Il Consiglio Regionale ricorda le vittime del crollo di via Roma
Il Presidente Introna ha aperto il Consiglio regionale rivolgendo un pensiero alla tragedia. "Un pensiero affettuoso alle donne ferite, con l'auspicio che possano riunirsi al più presto ai loro cari"
martedì 11 ottobre 2011
Il Presidente Introna ha aperto i lavori del Consiglio regionale rivolgendo un pensiero alla tragedia di Barletta. Questo il testo integrale dell'intervento:
«Colleghi consiglieri, lunedì, a Barletta, un crollo annunciato ha ucciso cinque donne. La valanga di macerie di tufo ha travolto la giovanissima Maria Cinquepalmi (14 anni) e quattro operaie: Pina Ceci, Matilde Doronzo, Giovanna Sardaro, Antonella Zaza. Nessuna più anziana di 37 anni. Nel Mezzogiorno delle donne senza lavoro, si muore per 4 euro all'ora, "in nero", in uno scantinato sommerso dalle macerie di una tragedia evitabile.
Interpretando lo sgomento dei pugliesi, il Consiglio regionale ricorda con sincera commozione le giovani vittime ed esprime ai congiunti il più accorato cordoglio.
Il Governo regionale ha reso concreta la solidarietà della Puglia, mettendo a disposizione dell'Amministrazione comunale risorse pari a 200mila euro, per le prime necessità delle famiglie. Insieme, rivolgiamo un pensiero affettuoso alle donne ferite, con l'auspicio che possano riunirsi al più presto ai loro cari.
Sentimenti di affetto e tenerezza vanno in particolare ad Emanuela Antonucci ed al suo piccolo, che si è dimostrato tanto forte. Venendo alla luce, tra qualche mese, quel bambino rappresenterà simbolicamente la vita che riprende anche dopo i momenti più oscuri.
Un abbraccio a Mariella Fasanella, estratta viva dalle rovine, a premiare gli sforzi di quanti si sono prodigati. A loro va la riconoscenza di tutti. In tanti si sono impegnati senza risparmio: operatori professionali e militari, volontari, semplici cittadini che hanno assicurato i primi decisivi soccorsi e non hanno cessato di offrire il loro contributo fino all'esaurimento delle forze.
Nel momento del bisogno, i barlettani hanno dato una grande prova di maturità. E chi non ha partecipato direttamente ai soccorsi, si è adoperato per far pervenire generi di conforto a chi era impegnato.
È ancora tempo del cordoglio, ma la commozione non può farci trascurare una riflessione sulle cause e sulle circostanze della tragedia. Sarà doloroso per molti, ma è un passaggio obbligato per chi rappresenta le Istituzioni.Ci guida il mònito del Capo dello Stato: "Fare giustizia, accertare le responsabilità, aiutare i sopravvissuti, prevenire altre tragedie", ha detto il presidente Napolitano. Non possiamo tacere che il dramma di Barletta si è verificato in un contesto di instabilità del fabbricato - con responsabilità da accertare – oltre che di precarietà di una condizione lavorativa "ignota all'Inps", come denunciato dal sindacato. E questo evoca la piaga del lavoro nero.
Lo stato di necessità delle donne, costrette ad un lavoro quale che sia pur di sostenere le proprie famiglie, non può farci chiudere gli occhi sulla mancanza di garanzie contrattuali, assicurative, previdenziali; per di più in locali non adatti a ospitare un laboratorio tessile. In un ambiente angusto, privo di ogni garanzia di sicurezza, tanto che il crollo ha sigillato il vano interrato come una trappola. La difficoltà di accedere all'occupazione non deve rappresentare un alibi, perché può generare mostri. C'è l'urgenza che gli Enti preposti conducano i necessari accertamenti, per assicurare il rispetto delle regole nel settore lavorativo.
Non più tardo di ieri, il Presidente della Repubblica è tornato a denunciare che "gli infortuni sul lavoro e gli incidenti mortali costituiscono un fenomeno sempre inaccettabile". Napolitano ha sollecitato "la piena osservanza di tutte le norme a garanzia della salute e dell'integrità dei lavoratori".E se mancano gli strumenti per assicurare il rispetto delle regole allora potenziarli diventa una priorità stringente.
