I funerali di Giuseppe Tupputi, Barletta saluta il 43enne ucciso nel suo bar
Le esequie sono celebrate dall'Arcivescovo Mons. Leonardo D'Ascenzo
martedì 19 aprile 2022
15.44
Un'intera città a lutto per unirsi al dolore della famiglia di Giuseppe Tupputi. Inizieranno alle ore 16:00 i funerali del barista ucciso con tre colpi di pistola dietro il bancone del suo locale lunedì 11 aprile. Il corpo del giovane padre di famiglia (43 anni) è stato portato questa mattina nella parrocchia Cuore Immacolato di Maria, a pochi metri da via Rionero, sede del Morrison's Revolution, il locale gestito da Giuseppe.
L'ultimo saluto al 43enne arriva da familiari e amici, sconvolti da una morte che non trova senso. Non manca il cordoglio dell'intera città e di un quartiere silenzioso. Alle esequie, infatti, hanno preso parte molti comuni cittadini che, ancora una volta, si trovano a fare i conti con episodi di sangue che rivelano la parte più incancrenita di questa comunità.
Di seguito le parole dell'arcivescovo Leonardo D'Ascenzo: «Non è facile per i discepoli di Gesù comprendere la resurrezione: non è facile accogliere la resurrezione come verità e motivo di speranza quando la morte stronca la vita di una persona cara. Di fronte alla morte di Giuseppe è necessario innanzitutto che Barletta pianga. Il pianto aiuti questa città ad essere madre che dona vita. Di fronte a queste morti è necessario che Barletta si svegli davvero e che queste lacrime di dolori si trasformino nella forza necessaria per fare rete. Non vogliamo più che simili tragedie accadano.
La nostra è una società malata, come ha detto papa Francesco, e per questo dobbiamo prendercene cura con costanza. Vescovo, Prefetto e sindaco, abbiamo sottoscritto un patto educativo provinciale. Vogliamo fare rete cercando di comprendere e dare risposte con molti altri soggetti. Siamo convinti che sia questa la strada da percorrere. Non ci sono soluzioni che dalla sera alla mattina ribaltano situazioni sociali caratterizzate da carenze e mancanze. La soluzione è la convivenza pacifica e solidale. Un altro delitto: insieme alla vittima (il giovane Giuseppe ucciso mentre stava solo lavorando in questo quartiere), è stata colpita anche la sua famiglia che non ha più un marito e un papà.
Di fronte a questo omicidio sperimentiamo sentimenti di delusione, rabbia, sfiducia e impotenza, insieme a sofferenza e dolore. Non possiamo arrenderci: proseguiamo perseguendo la cultura della vita, della legalità e della dignità della persona umana. L'esempio di Gesù sia esempio per organizzarci in una reazione nel bene che veda tutti uniti in un unico corpo, una sola famiglia. È il momento di stringersi intorno alla famiglia. Facciamo sentire la nostra vicinanza».
Per poi rivolgere un messaggio alla famiglia: «Cara Giusy, cara Francesca e Sofia, il buio e il vuoto non impedisca ai vostri occhi, anche se nel pianto, di incontrare angeli capaci di consolarvi. E soprattutto non chiudete le vostre orecchie alla voce di Gesù. Per voi chiediamo a Dio la grazia della speranza oltre alla consolazione».
Sono seguite le parole della moglie Giusy che con un filo di voce ha ricordato il loro amore a lavoro e nella vita privata.
È seguito il corteo funebre davanti al bar della vittima,
L'ultimo saluto al 43enne arriva da familiari e amici, sconvolti da una morte che non trova senso. Non manca il cordoglio dell'intera città e di un quartiere silenzioso. Alle esequie, infatti, hanno preso parte molti comuni cittadini che, ancora una volta, si trovano a fare i conti con episodi di sangue che rivelano la parte più incancrenita di questa comunità.
Di seguito le parole dell'arcivescovo Leonardo D'Ascenzo: «Non è facile per i discepoli di Gesù comprendere la resurrezione: non è facile accogliere la resurrezione come verità e motivo di speranza quando la morte stronca la vita di una persona cara. Di fronte alla morte di Giuseppe è necessario innanzitutto che Barletta pianga. Il pianto aiuti questa città ad essere madre che dona vita. Di fronte a queste morti è necessario che Barletta si svegli davvero e che queste lacrime di dolori si trasformino nella forza necessaria per fare rete. Non vogliamo più che simili tragedie accadano.
La nostra è una società malata, come ha detto papa Francesco, e per questo dobbiamo prendercene cura con costanza. Vescovo, Prefetto e sindaco, abbiamo sottoscritto un patto educativo provinciale. Vogliamo fare rete cercando di comprendere e dare risposte con molti altri soggetti. Siamo convinti che sia questa la strada da percorrere. Non ci sono soluzioni che dalla sera alla mattina ribaltano situazioni sociali caratterizzate da carenze e mancanze. La soluzione è la convivenza pacifica e solidale. Un altro delitto: insieme alla vittima (il giovane Giuseppe ucciso mentre stava solo lavorando in questo quartiere), è stata colpita anche la sua famiglia che non ha più un marito e un papà.
Di fronte a questo omicidio sperimentiamo sentimenti di delusione, rabbia, sfiducia e impotenza, insieme a sofferenza e dolore. Non possiamo arrenderci: proseguiamo perseguendo la cultura della vita, della legalità e della dignità della persona umana. L'esempio di Gesù sia esempio per organizzarci in una reazione nel bene che veda tutti uniti in un unico corpo, una sola famiglia. È il momento di stringersi intorno alla famiglia. Facciamo sentire la nostra vicinanza».
Per poi rivolgere un messaggio alla famiglia: «Cara Giusy, cara Francesca e Sofia, il buio e il vuoto non impedisca ai vostri occhi, anche se nel pianto, di incontrare angeli capaci di consolarvi. E soprattutto non chiudete le vostre orecchie alla voce di Gesù. Per voi chiediamo a Dio la grazia della speranza oltre alla consolazione».
Sono seguite le parole della moglie Giusy che con un filo di voce ha ricordato il loro amore a lavoro e nella vita privata.
È seguito il corteo funebre davanti al bar della vittima,