«I sacrifici della nostra generazione non pagano più»
L’Erasmus raccontato da Stefano Peres
sabato 11 gennaio 2014
Stefano Peres, studente barlettano attualmente iscritto all'Università di Giurisprudenza di Bari, grazie al progetto ERASMUS, ha vinto una borsa di studio per un anno a Las Palmas de Gran Canaria. Dagli anni del liceo si è subito addentrato nel mondo del lavoro, sperimentando vari ambienti e svolgendo altrettante mansioni, ultima delle quali, servizio in sala nell'ambito pub. Col tempo ha sviluppato la sua "ormai irrefrenabile" passione di viaggiare, soprattutto all'estero, facendone uno stile di vita.
Da tre mesi vivi a Las Palmas, sogno o ambizione, cosa ti ha indotto al trasferimento?
«Da sempre ho desiderato vivere fuori Barletta e soprattutto fuori dall'Italia. Il mondo è così pieno di scelte e possibilità, gente e posti nuovi, perché non accorciare le distanze? Quindi sì, direi sogno, anche ambizione e tanta curiosità e un modo alternativo per farlo è anche l'Erasmus, la mia prima avventura così a lungo termine di una serie che verrà».
Curiosità, tradizioni e storia, cosa ti affascina maggiormente della Spagna? Riusciresti ad elencarmi le cinque cose che invece ti mancano di Barletta?
«Barcellona è stato il mio secondo viaggio-studio all'estero a soli 16 anni e da quel momento ho realizzato che questa terra, con questo splendido popolo, sarebbe stato uno dei miei tanti luoghi ideali in cui vivere. In seguito al 2006 ho girato spesso la Spagna conoscendone la lingua e un po' la storia, leggendo dei vari scrittori, artisti, ed avendo appreso tanto delle varie culture locali, mi ha sempre affascinato enormemente questa nazione, il modo di vivere, di pensare, di sorridere e di rapportarsi con la gente. Di Barletta mi mancano in primis i familiari e gli amici, sicuramente anche quei momenti free time trascorsi a passeggiare per la zona del Castello e del porto. Dal punto di vista "venale", parecchi dei nostri prodotti alimentari a cui siamo ben abituati. Per il resto la bellissima città di Barletta mi ha dato tanto, anche se per il momento non mi manca altro».
Come si differenziano il mondo universitario italiano e quello canario?
«La differenza è abissale. Qui c'è un'attenzione mirata nei confronti degli studenti, intesi come persone da indirizzare verso i migliori percorsi possibili e "come strumenti indispensabili per il futuro di un paese" (queste non sono solo le parole del Rettore della ULPGC, ma rispecchiano i fatti). Dal punto di vista logistico esiste un "Campus Virtual" online e forum per ogni materia (condivisibili tra soli studenti \ insegnante e studenti \ insegnante e singolo studente). Circa gli esami ci sono varie modalità di svolgimento che lo studente sceglie sempre in base alle proprie esigenze. C'è anche la possibilità di sostenere corsi privati (a prezzi bassi) di lingua straniera, col rilascio di diplomi di livello internazionale, come "Cambridge", "DELE", "DELF". Le segreterie universitarie funzionano in maniera ideale, seppur non manchino parecchie procedure burocratiche. In ogni campus ci sono delle ottime biblioteche ad orario continuato, inoltre la manutenzione della struttura (per quanto non sia di grandi pretese), è ennesimo simbolo di civiltà che contraddistingue l'estero, di cui non nascondo che in Italia anche noi ragazzi siamo spesso carenti. C'è chi dice che l'Erasmus sia una perdita di tempo per la tempistica e la qualità degli studi. Questo perché chi dovrebbe assicurarci un maggiore e miglior servizio, non si occupa di comparare minimamente il nostro al sistema scolastico straniero. Nella mia facoltà di Bari, non mancano docenti competenti e servizi standard, però valutando nel complesso direi che c'è solo da imparare dall'estero e soprattutto cominciare ad agire. Non sempre è questione di "mancanza di fondi"».
Quali sono le tue nuove abitudini canarie? Tra i posti che hai conosciuto in questo periodo, ce n'è uno che non dimenticherai?
«Adattarsi a una nuova vita è stato un gioco e le mie giornate tipo sono a tratti cambiate. Ho più tempo libero, vado molto al mare anche solo per "dar una vuelta", c'è una movida diversa, sto studiando leggermente di più e cammino quasi esclusivamente a piedi. Prendo mezzi pubblici solo per andare fuori città, al campus o fuori quartiere. Nel secondo semestre ho intenzione di ricominciare un lavoro part-time e di seguire delle attività sportive tra cui il surf. Per il momento ho girato poco l'isola e ho in programma di visitare le altre sei durante il resto dell'anno. La zona del Sud, da Maspalomas a Puertorico e dintorni, con i suoi paesini, paesaggi e tramonti, sarà davvero difficile da dimenticare. Ho fatto nuove amicizie, ho conosciuto gente del posto e del resto d'Europa, altre culture, altri pensieri, ho avuto il piacere di percepire un maggiorato senso di civiltà e di semplicità nel vivere. Per adesso "Vivo en un Archipiélago" - come direbbero i Canari - e ne godo l'imprevedibile».
