Il Governo taglia fondi alla cultura, Mastromauro (Pd) protesta
In difficoltà anche cinema e fondazioni liriche e sinfoniche. «Mi attiverò per chiedere ai Ministri competenti di fare chiarezza»
mercoledì 3 novembre 2010
«L'indicatore più saliente e valido di civiltà e preparazione di un Paese è rappresentato dalla capacità del Paese stesso di fare cultura nel senso di promuovere peculiarità artistiche e architettoniche, tradizioni letterarie e filosofiche, appuntamenti folkloristici e gastronomici, valorizzare capacità cinematografiche e turistiche. Attuata questa premessa tocca nuovamente dire, anche per questo settore, la cultura, che l'Italia perde terreno e presto si ritroverà a perdere anche le invidiate e preziosissime potenzialità storico-culturali». È netta la posizione dell'onorevole del Partito democratico, Margherita Mastromauro, in merito ai notevoli tagli effettuati di comune accordo dai Ministeri delle finanze e dei beni e le attività culturali nel campo della cultura.
Notizia di oggi è il taglio del 53% alla Società Dante Alighieri fondata 131 anni fa dallo scrittore e poeta Giosué Carducci e che oggi opera in ben 77 Paesi con più di 205 mila soci nel campo della promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo. Il Ministero delle Finanze ha portato la cifra da spendere per tutto il 2011 sotto la soglia della sussistenza: solo 600 mila euro. Il paragone con società analoghe in Europa è avvilente: il British Council ottiene un finanziamento pubblico di 220 milioni di euro, il Goethe Institut 218, il Cervantes 90, il Camoes 13 e Alliance Française 10,6. La Società Dante, dal 2011, dovrà pagare gli stipendi a quindici dipendenti e contemporaneamente promuovere culturale letteraria e cinematografica con 600 mila euro complessivi.
«Anche il cinema italiano, conosciuto in tutto il mondo e che vive ora momenti di difficoltà, ha subìto un drastico ridimensionamento dei fondi. Gli attori italiani protestano quotidianamente contro i tagli al fondo unico per lo spettacolo e la loro voce resta inascoltata dal Ministro Bondi. Anzi, c'è chi li attacca come il Ministro Brunetta che ha definito alcuni di loro come dei parassiti. Situazione analoga per fondazioni liriche e sinfoniche. Questo è un governo che molto spesso si riempie la bocca di discorsi che parlano di radici, appartenenza, storia, tradizioni ma all'atto pratico l'atteggiamento nei confronti di un settore di rilevante e strategica importanza non è all'altezza di un Paese come il nostro» aggiunge la deputata democratica.
«Mi attiverò per chiedere ai Ministri competenti di fare chiarezza su questa situazione di motivare queste scelte incresciose: la lingua italiana rischia di scomparire e cosa si fa per arginare questo fenomeno? Tagliando i fondi a chi la promuove».
Notizia di oggi è il taglio del 53% alla Società Dante Alighieri fondata 131 anni fa dallo scrittore e poeta Giosué Carducci e che oggi opera in ben 77 Paesi con più di 205 mila soci nel campo della promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo. Il Ministero delle Finanze ha portato la cifra da spendere per tutto il 2011 sotto la soglia della sussistenza: solo 600 mila euro. Il paragone con società analoghe in Europa è avvilente: il British Council ottiene un finanziamento pubblico di 220 milioni di euro, il Goethe Institut 218, il Cervantes 90, il Camoes 13 e Alliance Française 10,6. La Società Dante, dal 2011, dovrà pagare gli stipendi a quindici dipendenti e contemporaneamente promuovere culturale letteraria e cinematografica con 600 mila euro complessivi.
«Anche il cinema italiano, conosciuto in tutto il mondo e che vive ora momenti di difficoltà, ha subìto un drastico ridimensionamento dei fondi. Gli attori italiani protestano quotidianamente contro i tagli al fondo unico per lo spettacolo e la loro voce resta inascoltata dal Ministro Bondi. Anzi, c'è chi li attacca come il Ministro Brunetta che ha definito alcuni di loro come dei parassiti. Situazione analoga per fondazioni liriche e sinfoniche. Questo è un governo che molto spesso si riempie la bocca di discorsi che parlano di radici, appartenenza, storia, tradizioni ma all'atto pratico l'atteggiamento nei confronti di un settore di rilevante e strategica importanza non è all'altezza di un Paese come il nostro» aggiunge la deputata democratica.
«Mi attiverò per chiedere ai Ministri competenti di fare chiarezza su questa situazione di motivare queste scelte incresciose: la lingua italiana rischia di scomparire e cosa si fa per arginare questo fenomeno? Tagliando i fondi a chi la promuove».