Il giro del mondo alla conquista dell’ultima musica
Restituito all'Umanità un tesoro di incalcolabile valore
lunedì 7 novembre 2016
Il film sulla vita e le ricerche compiute dal pianista Francesco Lotoro sarà proiettato in prima assoluta al prestigioso Festival del cinema ebraico di Londra. A Barletta nasce il Polo nazionale della musica ebraica patrocinato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
"A Barletta, piccola città del sud Italia, un eroe calmo ma determinato ha riportato in vita tutta la storia della musica dimenticata"; con queste parole lo International Jewish Film Festival di Londra annuncia la proiezione in prima assoluta del film The Maestro – in search of the Last Music domenica 20 novembre alle ore 17 presso l'Odeon Swiss Cottage della capitale britannica. Barletta sarà probabilmente una "piccola città del sud Italia" (come scrivono a Londra) se comparata alle grandi metropoli del mondo; ma è a Barletta che circa 30 anni fa è stato concepito uno dei sogni più temerari e lucidamente folli della Storia della Musica ossia recuperare, archiviare, registrare, pubblicare, promuovere tutta la musica prodotta in tutti i Campi di concentramento dal 1933 (apertura del primo Lager) al 1953 (chiusura dell'ultimo Gulag per prigionieri di guerra).
Chi ha concepito questa lucida follia è il pianista barlettano Francesco Lotoro che dal 1989 ha intrapreso il giro del mondo al fine di recuperare la vita laddove c'era la morte, salvare i frutti dell'ingegno umano dove non è stato possibile salvare l'esistenza, restituire all'Umanità un tesoro di incalcolabile valore fatto di migliaia e migliaia di opere musicali seppellite da un oblio di 70 anni.
Da Rio de Janeiro alla ricerca degli ultimi musicisti ebrei sopravvissuti di Pashnitz sino a Bangkok e nei più sperduti villaggi della foresta thailandese alla ricerca degli ultimi indigeni che ancora ricordano i canti dei lavori forzati della Death Railway; da Los Angeles per incontrare la cantante nippo–statunitense Mary Nomura detta l'usignolo di Manzanar (dopo Pearl Harbor i giapponesi furono internati in pieno deserto californiano) a Parigi per incontrare l'ebrea ultracentenaria Wally Karveno e farsi consegnare il suo Concertino per pianoforte e orchestra da camera scritto in cattività a Gurs.
Oggi questa storia di una immane lotta contro il tempo è un film o meglio un docufilm realizzato dal regista franco–argentino Alexandre Valenti; trattasi di una coproduzione franco–italiana (France 2, France 5, Les Bon Clients, DocLab, Intergea, RAI, Istituto Luce) per la quale Lotoro negli ultimi 2 anni ha viaggiato con Valenti e la troupe cinematografica toccando 15 Paesi di tutti i continenti alla ricerca dell'ultimo musicista sopravvissuto, dell'ultima musica scritta in deportazione. The Maestro ha ricevuto l'alto patronato dell'UNESCO e, dopo Londra, sarà presentato presso numerosi festival (il docufilm, della durata di 75 minuti in alta definizione, è stato realizzato in versione cinematografica e televisiva più una versione di 52 minuti realizzata per France 5); la proiezione in Italia è prevista nel gennaio 2017.
Il regista del film Alexandre Valenti (argentino figlio di oriundi siciliani emigrati a Rosario, fuggito dalla sua terra a causa del golpe militare del 1976, riparato in Brasile e infine in Francia) è stato autore di celebri documentari (da Amazzonia ultima frontiera al documentario sui desaparecidos argentini premiato a Berlino sino al recente docufilm sulla sicurezza delle grandi holding internazionali) ma considera il film sulle ricerche di Lotoro il più importante e coinvolgente da lui girato, sia umanamente che professionalmente; Valenti ha talmente sposato la causa del pianista barlettano che sta già progettando un sequel del documentario. Docente di pianoforte presso il Conservatorio U. Giordano di Foggia, presidente della Fondazione Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria che tutela il patrimonio musicale recuperato, lo scorso luglio Lotoro è stato nominato direttore dell'orchestra giovanile israeliana di Yerucham (Negev, sud d'Israele) grazie a un progetto fortemente voluto dal Jewish National Fund (tra le più importanti organizzazioni ebraiche al mondo); l'orchestra suona esclusivamente musica scritta nei Campi di concentramento ed esordirà il prossimo aprile con un grande concerto nello Stato d'Israele presso la fortezza di Masada.
Per un soffio, i tempi di lavorazione e chiusura del film non coincidono con la recente concessione (da parte del Comune di Barletta) di 8.000 metri quadri della ex Distilleria di Barletta alla Fondazione presieduta da Lotoro al fine di costruire entro il 2020 la Cittadella della Musica Concentrazionaria, megaprogetto disegnato dall'architetto Nicolangelo Dibitonto che comprenderà Campus delle Scienze Musicali, Bibliomediateca, Museo dell'Arte Rigenerata, Teatro e Libreria. Sarebbe stato il vero "The End" di un irripetibile percorso di ricerca, di una storia fatta innumerevoli storie di sofferenza e di migliaia di opere musicali che musicisti coraggiosi hanno lasciato nei Lager e nei Gulag creando in tal modo un autentico Testamento del cuore e dell'intelletto restituito all'Umanità – suo unico e legittimo proprietario morale – da un pianista ebreo di Barletta.
