Il gioco è una cosa seria, lettera agli amministratori della provincia BT
Il ruolo degli Enti Locali nel contrasto al fenomeno del gioco d'azzardo. «un problema sociale»
domenica 26 settembre 2010
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa nota, riguardante un problema ben presente nel nostro tessuto sociale, il gioco d'azzardo.
Gentili Amministratori,
Vi scrivo nel mio ruolo di responsabile scientifico del progetto nazionale per la sperimentazione di modelli di "gioco responsabile" Il gioco è una cosa seria. Si tratta di un progetto volto alla validazione di interventi per il contenimento dell'impatto del gioco in denaro, finanziato dal Ministero della Salute alla Regione Piemonte come regione capofila, del quale l'ASL TO3 (e nello specifico il Dipartimento "Patologia delle dipendenze" che dirigo) è l'Ente esecutore. Il fenomeno del gioco d'azzardo sta assumendo nel nostro paese dimensioni spaventose; quando mi riferisco all'azzardo intendo accomunare il cosiddetto gioco legale in denaro (dal Lotto ai 'gratta e vinci', dal Win for Life alle slot machine e così via) - che solo un'ipocrisia nominalistica evita, per non incorrere nelle previsioni del Codice Penale, di definire azzardo - ed il gioco illegale. Nel 2010 gli italiani si saranno giocati, del tutto legalmente, l'incredibile somma di 60 miliardi di euro, perdendone quasi 20; per avere un'idea delle proporzioni basti pensare che la spesa globale per l'acquisto di autovetture in Italia è di 40 miliardi di euro all'anno e la spesa complessiva per tutti i consumi di ogni genere è di 800 miliardi. Ogni anno la somma gettata nel gioco dagli italiani aumenta di oltre il 10%, presto supereremo l' incredibile limite del 10% di tutti i consumi.
Si tratta di un fenomeno che impoverisce il paese, colpendo in particolare i ceti più bassi, le persone con minore livello culturale e socio-economico; rovina centinaia di migliaia di famiglie, arricchisce, del tutto provvisoriamente, pochissimi vincitori, fa una concorrenza sleale a qualsiasi altro tipo di commercio, devasta culturalmente e moralmente le nuove generazioni, garantisce pochissima occupazione (non più di 60.000 addetti a fronte dell'oltre 1 milione di addetti dell'industria automobilistica e del suo indotto) e, cosa meno nota, garantisce complessivamente poche entrate all'erario. Meno di 10 miliardi di quei 60 alla fine dell'anno saranno entrati nelle casse dello Stato, meno del 20 % dell'IVA di qualsiasi prodotto tangibile. In Italia si sta ballando sul ponte del Titanic; nei prossimi anni ci si dovrà rendere conto che il costo sociale della sciagurata scelta di promuovere senza limiti (suonano del tutto ipocrite le tardive avvertenze pubblicitarie tipo 'gioca senza esagerare" e così via dopo anni di martellanti 'ti piace vincere facile'..) la crescita del gioco in denaro sarà enormemente più grande di quello dell'intero affare droga. Riferendoci ai dati relativi al territorio della Provincia BAT – circa 383.000 abitanti - possiamo stimare che nel 2010 saranno stati "investiti" in tutte le forme di gioco legale circa 350 milioni di €, praticamente qualcosa di simile alla somma di tutti i Bilanci comunali dei 10 Comuni che lo costituiscono.
Riferendoci alle stime epidemiologiche commissionate dal nostro progetto al CNR circa 240.000 saranno le persone che avranno giocato soldi almeno una volta nella vita, di queste quasi 50.000 in condizioni di rischio; tra queste oltre 10.000 giocatori problematici e quasi 2.000 giocatori patologici. Il gioco in denaro, qualsiasi tipo di gioco in denaro compreso l'acquisto di un 'gratta e vinci' o la giocata di un ambo al Lotto è vietata ai minorenni; tutti quanti assistiamo giornalmente a minori che comprano oggetti di gioco, magari incentivati dai propri genitori, entrano nei luoghi del gioco, sono bombardati da messaggi pubblicitari, vivono immersi in una cultura in cui il denaro si vince o si perde e non si guadagna e si investe, una cultura che sbeffeggia la prudenza (chi non l'ha ancora fatto si guardi una puntata di quel orrendo gioco televisivo che si chiama "Affari tuoi", scempio in onda tutte le sere su RAI 1). Nonostante il divieto circa la metà degli adolescenti italiani scolarizzati dichiara di aver fatto giochi in denaro nell'ultimo anno; già a 15 anni il fenomeno riguarda oltre il 50 % dei maschi e nel passaggio tra il 2008 ed il 2009 il tutto è cresciuto di quasi il 20%.
