Il dio Po nel profondo Sud
Radio Padania Libera si insedia nel Salento. Le emittenti locali danneggiate dall'intrusione nordista
lunedì 24 ottobre 2011
10.06
Stupisce scoprire che i suoi seguaci legati alla propria terra e alle proprie tradizioni, rimiranti il Sud come la causa dei propri mali, mettano radici nel Salento tramite Radio Padana Libera , palesando che un partito politico, dichiaratosi innovatore se non rivoluzionario per le sue idee, si riveli, alla fin fine, un balenottero orfano di mamma "Balena" .
Comunque, l'emittente leghista, senza muoversi più di tanto dal Po, ha invaso il territorio salentino, occupando le frequenze di una radio attiva nel tacco d'Italia ed etichettandosi come radio comunitaria e non commerciale, offrendo servizi culturali e facendosi passare da Roma (ladrona per i padani) un congruo gruzzolo di euro. L'editore che diffonde un gruppo di emittenti radiotelevisive nel territorio, compreso tra Lecce e Taranto, non ci sta a guardare e a sentire, e ritenendosi danneggiato dall'intrusione via etere nordista, è ricorso all'ausilio dei legali per la tutela dei propri interessi. Per porre un freno al propagarsi del verbo padano, sono andate in onda sulle emittenti del gruppo le note musicali dell'inno nazionale di Mameli, che, al mattino e al pomeriggio, echeggia in case e contrade, per ricordare che l'unità del Paese ha 150 anni. Sono scesi in campo, con argomentazioni antileghiste, esponenti a livello locale e nazionale di quasi tutti gli schieramenti politici, a cui sono seguite interrogazioni e mozioni parlamentari. Ci si è interrogati sul perchè Radio Padania Libera si è insediata via etere a capo Leuca, e il direttore dell'emittente padana ha detto a chiare lettere che i leghisti, per vocazione, corrono in aiuto di quelle popolazioni, che rivendicano il diritto all'autodeterminazione tramite processi secessionisti e indipendentisti. E non a caso, i leghisti sono calati nel sud della Puglia, dove ha fatto capolino un progetto autonomo, per l'istituzione della regione Salento, caldeggiato proprio dall'editore che ha invocato la difesa dei diritti, relativi alle emittenti radiotelevisive di sua proprietà, ma molto intransigente sul vincolo con la madre patria. Se si ascolta l'emittente della Val padana, irradiata nell'etere salentino, si finisce per partecipare all'ennesima passerella di banalità, volgarità, luoghi comuni e toni aspri di avversione al sentimento unitario del paese. Il vuoto, tutto sommato.
Emanuele Porcelluzzi
Comunque, l'emittente leghista, senza muoversi più di tanto dal Po, ha invaso il territorio salentino, occupando le frequenze di una radio attiva nel tacco d'Italia ed etichettandosi come radio comunitaria e non commerciale, offrendo servizi culturali e facendosi passare da Roma (ladrona per i padani) un congruo gruzzolo di euro. L'editore che diffonde un gruppo di emittenti radiotelevisive nel territorio, compreso tra Lecce e Taranto, non ci sta a guardare e a sentire, e ritenendosi danneggiato dall'intrusione via etere nordista, è ricorso all'ausilio dei legali per la tutela dei propri interessi. Per porre un freno al propagarsi del verbo padano, sono andate in onda sulle emittenti del gruppo le note musicali dell'inno nazionale di Mameli, che, al mattino e al pomeriggio, echeggia in case e contrade, per ricordare che l'unità del Paese ha 150 anni. Sono scesi in campo, con argomentazioni antileghiste, esponenti a livello locale e nazionale di quasi tutti gli schieramenti politici, a cui sono seguite interrogazioni e mozioni parlamentari. Ci si è interrogati sul perchè Radio Padania Libera si è insediata via etere a capo Leuca, e il direttore dell'emittente padana ha detto a chiare lettere che i leghisti, per vocazione, corrono in aiuto di quelle popolazioni, che rivendicano il diritto all'autodeterminazione tramite processi secessionisti e indipendentisti. E non a caso, i leghisti sono calati nel sud della Puglia, dove ha fatto capolino un progetto autonomo, per l'istituzione della regione Salento, caldeggiato proprio dall'editore che ha invocato la difesa dei diritti, relativi alle emittenti radiotelevisive di sua proprietà, ma molto intransigente sul vincolo con la madre patria. Se si ascolta l'emittente della Val padana, irradiata nell'etere salentino, si finisce per partecipare all'ennesima passerella di banalità, volgarità, luoghi comuni e toni aspri di avversione al sentimento unitario del paese. Il vuoto, tutto sommato.
Emanuele Porcelluzzi