Il contenitore culturale non è per tutti
Barriere architettoniche alla Sala della chiesa di S. Antonio
martedì 15 dicembre 2015
Puntualmente si ripresenta una questione che emblematicamente rappresenta la scarsa attenzione per i disabili. Questa volta l'accento riguarda il non rispetto, non solo etico - morale e civile, ma soprattutto delle norme di legge, è da porre sull'ex Chiesa di S. Antonio, di proprietà della Diocesi. Bene culturale d'importante valore storico, in pieno centro cittadino, è stato adibito a "Sala della Comunità".
Ora "sala multimediale – come si legge sul decreto arcivescovile – e contenitore culturale", in effetti, svolge egregiamente la propria funzione con piccoli spettacoli teatrali e musicali, rassegne cinematografiche, conferenze, mostre e varie importanti attività ricreative, anche di caratura politica e istituzionale, ricadenti sul territorio locale. Molte, dunque, sono le occasioni rivolte al pubblico più disparato dei fruitori di quest'utile e importante luogo; ma una criticità va sottolineata riguardo la presenza di barriere architettoniche, pur non essendo una novità in quanto perpetrata per molti anni, praticamente dalla sua riapertura grazie alla relativa riqualificazione. L'accesso viene impedito non solo ai cittadini disabili, ma anche a persone anziane o a mamme con i passeggini, almeno che l'associazione o il gruppo che di volta in volta organizza il singolo evento non si premuri di far installare una rampa, smontabile in metallo, per poter accogliere chiunque durante le proprie manifestazioni. Provvedere o meno a tale adempienza è sicuramente lasciato alla sensibilità e alla premura degli organizzatori.
Ma la soluzione non è soddisfacente, in quanto si ritiene responsabili soltanto questi, tralasciando che le norme di legge prevedono che un luogo aperto al pubblico necessita di ingressi e servizi per tutti i potenziali utenti. Se così non è, non si potrebbe neanche parlare di contenitore culturale aperto a tutti. Dovrebbe essere la proprietà (che essendo la Chiesa rende il problema ancor più paradossale) a garantire l'accessibilità alla Sala anche ai disabili in carrozzina, trovando una soluzione definitiva volta a superare una volta per tutte l'incresciosa situazione, conflittuale con le norme di legge e assurda nel 2015.
Ora "sala multimediale – come si legge sul decreto arcivescovile – e contenitore culturale", in effetti, svolge egregiamente la propria funzione con piccoli spettacoli teatrali e musicali, rassegne cinematografiche, conferenze, mostre e varie importanti attività ricreative, anche di caratura politica e istituzionale, ricadenti sul territorio locale. Molte, dunque, sono le occasioni rivolte al pubblico più disparato dei fruitori di quest'utile e importante luogo; ma una criticità va sottolineata riguardo la presenza di barriere architettoniche, pur non essendo una novità in quanto perpetrata per molti anni, praticamente dalla sua riapertura grazie alla relativa riqualificazione. L'accesso viene impedito non solo ai cittadini disabili, ma anche a persone anziane o a mamme con i passeggini, almeno che l'associazione o il gruppo che di volta in volta organizza il singolo evento non si premuri di far installare una rampa, smontabile in metallo, per poter accogliere chiunque durante le proprie manifestazioni. Provvedere o meno a tale adempienza è sicuramente lasciato alla sensibilità e alla premura degli organizzatori.
Ma la soluzione non è soddisfacente, in quanto si ritiene responsabili soltanto questi, tralasciando che le norme di legge prevedono che un luogo aperto al pubblico necessita di ingressi e servizi per tutti i potenziali utenti. Se così non è, non si potrebbe neanche parlare di contenitore culturale aperto a tutti. Dovrebbe essere la proprietà (che essendo la Chiesa rende il problema ancor più paradossale) a garantire l'accessibilità alla Sala anche ai disabili in carrozzina, trovando una soluzione definitiva volta a superare una volta per tutte l'incresciosa situazione, conflittuale con le norme di legge e assurda nel 2015.