Nel territorio della Provincia BAT, circa 15.000 studenti delle scuole superiori, oltre 7.000 hanno gettato soldi nell'azzardo negli ultimi 12 mesi; più di 2.000 in condizioni di rischio significativo, quasi 1.000 tra problematici e patologici.
Non si può più restare indifferenti di fronte a questo disastro, che, prima ancora che economico, è culturale ed educativo. I servizi di cura possono occuparsi, è vero, dei malati, ma per ora sono ancora poche decine quelli che vi si rivolgono; e poi bisogna intervenire prima, perché molti di quelli che diventano malati dopo anni di gioco potrebbero, vivendo in un contesto di maggiore attenzione collettiva, essere fermati in tempo. Il nostro progetto Il gioco è una cosa seria, che stiamo implementando in oltre 50 Comuni di 9 Regioni italiane, nelle Province di Torino, Varese, Monza, Padova, Venezia, Rimini, Pesaro-Urbino, Roma, Salerno, Barletta-Trani-Andria, Taranto e Palermo, prevede di costituire nelle realtà interessate dei tavoli di concertazione per la riduzione dell'impatto del gioco in denaro tra tutti i portatori di interesse nel settore; le Amministrazioni comunali (sulle spalle delle quali ricade una fetta importante dei costi, in termini di minor sicurezza, maggiori fenomeni di criminalità tra i quali l'usura, maggiori oneri per l'assistenza economica...), i Servizi Sociali e Sanitari, i commercianti del settore (spesso abbiamo trovato in giro per l'Italia tabaccai, baristi, ristoratori molto scontenti del mutare della loro clientela, della riduzione della loro sicurezza, delle pressioni non sempre gentili dei concessionari nazionali quali Lottomatica, Sisal, SNAI e così via per installare tutto l'armamentario di dispositivi spillasoldi da loro gestito...), le Associazioni dei commercianti degli altri settori, i media locali, le Scuole, i consumatori stessi e così via. Abbiamo fatto decine di corsi di formazione (nella Provincia BAT nel giugno 2010) che, per gli Amministratori comunali, erano rivolti in particolare all'emanazione di nuovi ed aggiornati Regolamenti comunali del gioco.
Già, perché, contrariamente a quanto pensano i più, l'Ente locale non ha affatto pochi poteri nel contrasto del fenomeno; la stessa Direttiva della Comunità europea 123/2006 sulla liberalizzazione del commercio, recepita con Decreto L.vo n.59 26.03.2010, recita all'articolo 12 che "nei casi in cui sussistano motivi imperativi di interesse generale (definiti alla lettera h) dell'art.8 come: ragioni di pubblico interesse tra le quali....l'incolumità pubblica, la sanità pubblica....la tutela dei consumatori...) l'accesso e l'esercizio di un'attività ….possono ...essere subordinati al rispetto di...requisiti quali: restrizioni quantitative o territoriali … in funzione della popolazione o di una distanza geografica minima tra...l'obbligo per il prestatore di fornire ...altri servizi specifici." Alcuni Comuni già negli scorsi anni avevano cominciato ad organizzarsi; storicamente i primi 2 cui si fa riferimento sono quelli di Pioltello (Mi) e Verbania; in particolare quest'ultimo ha emanato, oramai 5 anni fa, un regolamento, tutt'ora in vigore in quanto confermato dall'attuale amministrazione di diverso colore politico, passato al vaglio di 3 ricorsi al TAR vinti, con cui vengono stabilite 3 cose molto semplici:
- una limitazione degli orari di funzionamento delle slot machine (spente negli orari di più facile accesso di pensionati e studenti);
- una distanza minima da luoghi sensibili quali scuole, centri di aggregazione di ragazzi ed anziani e così via;
-l'obbligo di apporre sui giochi e nei locali avvertenze per i clienti sulla pericolosità del gioco.
