Il mito di Ulisse nel nuovo libro di Valerio Massimo Manfredi
Presentato a Barletta “Il mio nome è Nessuno”. Lo scrittore archeologo racconta un suo mito
mercoledì 9 gennaio 2013
Ulisse, Odisseo, Nessuno: sono tanti i nomi con cui questo grande eroe del passato è rimasto immortale nella storia. Esaltato per il suo ingegno, per la sua astuzia e per le sue arti da guerriero, Ulisse è il prototipo del pensatore moderno, che attraversa la storia per dimostrarci che a volte l'intelligenza è un'arma ancor più potente della spada. Ulisse è anche il protagonista dell'ultimo libro di Valerio Massimo Manfredi dal titolo "Il mio nome è Nessuno", presentato a Barletta ieri sera in un incontro promosso dal Centro Studi "Barletta in rosa" presso il Circolo Unione.
Come mai proprio Ulisse? «E' il mio eroe, l'ho amato sin dalla prima volta che l'ho studiato» racconta Valerio Massimo Manfredi alla folta platea del Circolo Unione, ai tanti appassionati e ai numerosissimi studenti di molte scuole di Barletta. «Dopo l'esame di letteratura greca all'università, con un amico facemmo un viaggio in Grecia e lì fui colpito da un'emozione nuova, violenta». Dopo "Le Idi di marzo", "Otel Bruni" e la trilogia di "Alèxandros", lo scrittore archeologo parte con una nuova serie dedicata all'eroe acheo, di cui "Il mio nome è Nessuno" rappresenta il primo episodio. Una viaggio letterario fra ricostruzione storica e narrativa romanzesca, secondo la formula inaugurata da Manfredi e di ampio successo tra il pubblico italiano.
«Il protagonista del mio libro è Ulisse, la stessa persona che troviamo nell'Iliade e nell'Odissea. Le fonti di questo lavoro sono tutti i poemi del ciclo troiano, e non solo i due poemi omerici: anche i "Nostoi" (che narravano il ritorno dei greci in patria dopo la distruzione di Troia), la "Iliupersis" (il sacco di Troia) e molti altri poemi di cui abbiamo quasi completamente perduto traccia». Gran parte di quelle storie smarrite fra le sabbie del tempo sono state tramandate a noi grazie ai grandi poeti di epoche successive, come i tragici del V secolo, Virgilio e lo stesso Omero, che nei suoi poemi cita anche l'Etiopide.
Dalla storia al nostro presente, perché la riflessione sul mito è anche riflessione sul mondo moderno. «Per gli antichi il mito non erano solo racconti, ma era la radice storica di tutto: chi ne era fuori, non era nessuno». Così molto spesso sovrani o guerrieri corrompevano gli aedi (i cantori del mito ancor prima che fosse tramandato in scrittura) per convincerli ad inserire deviazioni dalla vera storia, con l'aggiunta di nuovi eroi o di nuovi episodi, in modo tale che quei sovrani potessero accampare diritti di eredità o di conquista in virtù di quei racconti che legittimavano il loro potere. Forse che ai giorni nostri cose del genere non succedano, fra i potenti del nostro tempo? Dalla storia si può sempre imparare per guardare con occhio più critico al presente. Ancora meglio se questo si può fare attraverso la lettura di un buon romanzo.
Come mai proprio Ulisse? «E' il mio eroe, l'ho amato sin dalla prima volta che l'ho studiato» racconta Valerio Massimo Manfredi alla folta platea del Circolo Unione, ai tanti appassionati e ai numerosissimi studenti di molte scuole di Barletta. «Dopo l'esame di letteratura greca all'università, con un amico facemmo un viaggio in Grecia e lì fui colpito da un'emozione nuova, violenta». Dopo "Le Idi di marzo", "Otel Bruni" e la trilogia di "Alèxandros", lo scrittore archeologo parte con una nuova serie dedicata all'eroe acheo, di cui "Il mio nome è Nessuno" rappresenta il primo episodio. Una viaggio letterario fra ricostruzione storica e narrativa romanzesca, secondo la formula inaugurata da Manfredi e di ampio successo tra il pubblico italiano.
«Il protagonista del mio libro è Ulisse, la stessa persona che troviamo nell'Iliade e nell'Odissea. Le fonti di questo lavoro sono tutti i poemi del ciclo troiano, e non solo i due poemi omerici: anche i "Nostoi" (che narravano il ritorno dei greci in patria dopo la distruzione di Troia), la "Iliupersis" (il sacco di Troia) e molti altri poemi di cui abbiamo quasi completamente perduto traccia». Gran parte di quelle storie smarrite fra le sabbie del tempo sono state tramandate a noi grazie ai grandi poeti di epoche successive, come i tragici del V secolo, Virgilio e lo stesso Omero, che nei suoi poemi cita anche l'Etiopide.
Dalla storia al nostro presente, perché la riflessione sul mito è anche riflessione sul mondo moderno. «Per gli antichi il mito non erano solo racconti, ma era la radice storica di tutto: chi ne era fuori, non era nessuno». Così molto spesso sovrani o guerrieri corrompevano gli aedi (i cantori del mito ancor prima che fosse tramandato in scrittura) per convincerli ad inserire deviazioni dalla vera storia, con l'aggiunta di nuovi eroi o di nuovi episodi, in modo tale che quei sovrani potessero accampare diritti di eredità o di conquista in virtù di quei racconti che legittimavano il loro potere. Forse che ai giorni nostri cose del genere non succedano, fra i potenti del nostro tempo? Dalla storia si può sempre imparare per guardare con occhio più critico al presente. Ancora meglio se questo si può fare attraverso la lettura di un buon romanzo.