Quando al lavoro nero si aggiungono i rischi della staticità, ci si rende conto di quanto le Pubbliche Amministrazioni debbano mettere in campo, per condurre campagne di controlli della stabilità strutturale degli edifici. Occorre alzare il livello di guardia. E questo vale in tutta la regione, tanto più nelle zone a più elevato rischio sismico.
La tutela dell'incolumità collettiva esige una conoscenza adeguata dello stato e delle caratteristiche del patrimonio edilizio. Pretende una scelta di collaborazione da parte del sistema delle Amministrazioni locali.La tragedia di Barletta può far tornare di attualità una proposta normativa già delineata e probabilmente tuttora attuale, sia pure suscettibile dei necessari aggiornamenti.
Fornire strumenti per una verifica istantanea era l'obiettivo di un'iniziativa legislativa adottata dalla Giunta regionale nel 2008 e decaduta al termine della scorsa legislatura, non essendo mai transitata in Aula. Il disegno di legge dell'Assessorato alle Opere Pubbliche chiedeva di rendere obbligatorio per tutti gli edifici pubblici il "fascicolo del fabbricato: un registro destinato a documentare la storia di tutti gli edifici pugliesi, dalla costruzione ai restauri ad ogni intervento eseguito.
Un indicatore in tempo reale della solidità di ogni fabbricato pubblico in Puglia, con possibilità di estendere l'esperienza alle abitazioni private. Un'autentica spia della vulnerabilità statica del patrimonio edilizio. La base di partenza per effettuare controlli, soprattutto sugli immobili a rischio, in coordinamento con i Comuni e gli altri enti locali.Ad integrarlo, informazioni sulla natura del suolo e sulle tecniche e materiali di costruzione.
Quella di Barletta, è una tragedia e tante tragedie insieme. La disoccupazione. Il lavoro nero, svolto in locali di fortuna. La precarietà. La condizione femminile. Il ricatto del bisogno: "in fondo, eravamo tutte ragazze madri", ha detto la superstite "guadagnavo solo 4 euro l'ora, ma ora chi me le ridà ?". È un nostro doloroso 8 marzo, che chiama la classe politica ad un intervento, ora più che mai.
Garantire un lavoro dignitoso a tutti, a cominciare dai giovani, è una priorità. Tradirla, significa pagare un costo inaccettabile, gravare intere generazioni e tante famiglie di piccoli e grandi drammi personali quotidiani.
I volti delle ragazze di Barletta devono restare nelle nostre coscienze e smuoverle o il sacrificio di cinque vite resterà inutile. Invito l'Aula ad osservare un minuto di raccoglimento».
«Colleghi consiglieri, lunedì, a Barletta, un crollo annunciato ha ucciso cinque donne. La valanga di macerie di tufo ha travolto la giovanissima Maria Cinquepalmi (14 anni) e quattro operaie: Pina Ceci, Matilde Doronzo, Giovanna Sardaro, Antonella Zaza. Nessuna più anziana di 37 anni. Nel Mezzogiorno delle donne senza lavoro, si muore per 4 euro all'ora, "in nero", in uno scantinato sommerso dalle macerie di una tragedia evitabile.
Interpretando lo sgomento dei pugliesi, il Consiglio regionale ricorda con sincera commozione le giovani vittime ed esprime ai congiunti il più accorato cordoglio.
Il Governo regionale ha reso concreta la solidarietà della Puglia, mettendo a disposizione dell'Amministrazione comunale risorse pari a 200mila euro, per le prime necessità delle famiglie. Insieme, rivolgiamo un pensiero affettuoso alle donne ferite, con l'auspicio che possano riunirsi al più presto ai loro cari.
Sentimenti di affetto e tenerezza vanno in particolare ad Emanuela Antonucci ed al suo piccolo, che si è dimostrato tanto forte. Venendo alla luce, tra qualche mese, quel bambino rappresenterà simbolicamente la vita che riprende anche dopo i momenti più oscuri.
Un abbraccio a Mariella Fasanella, estratta viva dalle rovine, a premiare gli sforzi di quanti si sono prodigati. A loro va la riconoscenza di tutti. In tanti si sono impegnati senza risparmio: operatori professionali e militari, volontari, semplici cittadini che hanno assicurato i primi decisivi soccorsi e non hanno cessato di offrire il loro contributo fino all'esaurimento delle forze.
Nel momento del bisogno, i barlettani hanno dato una grande prova di maturità. E chi non ha partecipato direttamente ai soccorsi, si è adoperato per far pervenire generi di conforto a chi era impegnato.