A partire dallo scorso autunno diverse altre Amministrazioni comunali, in parte come esito del nostro lavoro, hanno approvato nuovi regolamenti comunali, alcuni sulla falsariga di quelli già esistenti, altri con elementi di novità: Padova, Empoli, alcuni Comuni del padovano e del veneziano, Samartae e Tradate in provincia di Varese, hanno già deliberato e emanato le ordinanze, Bolzano, Salerno, Trani ed altri Comuni pugliesi e campani si apprestano a farlo. Diversi degli amministratori di questi Comuni sono disponibili a prestare assistenza ai propri colleghi che in altre parti d'Italia decidano di incamminarsi sulla stessa strada.
Gli elementi sui quali agire sono diversi:
- la riduzione degli orari di accesso ai giochi (alcune amministrazioni hanno semplicemente ridotto – alcune di queste come il Comune di Riano che ha anche vinto un ricorso al TAR del Lazio molto drasticamente, un'ora sola di accensione delle slot al giorno – altre hanno stabilito uno spezzettamento dell'orario con l'introduzione di fasce orarie, intervento volto a scoraggiare la continuità del gioco..);
- strategie di confinamento geografico (distanza da luoghi sensibili);
- obbligo di messa a disposizione di avvertenze per i clienti sulla pericolosità dei prodotti;
- inasprimento dei percorsi sanzionatori per i trasgressori (se viene sequestrata una slot irregolare il danno è minimo e non ha alcun effetto disincentivante, se si revoca la licenza per un congruo periodo di tempo ed in caso di recidiva definitivamente le cose vanno diversamente);
- l'obbligo sistematico di verifica della maggiore età degli acquirenti di qualsiasi prodotto di gioco in denaro con sanzioni per il venditore, sino alla denuncia penale e per chi esercita la patria potestà;
- divieto di installazione di dispositivi automatici (tipo i distributori automatici di 'gratta e vinci') che vendano prodotti di gioco senza possibilità di verifica della maggiore età degli acquirenti;
- politiche di fiscalità locale che incentivino i commercianti che rinuncino alla vendita di prodotti di gioco e viceversa accrescano la pressione su chi prosegue nell'attività;
- politiche di disciplina locale del commercio che favoriscano (per esempio negli orari, nell'accessibilità, l'impianto dei dehor ..)i commercianti che rinuncino alla vendita di prodotti di gioco e viceversa limitino la discrezionalità organizzativa di chi prosegue nell'attività;
- introduzione nel percorso di rilascio delle licenze di elementi qualitativi che valorizzino la rinuncia ad impianto di dispositivi di gioco (ad esempio il Comune di Roma ha emanato nel marzo 2010 un nuovo Regolamento per Bar e Ristoranti nel quale accanto ai requisiti strutturali vengono introdotti 'criteri di qualità' per i quali è richiesto il raggiungimento di un punteggio minimo; tra i 200 punti 10 sono dati dalla "assenza di videogiochi o apparecchi automatici");
- obbligo per chi richieda una licenza per un esercizio nel quale si può praticare gioco in denaro di partecipare a specifici percorsi di formazione per conseguire una sorta di patentino comunale.
Questo e molto altro ancora che per brevità non aggiungo. Ovviamente l'intento non è quello di vietare il gioco che ha una componente non problematica e/o patologica ma sociale nettamente prevalente, né ci si illude di poter dissuadere un giocatore incallito dal fare qualche centinaio di metri in più per praticare il gioco per il quale abbia sviluppato una dipendenza. L'intento è prevalentemente culturale ed educativo; cominciare a seminare qualche elemento di controcultura che ci riporti al clima di quando ero adolescente io, clima nel quale gettare il denaro nell'azzardo era una delle cose peggiori che potesse fare un ragazzo, equivalente al mancare di rispetto ai propri genitori, bestemmiare in chiesa o buttare via il pane. Nell'autunno faremo a Torino il Convegno finale del nostro progetto; il mio sogno è che la sera prima i Consigli comunali di alcuni (o molti...) dei Comuni del vostro territorio approvino in seduta aperta alla cittadinanza i nuovi Regolamenti comunali del gioco, in contemporanea. Per re incamminarci insieme verso un nuovo patto sociale i cui riferimenti valoriali non siano più costituiti dall'arricchirsi, dall'apparire, dalla sopraffazione del più furbo, dall'individualismo e dallo spregio per la fatica.