Nel ventaglio delle tue possibilità future vanti quella di vivere lontano da Barletta?
«Questo contesto multiculturale ha cambiato di poco l'asse dei miei progetti. L'intenzione iniziale era di intraprendere il cammino della professione forense e al contempo, specializzarmi in ambito delle relazioni internazionali, in Italia. Adesso invece, ho deciso di specializzarmi direttamente all'estero e girare ancora. L'avvocatura è sempre stato uno dei miei sogni principali e un giorno o l'altro, lo realizzerò comunque. Purtroppo il settore forense, come molti altri, è saturo e molti dei sacrifici della nostra generazione non pagano più. Sin dall'inizio ho sempre avuto più di un piano B e a prescindere da quella che hanno battezzato come "la crisi", c'è un infinito di opportunità oltre le nostre cerchie, perché radicarsi sin da giovani senza aver visto e fatto cose nuove, magari migliori, di quello che ci si è prospettati?».
Se per un gioco favolistico potessi sostituire per sempre la tua vecchia vita con quella attuale, accetteresti lo scambio? Sapresti descrivere le emozioni che stai provando in questa trasferta?
«Assolutamente no. L'esperienza Erasmus è sicuramente unica ed è un regalo di vita, anche una sorta di vacanza dalla "vecchia vita", ma deve rimanere tale perché ogni giorno è una nuova avventura. Ogni minuto della mia vita l'ho sempre deciso io; fare questo scambio per me, significherebbe rinunciare a una serie di traguardi raggiunti e fossilizzarsi in un'altrettanta "vecchia vita". Il desiderio di vivere a Gran Canaria è forte, ma di sicuro mi sentirei di nuovo stretto. Di emozioni ne sto vivendo tante e una più positiva dell'altra, prima fra tutte stare a stretto contatto con la natura e con tutto ciò che mi è nuovo. Ogni giorno è una gioia diversa e i momenti "no" sono anche capitati, ma che ben vengano. Mi sento meglio, rigenerato e alternativamente felice. Avevo bisogno di un piccolo cambiamento, la staticità mi stava stancando abbastanza».
"Viva Gran Canaria", cosa significa per te questa frase?
«È stato il mio urlo adrenalinico in volo, durante un Puenting a Santa Brígida. Proprio quel giorno ho festeggiato il mio primo mese qui e l'ho voluto fare alla grande. È stata una frase gridata di getto e forse non avrà un significato univoco, chi lo sa, so solo che anche questa terra rimarrà nel mio cuore, perché Gran Canaria non è soltanto un'isola».
Da tre mesi vivi a Las Palmas, sogno o ambizione, cosa ti ha indotto al trasferimento?
«Da sempre ho desiderato vivere fuori Barletta e soprattutto fuori dall'Italia. Il mondo è così pieno di scelte e possibilità, gente e posti nuovi, perché non accorciare le distanze? Quindi sì, direi sogno, anche ambizione e tanta curiosità e un modo alternativo per farlo è anche l'Erasmus, la mia prima avventura così a lungo termine di una serie che verrà».
Curiosità, tradizioni e storia, cosa ti affascina maggiormente della Spagna? Riusciresti ad elencarmi le cinque cose che invece ti mancano di Barletta?
«Barcellona è stato il mio secondo viaggio-studio all'estero a soli 16 anni e da quel momento ho realizzato che questa terra, con questo splendido popolo, sarebbe stato uno dei miei tanti luoghi ideali in cui vivere. In seguito al 2006 ho girato spesso la Spagna conoscendone la lingua e un po' la storia, leggendo dei vari scrittori, artisti, ed avendo appreso tanto delle varie culture locali, mi ha sempre affascinato enormemente questa nazione, il modo di vivere, di pensare, di sorridere e di rapportarsi con la gente. Di Barletta mi mancano in primis i familiari e gli amici, sicuramente anche quei momenti free time trascorsi a passeggiare per la zona del Castello e del porto. Dal punto di vista "venale", parecchi dei nostri prodotti alimentari a cui siamo ben abituati. Per il resto la bellissima città di Barletta mi ha dato tanto, anche se per il momento non mi manca altro».
Come si differenziano il mondo universitario italiano e quello canario?
