Il giardino di cemento armato di via Pirandello
La denuncia del collettivo EXIT. Domani alle 10.30 se ne parla in una conferenza stampa
venerdì 2 marzo 2012
19.19
"Là dove c'era l'erba ora c'è una città…" Come cantava Adriano Celentano ne "Il ragazzo della Via Gluck". Altri tempi, stessa storia: accade oggi a Barletta. Ne riporta denuncia il Collettivo EXIT, nella persona di Alessandro Zagaria, in un comunicato stampa, nel quale si rende nota una conferenza stampa in programma domani mattina, 3 marzo, in via Pirandello alle ore 10,30: "A distanza di pochi anni- si legge- dobbiamo tornare ad occuparci di una vicenda che pensavamo fosse risolta definitivamente. Una vicenda ben circostanziata: "La vicenda in questione riguarda la zona a ridosso dei fabbricati delle cooperative Lenin-Astra-Divittorio in via Pirandello angolo via Manzoni, di cui nel 2003 una ennesima speculazione edilizia minacciava l'esistenza. Per questo allora come cittadini e movimenti ci siamo contrapposti con forza all'amministrazione Salerno. In sostanza la vecchia amministrazione, utilizzando lo strumento del P.R.U. (piano di recupero urbano), ha tentato di realizzare una massiccia colata di cemento nel quartiere Patalini, quartiere già ad alto indice di cemento, tentando di cancellare in un colpo solo gli oltre 70 alberi che gli abitanti delle cooperative avevano piantato oltre 25 anni fa. Di fatto, una piccola esperienza di autogestione realizzata dagli abitanti delle cooperative su terreni comunali lasciati per anni al degrado, doveva essere cancellata".
La prima svolta era arrivata sette anni fa: "Questa battaglia è stata vinta nel 2005 attraverso un emendamento sostitutivo alla delibera di c.c. n.34/2005 presentata dall' allora vice Sindaco Fiore, che deliberava di non attuare la costruzione di edifici in ragione dell'interesse pubblico riconosciuto come prevalente e che destinava a verde pubblico l'intera area interessata".
Oggi, invece, una grama retromarcia: "Oggi invece l'amministrazione Maffei- denuncia il Collettivo Exit- dopo aver lasciato il tutto in stato di abbandono, ha dato attuazione alla realizzazione del progetto di recupero di tutta l'area destinata a verde attrezzato. Purtroppo quello che riscontriamo dai lavori che si stanno effettuando è l'ennesimo scempio ambientale portato avanti da questa amministrazione. Sembra quasi che il Sindaco Maffei e l'intera classe politica vogliano far pagare ai cittadini delle cooperative il fatto di essersi ribellati anni addietro alla costruzione di un nuovo fabbricato che avrebbe sancito la distruzione di un piccolo polmone verde all'interno di un quartiere da anni soggetto ad un continuo consumo di territorio. Infatti le foto pubblicate su alcuni giornali locali che accompagnano l'intervento dell'ex consigliere Mimmo Dinanni ci mostrano una situazione alquanto surreale, dove per implementare l'area già esistente con verde attrezzato, si ricorre all'uso massiccio di cemento. Non è tollerabile che per realizzare un'area verde pubblica si costruisca un muro di oltre 300 metri di lunghezza per 2,50 di altezza, non è possibile che si realizzino vasche di contenimento sempre in cemento, attorno agli alberi.Quello che come cittadini e movimenti abbiamo sventato alcuni anni fa ci viene ripresentato sotto altre forme da un'amministrazione completamente sorda ai bisogni dei cittadini".
Una questione, quella del "giardino di cemento armato", che presto ha sollevato le rimostranze del collettivo EXIT: "Alle nostre proteste le uniche spiegazioni ci vengono fornite dalle maestranze che lavorano nell'area e che giustificano le colate di cemento con la sopraelevazione di tutta l'area destinata a verde pubblico. Di fatto ci troveremo con un'area più alta rispetto a quelle limitrofe, con gravi problemi in caso di pioggia e soprattutto con le decine di alberi che saranno in parte sommersi, con rischi seri per la loro sopravvivenza. Vorremmo capire se questo è un modo corretto di progettare opere pubbliche che, vogliamo ricordare a chi detiene il potere, appartengono alla collettività e che ancora una volta vengono calate dall'alto sulla testa degli cittadini senza minimamente consultarli. Noi ci aspettiamo che il Sindaco Maffei e l'assessore competente prendano dei provvedimenti e che soprattutto si vengano a rendere conto di persona di quello che sta avvenendo".
La prima svolta era arrivata sette anni fa: "Questa battaglia è stata vinta nel 2005 attraverso un emendamento sostitutivo alla delibera di c.c. n.34/2005 presentata dall' allora vice Sindaco Fiore, che deliberava di non attuare la costruzione di edifici in ragione dell'interesse pubblico riconosciuto come prevalente e che destinava a verde pubblico l'intera area interessata".
Oggi, invece, una grama retromarcia: "Oggi invece l'amministrazione Maffei- denuncia il Collettivo Exit- dopo aver lasciato il tutto in stato di abbandono, ha dato attuazione alla realizzazione del progetto di recupero di tutta l'area destinata a verde attrezzato. Purtroppo quello che riscontriamo dai lavori che si stanno effettuando è l'ennesimo scempio ambientale portato avanti da questa amministrazione. Sembra quasi che il Sindaco Maffei e l'intera classe politica vogliano far pagare ai cittadini delle cooperative il fatto di essersi ribellati anni addietro alla costruzione di un nuovo fabbricato che avrebbe sancito la distruzione di un piccolo polmone verde all'interno di un quartiere da anni soggetto ad un continuo consumo di territorio. Infatti le foto pubblicate su alcuni giornali locali che accompagnano l'intervento dell'ex consigliere Mimmo Dinanni ci mostrano una situazione alquanto surreale, dove per implementare l'area già esistente con verde attrezzato, si ricorre all'uso massiccio di cemento. Non è tollerabile che per realizzare un'area verde pubblica si costruisca un muro di oltre 300 metri di lunghezza per 2,50 di altezza, non è possibile che si realizzino vasche di contenimento sempre in cemento, attorno agli alberi.Quello che come cittadini e movimenti abbiamo sventato alcuni anni fa ci viene ripresentato sotto altre forme da un'amministrazione completamente sorda ai bisogni dei cittadini".
Una questione, quella del "giardino di cemento armato", che presto ha sollevato le rimostranze del collettivo EXIT: "Alle nostre proteste le uniche spiegazioni ci vengono fornite dalle maestranze che lavorano nell'area e che giustificano le colate di cemento con la sopraelevazione di tutta l'area destinata a verde pubblico. Di fatto ci troveremo con un'area più alta rispetto a quelle limitrofe, con gravi problemi in caso di pioggia e soprattutto con le decine di alberi che saranno in parte sommersi, con rischi seri per la loro sopravvivenza. Vorremmo capire se questo è un modo corretto di progettare opere pubbliche che, vogliamo ricordare a chi detiene il potere, appartengono alla collettività e che ancora una volta vengono calate dall'alto sulla testa degli cittadini senza minimamente consultarli. Noi ci aspettiamo che il Sindaco Maffei e l'assessore competente prendano dei provvedimenti e che soprattutto si vengano a rendere conto di persona di quello che sta avvenendo".