Gentili Amministratori,
Vi scrivo nel mio ruolo di responsabile scientifico del progetto nazionale per la sperimentazione di modelli di "gioco responsabile" Il gioco è una cosa seria. Si tratta di un progetto volto alla validazione di interventi per il contenimento dell'impatto del gioco in denaro, finanziato dal Ministero della Salute alla Regione Piemonte come regione capofila, del quale l'ASL TO3 (e nello specifico il Dipartimento "Patologia delle dipendenze" che dirigo) è l'Ente esecutore. Il fenomeno del gioco d'azzardo sta assumendo nel nostro paese dimensioni spaventose; quando mi riferisco all'azzardo intendo accomunare il cosiddetto gioco legale in denaro (dal Lotto ai 'gratta e vinci', dal Win for Life alle slot machine e così via) - che solo un'ipocrisia nominalistica evita, per non incorrere nelle previsioni del Codice Penale, di definire azzardo - ed il gioco illegale. Nel 2010 gli italiani si saranno giocati, del tutto legalmente, l'incredibile somma di 60 miliardi di euro, perdendone quasi 20; per avere un'idea delle proporzioni basti pensare che la spesa globale per l'acquisto di autovetture in Italia è di 40 miliardi di euro all'anno e la spesa complessiva per tutti i consumi di ogni genere è di 800 miliardi. Ogni anno la somma gettata nel gioco dagli italiani aumenta di oltre il 10%, presto supereremo l' incredibile limite del 10% di tutti i consumi.
Si tratta di un fenomeno che impoverisce il paese, colpendo in particolare i ceti più bassi, le persone con minore livello culturale e socio-economico; rovina centinaia di migliaia di famiglie, arricchisce, del tutto provvisoriamente, pochissimi vincitori, fa una concorrenza sleale a qualsiasi altro tipo di commercio, devasta culturalmente e moralmente le nuove generazioni, garantisce pochissima occupazione (non più di 60.000 addetti a fronte dell'oltre 1 milione di addetti dell'industria automobilistica e del suo indotto) e, cosa meno nota, garantisce complessivamente poche entrate all'erario. Meno di 10 miliardi di quei 60 alla fine dell'anno saranno entrati nelle casse dello Stato, meno del 20 % dell'IVA di qualsiasi prodotto tangibile. In Italia si sta ballando sul ponte del Titanic; nei prossimi anni ci si dovrà rendere conto che il costo sociale della sciagurata scelta di promuovere senza limiti (suonano del tutto ipocrite le tardive avvertenze pubblicitarie tipo 'gioca senza esagerare" e così via dopo anni di martellanti 'ti piace vincere facile'..) la crescita del gioco in denaro sarà enormemente più grande di quello dell'intero affare droga. Riferendoci ai dati relativi al territorio della Provincia BAT – circa 383.000 abitanti - possiamo stimare che nel 2010 saranno stati "investiti" in tutte le forme di gioco legale circa 350 milioni di €, praticamente qualcosa di simile alla somma di tutti i Bilanci comunali dei 10 Comuni che lo costituiscono.
Riferendoci alle stime epidemiologiche commissionate dal nostro progetto al CNR circa 240.000 saranno le persone che avranno giocato soldi almeno una volta nella vita, di queste quasi 50.000 in condizioni di rischio; tra queste oltre 10.000 giocatori problematici e quasi 2.000 giocatori patologici. Il gioco in denaro, qualsiasi tipo di gioco in denaro compreso l'acquisto di un 'gratta e vinci' o la giocata di un ambo al Lotto è vietata ai minorenni; tutti quanti assistiamo giornalmente a minori che comprano oggetti di gioco, magari incentivati dai propri genitori, entrano nei luoghi del gioco, sono bombardati da messaggi pubblicitari, vivono immersi in una cultura in cui il denaro si vince o si perde e non si guadagna e si investe, una cultura che sbeffeggia la prudenza (chi non l'ha ancora fatto si guardi una puntata di quel orrendo gioco televisivo che si chiama "Affari tuoi", scempio in onda tutte le sere su RAI 1). Nonostante il divieto circa la metà degli adolescenti italiani scolarizzati dichiara di aver fatto giochi in denaro nell'ultimo anno; già a 15 anni il fenomeno riguarda oltre il 50 % dei maschi e nel passaggio tra il 2008 ed il 2009 il tutto è cresciuto di quasi il 20%.
