Il ministro Orlando: «Francesco Di Cataldo è nella storia democratica d'Italia»
La vicenda del maresciallo barlettano dagli anni di piombo all'oggi
giovedì 26 ottobre 2017
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E' anche il filo del dovere a rendere l'Italia una e indivisibile. E' stata "vittima del dovere" Francesco Di Cataldo, che in giovane età aveva lasciato Barletta, assassinato dalle Brigate Rosse quarant'anni fa mentre si recava al suo quotidiano impegno di vice Comandante del carcere di San Vittore. "La vicenda umana di Di Cataldo è entrata a far parte della storia democratica del nostro Paese", come ha tenuto a sottolineare il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, sia nel messaggio inviato alla direttrice della Casa Circondariale di Milano, che oggi è stata dedicata al sacrificio del servitore dello Stato, sia al sindaco di Barletta, la città d'origine della medaglia d'oro al Valor militare.
E' una lezione che la storia degli anni di piombo consegna all'oggi: "L'attentato di cui è stato vittima Di Cataldo - ha scritto il Ministro Orlando - ci ricorda come lo Stato sia riuscito a sconfiggere le trame eversive grazie ai servitori dello Stato che hanno sacrificato la loro vita e che dobbiamo continuare a ricordare e proporre come esempio, soprattutto alle giovani generazioni. Se l'Italia ha superato gli anni bui del terrorismo e dello stragismo e ancora oggi può organizzare un efficace contrasto nei confronti dei poteri mafiosi e malavitosi, è perché generazioni di agenti penitenziari, di tutte le forze dell'ordine e dei magistrati, hanno operato con determinazione e fermezza affinché in Italia siano preservati i valori fondanti della nostra Costituzione".
Un momento particolarmente sentito è stato quello in cui il nipote di Di Cataldo, che ne porta il nome, ha dedicato alla "scoperta" dei valori che il nonno aveva coltivato nella sua attività tra i carcerati. Anche questi valori, che animano la convivenza civile e il senso della giustizia, i terroristi avevano inteso colpire. Ma sono riusciti ad affermarsi attraverso il complesso impegno riformatore del sistema carcerario, su cui hanno particolarmente insistito gli interventi nel corso della cerimonia di intitolazione del carcere di San Vittore da parte dei figli di Di Cataldo, Alberto e Paola, del Sottosegretario di Stato alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri, del Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, Presidente Santi Consolo, del Provveditore Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria della Lombardia, Luigi Pagano, del Direttore della Casa Circondariale di Milano, Gloria Manzelli e del Comandante di Reparto della Polizia Penitenziaria dell'Istituto milanese, Commissario Coordinatore Manuela Federico, alla presenza della delegazione dell'Amministrazione comunale di Barletta guidata dal sindaco Pasquale Cascella, con il consigliere comunale Sabino Di Cataldo, nipote del Maresciallo.
"E' importante - ha affermato il sindaco Cascella - che nella manifestazione nel carcere di San Vittore siano state riconosciute le origini meridionali di Francesco Di Cataldo, rinsaldando con il suo nome il legame tra le città di Barletta e di Milano che hanno condiviso pagine storiche dei valori costituenti dell'unità d'Italia. Alla memoria non può che fare seguito l'impegno a cogliere fino in fondo il senso del dovere nei confronti delle nostre comunità".
E' una lezione che la storia degli anni di piombo consegna all'oggi: "L'attentato di cui è stato vittima Di Cataldo - ha scritto il Ministro Orlando - ci ricorda come lo Stato sia riuscito a sconfiggere le trame eversive grazie ai servitori dello Stato che hanno sacrificato la loro vita e che dobbiamo continuare a ricordare e proporre come esempio, soprattutto alle giovani generazioni. Se l'Italia ha superato gli anni bui del terrorismo e dello stragismo e ancora oggi può organizzare un efficace contrasto nei confronti dei poteri mafiosi e malavitosi, è perché generazioni di agenti penitenziari, di tutte le forze dell'ordine e dei magistrati, hanno operato con determinazione e fermezza affinché in Italia siano preservati i valori fondanti della nostra Costituzione".
Un momento particolarmente sentito è stato quello in cui il nipote di Di Cataldo, che ne porta il nome, ha dedicato alla "scoperta" dei valori che il nonno aveva coltivato nella sua attività tra i carcerati. Anche questi valori, che animano la convivenza civile e il senso della giustizia, i terroristi avevano inteso colpire. Ma sono riusciti ad affermarsi attraverso il complesso impegno riformatore del sistema carcerario, su cui hanno particolarmente insistito gli interventi nel corso della cerimonia di intitolazione del carcere di San Vittore da parte dei figli di Di Cataldo, Alberto e Paola, del Sottosegretario di Stato alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri, del Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, Presidente Santi Consolo, del Provveditore Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria della Lombardia, Luigi Pagano, del Direttore della Casa Circondariale di Milano, Gloria Manzelli e del Comandante di Reparto della Polizia Penitenziaria dell'Istituto milanese, Commissario Coordinatore Manuela Federico, alla presenza della delegazione dell'Amministrazione comunale di Barletta guidata dal sindaco Pasquale Cascella, con il consigliere comunale Sabino Di Cataldo, nipote del Maresciallo.
"E' importante - ha affermato il sindaco Cascella - che nella manifestazione nel carcere di San Vittore siano state riconosciute le origini meridionali di Francesco Di Cataldo, rinsaldando con il suo nome il legame tra le città di Barletta e di Milano che hanno condiviso pagine storiche dei valori costituenti dell'unità d'Italia. Alla memoria non può che fare seguito l'impegno a cogliere fino in fondo il senso del dovere nei confronti delle nostre comunità".