«La differenza è abissale. Qui c'è un'attenzione mirata nei confronti degli studenti, intesi come persone da indirizzare verso i migliori percorsi possibili e "come strumenti indispensabili per il futuro di un paese" (queste non sono solo le parole del Rettore della ULPGC, ma rispecchiano i fatti). Dal punto di vista logistico esiste un "Campus Virtual" online e forum per ogni materia (condivisibili tra soli studenti \ insegnante e studenti \ insegnante e singolo studente). Circa gli esami ci sono varie modalità di svolgimento che lo studente sceglie sempre in base alle proprie esigenze. C'è anche la possibilità di sostenere corsi privati (a prezzi bassi) di lingua straniera, col rilascio di diplomi di livello internazionale, come "Cambridge", "DELE", "DELF". Le segreterie universitarie funzionano in maniera ideale, seppur non manchino parecchie procedure burocratiche. In ogni campus ci sono delle ottime biblioteche ad orario continuato, inoltre la manutenzione della struttura (per quanto non sia di grandi pretese), è ennesimo simbolo di civiltà che contraddistingue l'estero, di cui non nascondo che in Italia anche noi ragazzi siamo spesso carenti. C'è chi dice che l'Erasmus sia una perdita di tempo per la tempistica e la qualità degli studi. Questo perché chi dovrebbe assicurarci un maggiore e miglior servizio, non si occupa di comparare minimamente il nostro al sistema scolastico straniero. Nella mia facoltà di Bari, non mancano docenti competenti e servizi standard, però valutando nel complesso direi che c'è solo da imparare dall'estero e soprattutto cominciare ad agire. Non sempre è questione di "mancanza di fondi"».
Quali sono le tue nuove abitudini canarie? Tra i posti che hai conosciuto in questo periodo, ce n'è uno che non dimenticherai?
«Adattarsi a una nuova vita è stato un gioco e le mie giornate tipo sono a tratti cambiate. Ho più tempo libero, vado molto al mare anche solo per "dar una vuelta", c'è una movida diversa, sto studiando leggermente di più e cammino quasi esclusivamente a piedi. Prendo mezzi pubblici solo per andare fuori città, al campus o fuori quartiere. Nel secondo semestre ho intenzione di ricominciare un lavoro part-time e di seguire delle attività sportive tra cui il surf. Per il momento ho girato poco l'isola e ho in programma di visitare le altre sei durante il resto dell'anno. La zona del Sud, da Maspalomas a Puertorico e dintorni, con i suoi paesini, paesaggi e tramonti, sarà davvero difficile da dimenticare. Ho fatto nuove amicizie, ho conosciuto gente del posto e del resto d'Europa, altre culture, altri pensieri, ho avuto il piacere di percepire un maggiorato senso di civiltà e di semplicità nel vivere. Per adesso "Vivo en un Archipiélago" - come direbbero i Canari - e ne godo l'imprevedibile».
Nel ventaglio delle tue possibilità future vanti quella di vivere lontano da Barletta?
«Questo contesto multiculturale ha cambiato di poco l'asse dei miei progetti. L'intenzione iniziale era di intraprendere il cammino della professione forense e al contempo, specializzarmi in ambito delle relazioni internazionali, in Italia. Adesso invece, ho deciso di specializzarmi direttamente all'estero e girare ancora. L'avvocatura è sempre stato uno dei miei sogni principali e un giorno o l'altro, lo realizzerò comunque. Purtroppo il settore forense, come molti altri, è saturo e molti dei sacrifici della nostra generazione non pagano più. Sin dall'inizio ho sempre avuto più di un piano B e a prescindere da quella che hanno battezzato come "la crisi", c'è un infinito di opportunità oltre le nostre cerchie, perché radicarsi sin da giovani senza aver visto e fatto cose nuove, magari migliori, di quello che ci si è prospettati?».
Se per un gioco favolistico potessi sostituire per sempre la tua vecchia vita con quella attuale, accetteresti lo scambio? Sapresti descrivere le emozioni che stai provando in questa trasferta?
«Assolutamente no. L'esperienza Erasmus è sicuramente unica ed è un regalo di vita, anche una sorta di vacanza dalla "vecchia vita", ma deve rimanere tale perché ogni giorno è una nuova avventura. Ogni minuto della mia vita l'ho sempre deciso io; fare questo scambio per me, significherebbe rinunciare a una serie di traguardi raggiunti e fossilizzarsi in un'altrettanta "vecchia vita". Il desiderio di vivere a Gran Canaria è forte, ma di sicuro mi sentirei di nuovo stretto. Di emozioni ne sto vivendo tante e una più positiva dell'altra, prima fra tutte stare a stretto contatto con la natura e con tutto ciò che mi è nuovo. Ogni giorno è una gioia diversa e i momenti "no" sono anche capitati, ma che ben vengano. Mi sento meglio, rigenerato e alternativamente felice. Avevo bisogno di un piccolo cambiamento, la staticità mi stava stancando abbastanza».
"Viva Gran Canaria", cosa significa per te questa frase?
«È stato il mio urlo adrenalinico in volo, durante un Puenting a Santa Brígida. Proprio quel giorno ho festeggiato il mio primo mese qui e l'ho voluto fare alla grande. È stata una frase gridata di getto e forse non avrà un significato univoco, chi lo sa, so solo che anche questa terra rimarrà nel mio cuore, perché Gran Canaria non è soltanto un'isola».