Nel territorio della Provincia BAT, circa 15.000 studenti delle scuole superiori, oltre 7.000 hanno gettato soldi nell'azzardo negli ultimi 12 mesi; più di 2.000 in condizioni di rischio significativo, quasi 1.000 tra problematici e patologici.
Non si può più restare indifferenti di fronte a questo disastro, che, prima ancora che economico, è culturale ed educativo. I servizi di cura possono occuparsi, è vero, dei malati, ma per ora sono ancora poche decine quelli che vi si rivolgono; e poi bisogna intervenire prima, perché molti di quelli che diventano malati dopo anni di gioco potrebbero, vivendo in un contesto di maggiore attenzione collettiva, essere fermati in tempo. Il nostro progetto Il gioco è una cosa seria, che stiamo implementando in oltre 50 Comuni di 9 Regioni italiane, nelle Province di Torino, Varese, Monza, Padova, Venezia, Rimini, Pesaro-Urbino, Roma, Salerno, Barletta-Trani-Andria, Taranto e Palermo, prevede di costituire nelle realtà interessate dei tavoli di concertazione per la riduzione dell'impatto del gioco in denaro tra tutti i portatori di interesse nel settore; le Amministrazioni comunali (sulle spalle delle quali ricade una fetta importante dei costi, in termini di minor sicurezza, maggiori fenomeni di criminalità tra i quali l'usura, maggiori oneri per l'assistenza economica...), i Servizi Sociali e Sanitari, i commercianti del settore (spesso abbiamo trovato in giro per l'Italia tabaccai, baristi, ristoratori molto scontenti del mutare della loro clientela, della riduzione della loro sicurezza, delle pressioni non sempre gentili dei concessionari nazionali quali Lottomatica, Sisal, SNAI e così via per installare tutto l'armamentario di dispositivi spillasoldi da loro gestito...), le Associazioni dei commercianti degli altri settori, i media locali, le Scuole, i consumatori stessi e così via. Abbiamo fatto decine di corsi di formazione (nella Provincia BAT nel giugno 2010) che, per gli Amministratori comunali, erano rivolti in particolare all'emanazione di nuovi ed aggiornati Regolamenti comunali del gioco.
Già, perché, contrariamente a quanto pensano i più, l'Ente locale non ha affatto pochi poteri nel contrasto del fenomeno; la stessa Direttiva della Comunità europea 123/2006 sulla liberalizzazione del commercio, recepita con Decreto L.vo n.59 26.03.2010, recita all'articolo 12 che "nei casi in cui sussistano motivi imperativi di interesse generale (definiti alla lettera h) dell'art.8 come: ragioni di pubblico interesse tra le quali....l'incolumità pubblica, la sanità pubblica....la tutela dei consumatori...) l'accesso e l'esercizio di un'attività ….possono ...essere subordinati al rispetto di...requisiti quali: restrizioni quantitative o territoriali … in funzione della popolazione o di una distanza geografica minima tra...l'obbligo per il prestatore di fornire ...altri servizi specifici." Alcuni Comuni già negli scorsi anni avevano cominciato ad organizzarsi; storicamente i primi 2 cui si fa riferimento sono quelli di Pioltello (Mi) e Verbania; in particolare quest'ultimo ha emanato, oramai 5 anni fa, un regolamento, tutt'ora in vigore in quanto confermato dall'attuale amministrazione di diverso colore politico, passato al vaglio di 3 ricorsi al TAR vinti, con cui vengono stabilite 3 cose molto semplici:
- una limitazione degli orari di funzionamento delle slot machine (spente negli orari di più facile accesso di pensionati e studenti);
- una distanza minima da luoghi sensibili quali scuole, centri di aggregazione di ragazzi ed anziani e così via;
-l'obbligo di apporre sui giochi e nei locali avvertenze per i clienti sulla pericolosità del gioco.
