I bronzi di Piazza Caduti e le cicatrici della storia
La Giunta ha costituito un Comitato per il Centenario della Grande Guerra
lunedì 11 agosto 2014
19.17
La storia, passando, evolvendosi e mutando, è destinata a lasciare i suoi segni e testimonianze. Tutto quello che accade ha un perché e sta alla memoria storica ricordarlo, soprattutto se sono stati fatti degni di essere ricordati.
Ci siamo già occupati della questione, ma all'indomani dei provvedimenti dell'ultima riunione di Giunta, l'argomento torna attuale. Recentemente, si era già rianimato un vecchio focolaio di polemiche, che da decenni si tramanda a Barletta fra gli storici locali, gli appassionati e gli addetti ai lavori. Il pomo della discordia è il monumento di Piazza Caduti: un obelisco inaugurato il 18 marzo 1929, in memoria dei compatrioti che hanno perso la vita durante la Prima Guerra Mondiale. Alla stele, che tutti oggi possono vedere nella centralissima piazza barlettana, al momento della costruzione, erano sovrapposti dei bronzi, raffiguranti, in bassorilievo, dei soldati colti nell'attimo dell'ultimo sacrificio per la patria. In seguito, durante la seconda guerra mondiale, questa fascia bronzea fu rimossa per volere del regime fascista e donata allo Stato per farne delle munizioni. A memoria di quest'ulteriore sacrificio è stata posta in seguito una lastra commemorativa.
Da anni a Barletta c'è una sottesa disputa fra chi vorrebbe rimettere quei bronzi, preoccupandosi di rifarli a somiglianza degli originali, e chi no, perché vede nel fatto stesso che quelli siano stati rimossi, nel perché e in quale occasione, un'importante testimonianza del passato, sebbene un momento non felice per la nostra città e per la nostra nazione. È giusto ricordare la logica dei fatti storici, non certo per polemica nei confronti del costituendo Comitato per le celebrazioni del centenario della Prima Guerra Mondiale o dell'Amministrazione che ha deciso di esaudire la richiesta del ripristino dei bronzi, collaborando con il Ministero per i Beni Culturali. Ma piuttosto si vogliono offrire ai lettori strumenti consapevoli di riflessione. La discussione è sempre positiva.
È chiaro che la rimozione delle fasce bronzee non è avvenuta per un banale atto di vandalismo, ma per un fatto anch'esso storico, che speriamo abbia chiara memoria in qualunque caso. Provocatoriamente ci chiediamo se potessimo chiudere i buchi nella facciata del Castello, segni di cannonate di una nave militare austriaca, segnati nel 1915; o peggio potremmo chiedere di rifare la facciata laterale dell'ex edificio postale, cancellando la memoria dell'eccidio dei vigili e dei due netturbini il 12 settembre 1943.
Il fascino della storia è anche nelle sue cicatrici.
Ci siamo già occupati della questione, ma all'indomani dei provvedimenti dell'ultima riunione di Giunta, l'argomento torna attuale. Recentemente, si era già rianimato un vecchio focolaio di polemiche, che da decenni si tramanda a Barletta fra gli storici locali, gli appassionati e gli addetti ai lavori. Il pomo della discordia è il monumento di Piazza Caduti: un obelisco inaugurato il 18 marzo 1929, in memoria dei compatrioti che hanno perso la vita durante la Prima Guerra Mondiale. Alla stele, che tutti oggi possono vedere nella centralissima piazza barlettana, al momento della costruzione, erano sovrapposti dei bronzi, raffiguranti, in bassorilievo, dei soldati colti nell'attimo dell'ultimo sacrificio per la patria. In seguito, durante la seconda guerra mondiale, questa fascia bronzea fu rimossa per volere del regime fascista e donata allo Stato per farne delle munizioni. A memoria di quest'ulteriore sacrificio è stata posta in seguito una lastra commemorativa.
Da anni a Barletta c'è una sottesa disputa fra chi vorrebbe rimettere quei bronzi, preoccupandosi di rifarli a somiglianza degli originali, e chi no, perché vede nel fatto stesso che quelli siano stati rimossi, nel perché e in quale occasione, un'importante testimonianza del passato, sebbene un momento non felice per la nostra città e per la nostra nazione. È giusto ricordare la logica dei fatti storici, non certo per polemica nei confronti del costituendo Comitato per le celebrazioni del centenario della Prima Guerra Mondiale o dell'Amministrazione che ha deciso di esaudire la richiesta del ripristino dei bronzi, collaborando con il Ministero per i Beni Culturali. Ma piuttosto si vogliono offrire ai lettori strumenti consapevoli di riflessione. La discussione è sempre positiva.
È chiaro che la rimozione delle fasce bronzee non è avvenuta per un banale atto di vandalismo, ma per un fatto anch'esso storico, che speriamo abbia chiara memoria in qualunque caso. Provocatoriamente ci chiediamo se potessimo chiudere i buchi nella facciata del Castello, segni di cannonate di una nave militare austriaca, segnati nel 1915; o peggio potremmo chiedere di rifare la facciata laterale dell'ex edificio postale, cancellando la memoria dell'eccidio dei vigili e dei due netturbini il 12 settembre 1943.
Il fascino della storia è anche nelle sue cicatrici.