Il Polo nazionale della musica ebraica è dedicato allo storico italiano e testimone della Shoah Emanuele Pacifici (1931 – 2014) ed è un progetto avanzato di recupero, salvaguardia e archiviazione della musica ebraica ossia del corpus musicale religioso, popolare e tradizionale creato e tramandato dal popolo ebraico sia nella sua terra storica di Israele che nella Diaspora; esso si svilupperà fondamentalmente sulle seguenti direttrici:
a. etnomusicologia e organologia biblica, tradizioni musicali della Diaspora;
b. musica liturgica ebraica e repertorio vocale del risveglio ebraico di San Nicandro Garganico;
c. musica dei Beta Israel e degli ebrei di Djerba, Uganda, Libia, Birobidzhan, Kaifeng;
d. opera musicologica di Avraham Zvi Idelsohn, Leo Levi, Elio Piattelli, Emanuele Pacifici;
e. repertorio e prassi della musica ebraica colta in Europa nel sec. XVII.
Il Polo ospiterà il Corso Triennale di Letteratura musicale ebraica e il Centro Studi della Hazanuth nell'Europa continentale e mediterranea. Il Corso Triennale verte sullo studio della fenomenologia musicale ebraica (riferita a tradizione, pluralità creative, percorsi artistici), si candiderà ad accredito ministeriale e contemplerà l'indirizzo Ricerca (studio di storia, teoretica, fenomenologia e sviluppo del pensiero musicale ebraico) e l'indirizzo Interpretazione (accesso consentito a musicisti diplomati in qualsiasi disciplina musicale).
Il Centro Studi della Hazanuth ha lo scopo di recuperare e conservare la hazanuth ossia l'arte della cantillazione dei testi ebraici creata dagli ebrei dei Paesi dell'Europa continentale e dei Paesi europei, africani e asiatici che si affacciano sul bacino mediterraneo; scopo del Centro Studi è il reperimento e l'analisi di materiale fonografico nonché originali o copie anastatiche dei codici liturgici ebraici allo scopo di ricostruire il patrimonio della hazanuth.
"A Barletta, piccola città del sud Italia, un eroe calmo ma determinato ha riportato in vita tutta la storia della musica dimenticata"; con queste parole lo International Jewish Film Festival di Londra annuncia la proiezione in prima assoluta del film The Maestro – in search of the Last Music domenica 20 novembre alle ore 17 presso l'Odeon Swiss Cottage della capitale britannica. Barletta sarà probabilmente una "piccola città del sud Italia" (come scrivono a Londra) se comparata alle grandi metropoli del mondo; ma è a Barletta che circa 30 anni fa è stato concepito uno dei sogni più temerari e lucidamente folli della Storia della Musica ossia recuperare, archiviare, registrare, pubblicare, promuovere tutta la musica prodotta in tutti i Campi di concentramento dal 1933 (apertura del primo Lager) al 1953 (chiusura dell'ultimo Gulag per prigionieri di guerra).
Chi ha concepito questa lucida follia è il pianista barlettano Francesco Lotoro che dal 1989 ha intrapreso il giro del mondo al fine di recuperare la vita laddove c'era la morte, salvare i frutti dell'ingegno umano dove non è stato possibile salvare l'esistenza, restituire all'Umanità un tesoro di incalcolabile valore fatto di migliaia e migliaia di opere musicali seppellite da un oblio di 70 anni.
Da Rio de Janeiro alla ricerca degli ultimi musicisti ebrei sopravvissuti di Pashnitz sino a Bangkok e nei più sperduti villaggi della foresta thailandese alla ricerca degli ultimi indigeni che ancora ricordano i canti dei lavori forzati della Death Railway; da Los Angeles per incontrare la cantante nippo–statunitense Mary Nomura detta l'usignolo di Manzanar (dopo Pearl Harbor i giapponesi furono internati in pieno deserto californiano) a Parigi per incontrare l'ebrea ultracentenaria Wally Karveno e farsi consegnare il suo Concertino per pianoforte e orchestra da camera scritto in cattività a Gurs.
Oggi questa storia di una immane lotta contro il tempo è un film o meglio un docufilm realizzato dal regista franco–argentino Alexandre Valenti; trattasi di una coproduzione franco–italiana (France 2, France 5, Les Bon Clients, DocLab, Intergea, RAI, Istituto Luce) per la quale Lotoro negli ultimi 2 anni ha viaggiato con Valenti e la troupe cinematografica toccando 15 Paesi di tutti i continenti alla ricerca dell'ultimo musicista sopravvissuto, dell'ultima musica scritta in deportazione. The Maestro ha ricevuto l'alto patronato dell'UNESCO e, dopo Londra, sarà presentato presso numerosi festival (il docufilm, della durata di 75 minuti in alta definizione, è stato realizzato in versione cinematografica e televisiva più una versione di 52 minuti realizzata per France 5); la proiezione in Italia è prevista nel gennaio 2017.
