I suicidi di Barletta: riflessioni e proposte sui fatti tragici nella nostra comunità
Un commento di Rete Giustizia e Pace. «Dobbiamo aspettare la tragedia prima che si intervenga?»
mercoledì 26 ottobre 2011
I responsabili di "Rete Giustizia e Pace Barletta" propongono ai lettori di Barlettalife un'interessante riflessione sulla catena di suicidi che sta colpendo la città di Barletta, scrivendo questa nota alla nostra redazione: «Cari amici di Barlettalife, vi inviamo in allegato un nostro comunicato. Ci affidiamo alla vostra sensibilità, e specialmente alla vostra professionalità, nel caso voleste pubblicare queste nostre riflessioni su un tema così delicato. Come noterete chiamiamo in causa la vostra categoria affinchè insieme si possa magari dare inizio a un dibattito sereno e costruttivo sul tema suicidio. Leggendovi oggi notiamo con piacere (ma è una conferma) l'etica da voi dimostrata dando spazio all'opinione di un sociologo per analizzare con sguardo lucido i fatti tragici accaduti. Crediamo sia il modo più costruttivo di affrontare queste notizie drammaticamente attuali».
Segue il commento: «L'escalation di suicidi avvenuti dopo i fatti tragici del crollo in via Roma ci pongono dinnanzi ad una realtà che prima non avevamo minimamente immaginato. Certo, i suicidi ci sono sempre stati a Barletta ma non di questa entità e soprattutto non con questa cadenza. In un'epoca in cui i mezzi di comunicazione hanno fatto balzi da gigante ci si chiede se questi abbiano seriamente "infranto le barriere", come enfaticamente si usa dire, avvicinandoci li uni con gli altri. E' sotto gli occhi di tutti quanto il mezzo, seppur sofisticato, non basti da solo a soddisfare il fine: un'umanità realmente più vicina.
In città come Roma e Milano sono diffusi i casi in cui persone depresse si tolgono la vita lanciandosi sotto i treni della metropolitana, i media del posto tuttavia usano non dare alcuna rilevanza alla notizia. Questo avviene non perché la tragedia sia immeritevole di considerazione ma per evitare spiacevoli effetti domino. Esattamente come quelli a cui stiamo assistendo in questi giorni a Barletta, dove i media locali hanno posto in evidenza il fatto. I telegiornali, ad esempio, nella scaletta l'hanno dato come prima notizia. La psichiatria ha da tempo evidenziato le connessioni fra questi fenomeni, la loro modalità e una certa predisposizione delle vittime ad attirare l'attenzione per far luce sul proprio malessere. I media rappresentano una cassa di risonanza ideale in questi casi. Gli studiosi moderni del suicidio hanno denominato "effetto Werther" l'influenza esercitata dai mass media sui comportamenti suicidi; gli psichiatri imputano a questo fattore di imitazione una delle molle determinanti a far scattare il gesto sconsiderato.
Ovviamente nessuno è nelle condizioni di poter dire quali siano state le concause che hanno spinto i nostri concittadini a compiere un gesto simile. Ma vagliare tutte le ipotesi, notare le correlazioni, analizzarle e attuare dei provvedimenti non sarebbe comunque auspicabile? Ridurre tutto a un articoletto, come questo, non crediamo sia sufficiente. Noi abbiamo iniziato ponendo delle considerazioni, speriamo adesso che persone più competenti, e con più strumenti di noi, proseguano.
Un fenomeno di questa portata non si era mai registrato in precedenza, allora ci chiediamo se non sia arrivato il momento che i media considerino i potenziali effetti nocivi che il dovere di cronaca può comportare in tali situazioni. Non sarà forse il caso di rivedere certe scelte editoriali o le modalità in cui vengono fornite queste notizie?
E poi, dato che nelle grandi metropoli si corre contro il tempo per arginare questi fenomeni, cercando specialmente di giocare d'anticipo con la carta della prevenzione chiediamo: è in grado l'amministrazione comunale di attuare delle campagne preventive sul fenomeno?
Forse non è ancora abbastanza chiaro che qui a Barletta c'è un problema? Dobbiamo aspettare sempre la tragedia prima che si intervenga?».
Segue il commento: «L'escalation di suicidi avvenuti dopo i fatti tragici del crollo in via Roma ci pongono dinnanzi ad una realtà che prima non avevamo minimamente immaginato. Certo, i suicidi ci sono sempre stati a Barletta ma non di questa entità e soprattutto non con questa cadenza. In un'epoca in cui i mezzi di comunicazione hanno fatto balzi da gigante ci si chiede se questi abbiano seriamente "infranto le barriere", come enfaticamente si usa dire, avvicinandoci li uni con gli altri. E' sotto gli occhi di tutti quanto il mezzo, seppur sofisticato, non basti da solo a soddisfare il fine: un'umanità realmente più vicina.
In città come Roma e Milano sono diffusi i casi in cui persone depresse si tolgono la vita lanciandosi sotto i treni della metropolitana, i media del posto tuttavia usano non dare alcuna rilevanza alla notizia. Questo avviene non perché la tragedia sia immeritevole di considerazione ma per evitare spiacevoli effetti domino. Esattamente come quelli a cui stiamo assistendo in questi giorni a Barletta, dove i media locali hanno posto in evidenza il fatto. I telegiornali, ad esempio, nella scaletta l'hanno dato come prima notizia. La psichiatria ha da tempo evidenziato le connessioni fra questi fenomeni, la loro modalità e una certa predisposizione delle vittime ad attirare l'attenzione per far luce sul proprio malessere. I media rappresentano una cassa di risonanza ideale in questi casi. Gli studiosi moderni del suicidio hanno denominato "effetto Werther" l'influenza esercitata dai mass media sui comportamenti suicidi; gli psichiatri imputano a questo fattore di imitazione una delle molle determinanti a far scattare il gesto sconsiderato.
Ovviamente nessuno è nelle condizioni di poter dire quali siano state le concause che hanno spinto i nostri concittadini a compiere un gesto simile. Ma vagliare tutte le ipotesi, notare le correlazioni, analizzarle e attuare dei provvedimenti non sarebbe comunque auspicabile? Ridurre tutto a un articoletto, come questo, non crediamo sia sufficiente. Noi abbiamo iniziato ponendo delle considerazioni, speriamo adesso che persone più competenti, e con più strumenti di noi, proseguano.
Un fenomeno di questa portata non si era mai registrato in precedenza, allora ci chiediamo se non sia arrivato il momento che i media considerino i potenziali effetti nocivi che il dovere di cronaca può comportare in tali situazioni. Non sarà forse il caso di rivedere certe scelte editoriali o le modalità in cui vengono fornite queste notizie?
E poi, dato che nelle grandi metropoli si corre contro il tempo per arginare questi fenomeni, cercando specialmente di giocare d'anticipo con la carta della prevenzione chiediamo: è in grado l'amministrazione comunale di attuare delle campagne preventive sul fenomeno?
Forse non è ancora abbastanza chiaro che qui a Barletta c'è un problema? Dobbiamo aspettare sempre la tragedia prima che si intervenga?».