Il giudice Messina risponde alle domande della piccola comunità
Si è discusso dei fenomeni criminali più diffusi nel nord barese. A cura del movimento ‘Rete giustizia e pace’
lunedì 15 agosto 2011
10.09
«Siamo pochi, ci incontriamo alla Caritas cittadina. Siamo un movimento piccolo e cerchiamo di fare ogni giorno cittadinanza attiva, laica». Si apre così l'incontro organizzato ieri con il giudice del tribunale di Trani Francesco Messina, moderato dal movimento 'Rete giustizia e pace' al quale fanno parte numerosi ragazzi provenienti dalle diverse parrocchie cittadine.
«Il nome Rete giustizia e pace - dichiara Daniele Dagostino, coordinatore della Rete - è tratto da un'idea del nostro amico prematuramente scomparso Antonio Dargenio. Un ragazzo, appartenete alla gioventù francescana, sempre in prima linea nel fornire aiuto per quanto possibile ai più deboli. Il gruppo nasce dunque dalla volontà di alcuni giovani cattolici d'impegnarsi su questioni etiche quali lavoro, disabilità, emarginazione, ambiente e le-ga-li-tà! Ci si pone come obiettivo quello di sensibilizzare le persone a denunciare e combattere, con spirito evangelico, tutte le cause di ingiustizia sociale nel nostro territorio. La rete è patrocinata dalla Caritas cittadina e dalla Commissione diocesana per la Cultura e le Comunicazioni Sociali, e dalla Sala della Comunità di S. Antonio».
I giovani hanno preparato una serie di domande da porre al giudice Messina, sempre attento alle tematiche sulla legalità e sulla volontà di discutere delle varie forme di ingiustizia territoriali. Sono stati tre i punti cardine della serata, si è parlato infatti dello stato della crisi delle istituzioni, della tipologia dei fenomeni criminali più diffusi e dell'esperienza del giudice con Don Lorenzo Milani.
Messina stesso ha spiegato che le comunità di quartiere aiutano all'innalzamento del livello culturale di ogni cittadino. Lui fa il magistrato. Durante i suoi studi altra gente ha fatto i lavori più umili per guadagnarsi da vivere e di conseguenza non ha potuto innalzare il proprio livello culturale. Ecco che le piccole comunità aiutano a far si che avvenga uno "scambio di conoscenze".
«Il nome Rete giustizia e pace - dichiara Daniele Dagostino, coordinatore della Rete - è tratto da un'idea del nostro amico prematuramente scomparso Antonio Dargenio. Un ragazzo, appartenete alla gioventù francescana, sempre in prima linea nel fornire aiuto per quanto possibile ai più deboli. Il gruppo nasce dunque dalla volontà di alcuni giovani cattolici d'impegnarsi su questioni etiche quali lavoro, disabilità, emarginazione, ambiente e le-ga-li-tà! Ci si pone come obiettivo quello di sensibilizzare le persone a denunciare e combattere, con spirito evangelico, tutte le cause di ingiustizia sociale nel nostro territorio. La rete è patrocinata dalla Caritas cittadina e dalla Commissione diocesana per la Cultura e le Comunicazioni Sociali, e dalla Sala della Comunità di S. Antonio».
I giovani hanno preparato una serie di domande da porre al giudice Messina, sempre attento alle tematiche sulla legalità e sulla volontà di discutere delle varie forme di ingiustizia territoriali. Sono stati tre i punti cardine della serata, si è parlato infatti dello stato della crisi delle istituzioni, della tipologia dei fenomeni criminali più diffusi e dell'esperienza del giudice con Don Lorenzo Milani.
Messina stesso ha spiegato che le comunità di quartiere aiutano all'innalzamento del livello culturale di ogni cittadino. Lui fa il magistrato. Durante i suoi studi altra gente ha fatto i lavori più umili per guadagnarsi da vivere e di conseguenza non ha potuto innalzare il proprio livello culturale. Ecco che le piccole comunità aiutano a far si che avvenga uno "scambio di conoscenze".