A partire dallo scorso autunno diverse altre Amministrazioni comunali, in parte come esito del nostro lavoro, hanno approvato nuovi regolamenti comunali, alcuni sulla falsariga di quelli già esistenti, altri con elementi di novità: Padova, Empoli, alcuni Comuni del padovano e del veneziano, Samartae e Tradate in provincia di Varese, hanno già deliberato e emanato le ordinanze, Bolzano, Salerno, Trani ed altri Comuni pugliesi e campani si apprestano a farlo. Diversi degli amministratori di questi Comuni sono disponibili a prestare assistenza ai propri colleghi che in altre parti d'Italia decidano di incamminarsi sulla stessa strada.
Gli elementi sui quali agire sono diversi:
- la riduzione degli orari di accesso ai giochi (alcune amministrazioni hanno semplicemente ridotto – alcune di queste come il Comune di Riano che ha anche vinto un ricorso al TAR del Lazio molto drasticamente, un'ora sola di accensione delle slot al giorno – altre hanno stabilito uno spezzettamento dell'orario con l'introduzione di fasce orarie, intervento volto a scoraggiare la continuità del gioco..);
- strategie di confinamento geografico (distanza da luoghi sensibili);
- obbligo di messa a disposizione di avvertenze per i clienti sulla pericolosità dei prodotti;
- inasprimento dei percorsi sanzionatori per i trasgressori (se viene sequestrata una slot irregolare il danno è minimo e non ha alcun effetto disincentivante, se si revoca la licenza per un congruo periodo di tempo ed in caso di recidiva definitivamente le cose vanno diversamente);
- l'obbligo sistematico di verifica della maggiore età degli acquirenti di qualsiasi prodotto di gioco in denaro con sanzioni per il venditore, sino alla denuncia penale e per chi esercita la patria potestà;
- divieto di installazione di dispositivi automatici (tipo i distributori automatici di 'gratta e vinci') che vendano prodotti di gioco senza possibilità di verifica della maggiore età degli acquirenti;
- politiche di fiscalità locale che incentivino i commercianti che rinuncino alla vendita di prodotti di gioco e viceversa accrescano la pressione su chi prosegue nell'attività;
- politiche di disciplina locale del commercio che favoriscano (per esempio negli orari, nell'accessibilità, l'impianto dei dehor ..)i commercianti che rinuncino alla vendita di prodotti di gioco e viceversa limitino la discrezionalità organizzativa di chi prosegue nell'attività;
- introduzione nel percorso di rilascio delle licenze di elementi qualitativi che valorizzino la rinuncia ad impianto di dispositivi di gioco (ad esempio il Comune di Roma ha emanato nel marzo 2010 un nuovo Regolamento per Bar e Ristoranti nel quale accanto ai requisiti strutturali vengono introdotti 'criteri di qualità' per i quali è richiesto il raggiungimento di un punteggio minimo; tra i 200 punti 10 sono dati dalla "assenza di videogiochi o apparecchi automatici");
- obbligo per chi richieda una licenza per un esercizio nel quale si può praticare gioco in denaro di partecipare a specifici percorsi di formazione per conseguire una sorta di patentino comunale.
Questo e molto altro ancora che per brevità non aggiungo. Ovviamente l'intento non è quello di vietare il gioco che ha una componente non problematica e/o patologica ma sociale nettamente prevalente, né ci si illude di poter dissuadere un giocatore incallito dal fare qualche centinaio di metri in più per praticare il gioco per il quale abbia sviluppato una dipendenza. L'intento è prevalentemente culturale ed educativo; cominciare a seminare qualche elemento di controcultura che ci riporti al clima di quando ero adolescente io, clima nel quale gettare il denaro nell'azzardo era una delle cose peggiori che potesse fare un ragazzo, equivalente al mancare di rispetto ai propri genitori, bestemmiare in chiesa o buttare via il pane. Nell'autunno faremo a Torino il Convegno finale del nostro progetto; il mio sogno è che la sera prima i Consigli comunali di alcuni (o molti...) dei Comuni del vostro territorio approvino in seduta aperta alla cittadinanza i nuovi Regolamenti comunali del gioco, in contemporanea. Per re incamminarci insieme verso un nuovo patto sociale i cui riferimenti valoriali non siano più costituiti dall'arricchirsi, dall'apparire, dalla sopraffazione del più furbo, dall'individualismo e dallo spregio per la fatica.