È ancora tempo del cordoglio, ma la commozione non può farci trascurare una riflessione sulle cause e sulle circostanze della tragedia. Sarà doloroso per molti, ma è un passaggio obbligato per chi rappresenta le Istituzioni.Ci guida il mònito del Capo dello Stato: "Fare giustizia, accertare le responsabilità, aiutare i sopravvissuti, prevenire altre tragedie", ha detto il presidente Napolitano. Non possiamo tacere che il dramma di Barletta si è verificato in un contesto di instabilità del fabbricato - con responsabilità da accertare – oltre che di precarietà di una condizione lavorativa "ignota all'Inps", come denunciato dal sindacato. E questo evoca la piaga del lavoro nero.
Lo stato di necessità delle donne, costrette ad un lavoro quale che sia pur di sostenere le proprie famiglie, non può farci chiudere gli occhi sulla mancanza di garanzie contrattuali, assicurative, previdenziali; per di più in locali non adatti a ospitare un laboratorio tessile. In un ambiente angusto, privo di ogni garanzia di sicurezza, tanto che il crollo ha sigillato il vano interrato come una trappola. La difficoltà di accedere all'occupazione non deve rappresentare un alibi, perché può generare mostri. C'è l'urgenza che gli Enti preposti conducano i necessari accertamenti, per assicurare il rispetto delle regole nel settore lavorativo.
Non più tardo di ieri, il Presidente della Repubblica è tornato a denunciare che "gli infortuni sul lavoro e gli incidenti mortali costituiscono un fenomeno sempre inaccettabile". Napolitano ha sollecitato "la piena osservanza di tutte le norme a garanzia della salute e dell'integrità dei lavoratori".E se mancano gli strumenti per assicurare il rispetto delle regole allora potenziarli diventa una priorità stringente.
Quando al lavoro nero si aggiungono i rischi della staticità, ci si rende conto di quanto le Pubbliche Amministrazioni debbano mettere in campo, per condurre campagne di controlli della stabilità strutturale degli edifici. Occorre alzare il livello di guardia. E questo vale in tutta la regione, tanto più nelle zone a più elevato rischio sismico.
La tutela dell'incolumità collettiva esige una conoscenza adeguata dello stato e delle caratteristiche del patrimonio edilizio. Pretende una scelta di collaborazione da parte del sistema delle Amministrazioni locali.La tragedia di Barletta può far tornare di attualità una proposta normativa già delineata e probabilmente tuttora attuale, sia pure suscettibile dei necessari aggiornamenti.
Fornire strumenti per una verifica istantanea era l'obiettivo di un'iniziativa legislativa adottata dalla Giunta regionale nel 2008 e decaduta al termine della scorsa legislatura, non essendo mai transitata in Aula. Il disegno di legge dell'Assessorato alle Opere Pubbliche chiedeva di rendere obbligatorio per tutti gli edifici pubblici il "fascicolo del fabbricato: un registro destinato a documentare la storia di tutti gli edifici pugliesi, dalla costruzione ai restauri ad ogni intervento eseguito.
Un indicatore in tempo reale della solidità di ogni fabbricato pubblico in Puglia, con possibilità di estendere l'esperienza alle abitazioni private. Un'autentica spia della vulnerabilità statica del patrimonio edilizio. La base di partenza per effettuare controlli, soprattutto sugli immobili a rischio, in coordinamento con i Comuni e gli altri enti locali.Ad integrarlo, informazioni sulla natura del suolo e sulle tecniche e materiali di costruzione.
Quella di Barletta, è una tragedia e tante tragedie insieme. La disoccupazione. Il lavoro nero, svolto in locali di fortuna. La precarietà. La condizione femminile. Il ricatto del bisogno: "in fondo, eravamo tutte ragazze madri", ha detto la superstite "guadagnavo solo 4 euro l'ora, ma ora chi me le ridà ?". È un nostro doloroso 8 marzo, che chiama la classe politica ad un intervento, ora più che mai.
Garantire un lavoro dignitoso a tutti, a cominciare dai giovani, è una priorità. Tradirla, significa pagare un costo inaccettabile, gravare intere generazioni e tante famiglie di piccoli e grandi drammi personali quotidiani.
I volti delle ragazze di Barletta devono restare nelle nostre coscienze e smuoverle o il sacrificio di cinque vite resterà inutile. Invito l'Aula ad osservare un minuto di raccoglimento».