I mestieri tradizionali conquistano i giovani barlettani
Emanuele racconta la sua scelta di fare il pane anziché il giudice. «Spesso però si tratta di scelte dettate dal bisogno occupazionale»
lunedì 5 novembre 2012
Con riferimento ad un precedente articolo in cui si cercava di valutare il ritorno dei mestieri della tradizione collegandoli al momento di crisi, abbiamo incontrato per discuterne Emanuele Dambra, un giovane che dopo aver conseguito una laurea in Giurisprudenza, ha scelto di far carriera nella piccola impresa di famiglia, un panificio.
Mestieri tradizionali: ritiene che il recupero di questi possa essere un'efficace valvola di sfogo per la drammatica situazione di disoccupazione, che il momento di crisi sta ancor più inasprendo?
Certamente sì: bisogna spingere all'accesso di questi mestieri più antichi le nuove leve, i giovani. Anche perché l'Italia, e il Mezzogiorno soprattutto, è un territorio che si è sempre fatto valere per le sue artigianalità. Dobbiamo spingere sul recupero dei mestieri, che poi possono tradursi nella nostra forza economica. Oggi, infatti, assistiamo a un aumento di domanda di prodotti artigianali non solo da parte della popolazione locale, ma anche dal Nord Italia e dall'estero.
Quello della disoccupazione è problema enorme, però incentivare al ritorno a questo tipo di attività può attenuarne la gravità.
Lei ha compiuto una scelta importante e coraggiosa: dopo aver conseguito una laurea, ha deciso invece di seguire la piccola attività d'impresa dei suoi genitori, un panificio. Come mai?
Tutto nasce da una mia importante esperienza nel mondo del volontariato, in particolare negli scout, di cui ancora faccio parte. Questo nel corso degli anni mi ha insegnato a gestire risorse e persone. Chiaramente quando ho intrapreso il mio corso di studi universitari, il progetto era diverso: pensavo al concorso in magistratura. Mi sono specializzato anche nel commercio internazionale, diritto commerciale e ciò che riguarda il mondo delle imprese. Intanto si faceva sempre più forte in me l'idea di proseguire quella strada che mio padre ha intrapreso molti anni fa. Dopo la laurea, grazie ad amici inseriti in importanti aziende che mi hanno saggiamente consigliato, mi sono convinto a prendere questa decisione.
Di cosa si occupa qui?
Noi produciamo pane e prodotti da forno, in più la nostra azienda offre servizio di catering e da un paio d'anni abbiamo avviato un progetto di commercializzazione di prodotti tipici pugliesi con l'estero tramite internet. Collaboriamo con l'Università di Foggia, facoltà di Scienze e Tecnologie alimentari, ospitando anche studenti che preparano le loro tesi nelle materie alimentari e chimiche. Quindi mi occupo della parte organizzativa, per così dire imprenditoriale, sia del lavoro in laboratorio, mettendo insomma 'le mani in pasta'.
Riesce quest'attività a gratificarla sia economicamente sia umanamente?
E' un lavoro che richiede grandi sacrifici sia economici che lavorativi, con orari molto scomodi, ma ne sono ripagato.
Secondo lei è meglio una buona scuola professionale o una mediocre e tardiva laurea? L'università è solo un luogo per preparare alle professioni d'indirizzo o può essere utile anche a chi sceglie di proseguire in un'attività simile a questa?
Sicuramente una buona scuola professionale può agevolare un ragazzo nella ricerca del lavoro, più di una laurea tardiva. Tuttavia, l'Università, nel mio caso o comunque per chi decide di intraprendere carriere in attività artigianali, è fondamentale per l'acquisizione, durante gli studi, di una forma mentis. Durante il periodo universitario ho avuto modo di approfondire gli studi in un settore vicino al settore imprenditoriale e questo mi è stato molto di aiuto: per interfacciarmi meglio con i clienti, le Istituzioni e dirigenti di aziende con le quali collaboriamo. Anche l'approccio con i dipendenti è differente rispetto ad altri con una preparazione di studi meno adeguata.
Anche a Barletta abbiamo notato una leggera crescita del ritorno di mestieri tradizionali (sarti, panettieri, calzolai, fabbri): lei ne ha sentore? Come pensa che possano le Istituzioni locali e nazionali intervenire per promuovere e incentivare i mestieri?
Ho riscontrato una ripresa di questi mestieri tradizionali soprattutto nel mio settore. Spesso però si tratta di scelte dettate dal bisogno occupazionale: ci si avvicinava a questo tipo di lavori senza nessuna esperienza o conoscenza, e soprattutto senza l'importantissima 'gavetta'. Nel nostro settore, per acquisire padronanza, è necessario fare 'praticantato' prima per diversi anni. Io l'ho acquisita frequentando il laboratorio di mio padre da quando ero piccolo.
