I mestieri tradizionali ci salveranno

Cercasi giovani artigiani, Barletta ha già cominciato. Storie di gavetta e di lavori che nessuno vuole più svolgere

lunedì 8 ottobre 2012 11.58
A cura di Paolo Doronzo
Il tabù italiano cui è legato il futuro lavorativo dei giovani, è strettamente connesso a discendenze che affondano le proprie radici in decenni passati, forse in secoli. Nella rubrica L'Amaca de la Repubblica, Michele Serra riferisce che "Nella tradizione classista del nostro Paese, le scuole professionali e i lavori manuali sono considerati da sempre lo sbocco naturale dei figli dei poveri; la laurea, il dovuto approdo dei figli dei ricchi". Probabilmente questa riflessione appartiene, al contrario, ai politici e perciò non si esprimono su quest'argomento per non essere accusati di volere un'Università elitaria. Invece il discorso dovrebbe aprirsi: una buona scuola professionale o una mediocre e tardiva laurea? Chiaramente il ragionamento deve tenere conto delle soggettività, ma anche dei dati che il momento di crisi economica ci offre. La crisi occupazionale, che versa in condizioni sempre più gravi, potrebbe avere riflessi meno negativi con un ritorno all'incentivazione di quei mestieri che sono stati cardini dell'economia italiana per decenni. Diminuisce il numero di coloro che li sanno ancora fare, vengono dimenticati fino a rischiare l'estinzione. Attraverso loro poniamo la domanda paradossale: professionisti sfruttati e sottopagati o artigiani felici, occupati e spesso saldi economicamente?

I dati del Rapporto 2010 Excelsior-Unioncamere evidenziano come a fronte di circa 550mila nuove assunzioni previste in svariati settori, le aziende hanno difficoltà a coprire oltre 147mila posti, pari al 26,7% del totale. Ma in netta controtendenza ci sono molti esempi: gli installatori d'infissi, dove su circa 1.500 nuove richieste d'assunzione le aziende non ne riescono a trovare una percentuale pari all'83%; per quanto riguarda i panettieri artigianali risulta difficile coprire il 39,4% dei posti disponibili anche perché è un lavoro sempre faticoso specialmente per gli orari notturni nonostante l'evoluzione delle tecnologie di panificazione. Così come latita il 21,9% dei sarti e tagliatori artigianali richiesti.

Anche a Barletta si discute di tale problematica, soprattutto fra i giovani, che sempre più spesso li vede far fagotto e andare all'estero, o accettare un qualsiasi lavoro sottopagato. Sono gli anni del call center questi, la cui morsa è sempre più stretta perché aggiungiamo il problema atavico della disoccupazione al Sud Italia. Barlettalife ha raccontato qualche storia di chi ha risposto ai problemi del lavoro buttandosi coraggiosamente in un ritorno ad antichi mestieri. Tuttavia anche un leggero ripristino di questi si è già visto nella città della Disfida. Infatti, non mancano giovani che si sono lanciati in carriere di artigiani coma sarti, panettieri, fabbri, calzolai, falegnami. Spesso, ricompensati economicamente, hanno fatto la gavetta presso botteghe di vecchi artigiani,già esistenti, magari dei genitori.

Si spera che il Governo nazionale, ma anche le Istituzioni locali, riescano a comprendere e far comprendere questo passaggio fondamentale per una risoluzione del problema disoccupazione, con corrette campagne d'informazione e formazione volte alla scoperta degli antichi mestieri.