Il regista del film Alexandre Valenti (argentino figlio di oriundi siciliani emigrati a Rosario, fuggito dalla sua terra a causa del golpe militare del 1976, riparato in Brasile e infine in Francia) è stato autore di celebri documentari (da Amazzonia ultima frontiera al documentario sui desaparecidos argentini premiato a Berlino sino al recente docufilm sulla sicurezza delle grandi holding internazionali) ma considera il film sulle ricerche di Lotoro il più importante e coinvolgente da lui girato, sia umanamente che professionalmente; Valenti ha talmente sposato la causa del pianista barlettano che sta già progettando un sequel del documentario. Docente di pianoforte presso il Conservatorio U. Giordano di Foggia, presidente della Fondazione Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria che tutela il patrimonio musicale recuperato, lo scorso luglio Lotoro è stato nominato direttore dell'orchestra giovanile israeliana di Yerucham (Negev, sud d'Israele) grazie a un progetto fortemente voluto dal Jewish National Fund (tra le più importanti organizzazioni ebraiche al mondo); l'orchestra suona esclusivamente musica scritta nei Campi di concentramento ed esordirà il prossimo aprile con un grande concerto nello Stato d'Israele presso la fortezza di Masada.
Per un soffio, i tempi di lavorazione e chiusura del film non coincidono con la recente concessione (da parte del Comune di Barletta) di 8.000 metri quadri della ex Distilleria di Barletta alla Fondazione presieduta da Lotoro al fine di costruire entro il 2020 la Cittadella della Musica Concentrazionaria, megaprogetto disegnato dall'architetto Nicolangelo Dibitonto che comprenderà Campus delle Scienze Musicali, Bibliomediateca, Museo dell'Arte Rigenerata, Teatro e Libreria. Sarebbe stato il vero "The End" di un irripetibile percorso di ricerca, di una storia fatta innumerevoli storie di sofferenza e di migliaia di opere musicali che musicisti coraggiosi hanno lasciato nei Lager e nei Gulag creando in tal modo un autentico Testamento del cuore e dell'intelletto restituito all'Umanità – suo unico e legittimo proprietario morale – da un pianista ebreo di Barletta.
Il Polo nazionale della musica ebraica a Barletta
Presso il Campus delle Scienze Musicali della Cittadella si insedierà il Polo Nazionale della Musica Ebraica, progetto di recupero e archiviazione della musica ebraica recentemente riconosciuto e patrocinato dell'Unione Comunità Ebraiche Italiane.Il Polo nazionale della musica ebraica è dedicato allo storico italiano e testimone della Shoah Emanuele Pacifici (1931 – 2014) ed è un progetto avanzato di recupero, salvaguardia e archiviazione della musica ebraica ossia del corpus musicale religioso, popolare e tradizionale creato e tramandato dal popolo ebraico sia nella sua terra storica di Israele che nella Diaspora; esso si svilupperà fondamentalmente sulle seguenti direttrici:
a. etnomusicologia e organologia biblica, tradizioni musicali della Diaspora;
b. musica liturgica ebraica e repertorio vocale del risveglio ebraico di San Nicandro Garganico;
c. musica dei Beta Israel e degli ebrei di Djerba, Uganda, Libia, Birobidzhan, Kaifeng;
d. opera musicologica di Avraham Zvi Idelsohn, Leo Levi, Elio Piattelli, Emanuele Pacifici;
e. repertorio e prassi della musica ebraica colta in Europa nel sec. XVII.
Il Polo ospiterà il Corso Triennale di Letteratura musicale ebraica e il Centro Studi della Hazanuth nell'Europa continentale e mediterranea. Il Corso Triennale verte sullo studio della fenomenologia musicale ebraica (riferita a tradizione, pluralità creative, percorsi artistici), si candiderà ad accredito ministeriale e contemplerà l'indirizzo Ricerca (studio di storia, teoretica, fenomenologia e sviluppo del pensiero musicale ebraico) e l'indirizzo Interpretazione (accesso consentito a musicisti diplomati in qualsiasi disciplina musicale).
Il Centro Studi della Hazanuth ha lo scopo di recuperare e conservare la hazanuth ossia l'arte della cantillazione dei testi ebraici creata dagli ebrei dei Paesi dell'Europa continentale e dei Paesi europei, africani e asiatici che si affacciano sul bacino mediterraneo; scopo del Centro Studi è il reperimento e l'analisi di materiale fonografico nonché originali o copie anastatiche dei codici liturgici ebraici allo scopo di ricostruire il patrimonio della hazanuth.