L'incentivo istituzionale deve essere soprattutto quello di favorire l'accesso al credito, ma anche organizzare, come vedo in altri paesi, degli enti che seguano le aziende, specie quelle artigianali, con figure professionali per aiutarle a recepire le varie forme di finanziamento come i bandi.
Mestieri tradizionali: ritiene che il recupero di questi possa essere un'efficace valvola di sfogo per la drammatica situazione di disoccupazione, che il momento di crisi sta ancor più inasprendo?
Certamente sì: bisogna spingere all'accesso di questi mestieri più antichi le nuove leve, i giovani. Anche perché l'Italia, e il Mezzogiorno soprattutto, è un territorio che si è sempre fatto valere per le sue artigianalità. Dobbiamo spingere sul recupero dei mestieri, che poi possono tradursi nella nostra forza economica. Oggi, infatti, assistiamo a un aumento di domanda di prodotti artigianali non solo da parte della popolazione locale, ma anche dal Nord Italia e dall'estero.
Quello della disoccupazione è problema enorme, però incentivare al ritorno a questo tipo di attività può attenuarne la gravità.
Lei ha compiuto una scelta importante e coraggiosa: dopo aver conseguito una laurea, ha deciso invece di seguire la piccola attività d'impresa dei suoi genitori, un panificio. Come mai?
Tutto nasce da una mia importante esperienza nel mondo del volontariato, in particolare negli scout, di cui ancora faccio parte. Questo nel corso degli anni mi ha insegnato a gestire risorse e persone. Chiaramente quando ho intrapreso il mio corso di studi universitari, il progetto era diverso: pensavo al concorso in magistratura. Mi sono specializzato anche nel commercio internazionale, diritto commerciale e ciò che riguarda il mondo delle imprese. Intanto si faceva sempre più forte in me l'idea di proseguire quella strada che mio padre ha intrapreso molti anni fa. Dopo la laurea, grazie ad amici inseriti in importanti aziende che mi hanno saggiamente consigliato, mi sono convinto a prendere questa decisione.
Di cosa si occupa qui?
Noi produciamo pane e prodotti da forno, in più la nostra azienda offre servizio di catering e da un paio d'anni abbiamo avviato un progetto di commercializzazione di prodotti tipici pugliesi con l'estero tramite internet. Collaboriamo con l'Università di Foggia, facoltà di Scienze e Tecnologie alimentari, ospitando anche studenti che preparano le loro tesi nelle materie alimentari e chimiche. Quindi mi occupo della parte organizzativa, per così dire imprenditoriale, sia del lavoro in laboratorio, mettendo insomma 'le mani in pasta'.
Riesce quest'attività a gratificarla sia economicamente sia umanamente?
E' un lavoro che richiede grandi sacrifici sia economici che lavorativi, con orari molto scomodi, ma ne sono ripagato.
Secondo lei è meglio una buona scuola professionale o una mediocre e tardiva laurea? L'università è solo un luogo per preparare alle professioni d'indirizzo o può essere utile anche a chi sceglie di proseguire in un'attività simile a questa?
Sicuramente una buona scuola professionale può agevolare un ragazzo nella ricerca del lavoro, più di una laurea tardiva. Tuttavia, l'Università, nel mio caso o comunque per chi decide di intraprendere carriere in attività artigianali, è fondamentale per l'acquisizione, durante gli studi, di una forma mentis. Durante il periodo universitario ho avuto modo di approfondire gli studi in un settore vicino al settore imprenditoriale e questo mi è stato molto di aiuto: per interfacciarmi meglio con i clienti, le Istituzioni e dirigenti di aziende con le quali collaboriamo. Anche l'approccio con i dipendenti è differente rispetto ad altri con una preparazione di studi meno adeguata.
Anche a Barletta abbiamo notato una leggera crescita del ritorno di mestieri tradizionali (sarti, panettieri, calzolai, fabbri): lei ne ha sentore? Come pensa che possano le Istituzioni locali e nazionali intervenire per promuovere e incentivare i mestieri?
Ho riscontrato una ripresa di questi mestieri tradizionali soprattutto nel mio settore. Spesso però si tratta di scelte dettate dal bisogno occupazionale: ci si avvicinava a questo tipo di lavori senza nessuna esperienza o conoscenza, e soprattutto senza l'importantissima 'gavetta'. Nel nostro settore, per acquisire padronanza, è necessario fare 'praticantato' prima per diversi anni. Io l'ho acquisita frequentando il laboratorio di mio padre da quando ero piccolo.
L'incentivo istituzionale deve essere soprattutto quello di favorire l'accesso al credito, ma anche organizzare, come vedo in altri paesi, degli enti che seguano le aziende, specie quelle artigianali, con figure professionali per aiutarle a recepire le varie forme di finanziamento come i bandi.