore, la commozione. L'atletica piange uno dei suoi figli prediletti».

Interviene a Radio Sportiva anche Alfio Giomi, presidente della Fidal, che ricorda con affetto Pietro: «E' sempre stato veloce, e veloce se ne è andato. Con la forza della mente e delle gambe sconfiggeva gente magari non pulita come lui all'epoca. Forse non stava simpatico a tutti, ma era una grande persona davvero. Mennea era un personaggio dello sport italiano, non solo dell'atletica, vorrei che il suo ricordo e pensiero a lui rivolto, andasse oltre perchè questo si merita Pietro».

Davvero commosso il ricordo di Allan Wells, rivale di Pietro Mennea alle Olimpiadi di Mosca, vinte dal barlettano per appena 2 centesimi: «Sono molto triste, e' stato il mio più grande rivale. E' un giorno molto triste, non mi aspettavo questa notizia. Mi consola sapere che verrà sempre ricordato come un grande atleta, tra i migliori della sua generazione. E' stato un grande campione di cui l'Italia deve andare orgogliosa. E' stato senza dubbio il mio più grande rivale, con la sua morte se ne va via una parte di me».

Sono Maurizio Damilano – compagno di stanza di Mennea alle Olimpiadi di Mosca del 1980 - e Franco Arese – capitano della squadra di Atletica a Mosca - a ricordarci Pietro nella maniera più genuina: «Viene a mancare uno dei più grandi riferimenti nella storia dell'atletica, un atleta e un uomo che ha saputo dare una svolta al nostro mondo. Sono sconvolto. Con Pietro – confessa Damilano - ci siamo sentiti poco prima delle feste di Natale, non sapevo che fosse malato e non ha lasciato trapelare nulla della sua salute nella nostra conversazione. Abbiamo condiviso tanti momenti sportivi e non, abbiamo mantenuto un ottimo rapporto anche dopo la fine della carriera sportiva e ci frequentavamo».«Io ero capitano in quella squadra in cui lui era uno dei protagonisti. Non ci vedevamo spesso, ma quando succedeva ci manifestavamo sempre grande stima reciproca. Penso – continua Arese – che sia una perdita non solo per l'atletica italiana ma per tutto lo sport italiano. La sua voglia di arrivare, la sua serietà, il suo agonismo, non hanno avuto eguali. Ci lascia questi valori, è stato un grande atleta e un grande uomo. Lo ricordo con affetto e stima».

Anche Gabriella Dorio, oro nei 1500 a Los Angeles 1984 e per anni compagna di Nazionale, ricorda l'amico Pietro Mennea dalle colonne di Italpress: « Lui era pane e atletica, viveva per questo sport, i risultati ottenuti li ha voluti con tutto se stesso. E' stato un colpo di fulmine la notizia per me, non sapevo stesso male. Il ricordo di Pietro è legato a quelli tra i più belli della Nazionale, abbiamo vissuto gli anni migliori della Nazionale assieme».

Gianfranco Ravà, presidente della Federazione Italiana Cronometristi (Ficr) ha vissuto con parenti e amici intimi di Mennea le ultime ore della Freccia del Sud: «Lo sport perde un 'mito' ma anche una persona che spiccava pure per la sua grande sincerità e semplicità. Ci conoscevamo da 25 anni, gli ho preso anche tempi da record come il primato mondiale sui 200 metri a livello del mare di 19"96 stabilito nella sua Barletta nel 1980. E poi, essendo entrambi avvocati, ci frequentavamo pure nelle aule giudiziarie. Ha vissuto da campione anche la sua malattia, senza comunicarla a nessuno e con serenità sino alla fine».

Pietro Mennea era innanzitutto un esempio per tutti, come testimoniano le parole del velocista italiano Simone Collio, raccolte da Adnkronos: «Non ci posso credere, non sapevo nulla della sua malattia, l'ho sentito circa un mese fa al telefono e non riesco a rendermi conto che non ci sia più. Mennea è stato un grande esempio per me. Certo non eravamo amici, ma ci incontravamo spesso alle gare e ci confrontavamo, da lui c'era solo da imparare. Sono veramente senza parole. Tristissimo»

Ancora scioccata Sara Simeoni, oro a Mosca 1980 nel salto in alto e compagna di tante avventure sportive di Pietro Mennea: « Se n'è andato un pezzo della mia vita. E' un momento di tristezza incredibile, per me che ho vissuto anni bellissimi insieme a Pietro allenandoci fianco a fianco, sopportando gli allenamenti insieme. Ci facevamo coraggio. Erano anni in cui non avevi la possibilità di avere riferimenti o qualcuno che ti potesse dare consigli. L'atletica in quegli anni era un fai da te, ci siamo costruiti con il nostro carattere e il nostro modo di fare ed abbiamo fatto risultati importanti».

Questo il ricordo di un altro grande dell'atletica leggera italiana, Livio Berruti: «'Mennea è stato un inno alla resistenza, alla tenacia e alla sofferenza. All'atletica italiana manca questa grande voglia di emergere e di mettersi in luce. Tra noi c'è stato un rapporto molto dialettico per lui l'atletica era un lavoro, io lo facevo per divertirmi; lui era pragmatico, io idealista. Il nostro è stato uno scontro, come tra Platone e Aristotele».

A poche ore dall'amichevole Italia-Brasile, il ricordo di Pietro Mennea viene sottolineato dalle parole del Commissario Tecnico Cesare Prandelli e da due pietre miliari del calcio, Alessandro Del Piero e Gianluigi Buffon. Questo il ricordo di Prandelli: «Un simbolo italiano nel mondo, e non solo dello sport, ma della volontà, del riscatto che nasce dal "Sud che tutti noi italiani abbiamo dentro. Il mio ricordo di Mennea, che non ho mai avuto il piacere di conoscere è il terzo posto alle Olimpiadi del '72 Tutto nacque da lì, un bianco, italiano, del Sud, che sfidava i neri della velocità, o i grandi dell'est come Borzov. Aveva una determinazione e una volontà fortissime, il dna italiano. Di tutti noi che ci portiamo dentro il nostro sud».

Il ricordo di Del Piero e Buffon viaggia sulle pagine di Twitter: « Quante volte da piccoli abbiamo detto: "Corro veloce come Mennea?". Addio a un grande campione ». «Oggi Pietro Mennea ci ha lasciato. Un uomo che ha portato il tricolore a sventolar alto in tutto il mondo. Indimenticabile per tutti noi sarà quel 19.72 di Città del Messico. Alla sua famiglia vanno le miei più sentite condoglianze».

Altri campioni dello sport nazionale, come il maratoneta Stefano Baldini, i canottieri Giuseppe Abbagnale e Josefa Idem, il pugile Oliva, la nuotatrice Novella Calligaris, il canoista Antonio Rossi e la schermitrice Valentina Vezzali hanno speso parole di cordoglio per Pietro Mennea, un grande campione che lascia un grande vuoto nel mondo dello sport italiano.