Greenpeace protesta in piazza a Barletta contro il governo Conte
«Abbiamo 11 anni per mettere in campo azioni efficaci per contrastare i cambiamenti climatici»
lunedì 15 aprile 2019
Volontarie e volontari di Greenpeace sono scesi sabato mattina in piazza in oltre 20 città per denunciare l'inerzia del governo Conte che non sta facendo abbastanza per contrastare i cambiamenti climatici. Anche a Barletta - in Piazza Aldo Moro - il Gruppo locale di Greenpeace San Ferdinando di Puglia ha proposto ai cittadini un simbolico quiz per mostrare come gli obiettivi dell'attuale governo, in fatto di energia e clima, siano del tutto insufficienti e sostanzialmente uguali a quelli del governo precedente, guidato da Paolo Gentiloni. Secondo Greenpeace, relativamente a queste materie il governo del cambiamento ha cambiato poco o nulla.
«Il Movimento 5 Stelle e la Lega hanno presentato un Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, il cosiddetto PNIEC, che è in molte parti una copia della Strategia Energetica Nazionale approvata nel 2017 dal governo Gentiloni e dall'allora ministro Calenda», dichiara Luca Iacoboni, responsabile della Campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. «Questa somiglianza è davvero paradossale, perché molti dei ministri responsabili della stesura del PNIEC a suo tempo avevano criticato la SEN di Calenda. Loro hanno evidentemente cambiato idea, noi no. Due anni fa abbiamo denunciato la scarsa ambizione del governo Gentiloni, oggi ribadiamo che anche gli obiettivi dell'attuale esecutivo in fatto di clima ed energia sono assolutamente insufficienti». I cambiamenti climatici sono ormai una realtà nella vita quotidiana di tutti gli italiani. Alluvioni, bombe d'acqua, siccità - come quella che in questi mesi ha colpito il nord Italia - non sono maltempo, ma le conseguenze del clima che cambia. La scienza ci dice che abbiamo 11 anni per mettere in campo azioni efficaci per contrastare i cambiamenti climatici. In particolare, sul versante energetico, bisogna abbandonare rapidamente gas, carbone e petrolio e andare verso un mondo 100 per cento rinnovabile ben prima del 2050. Le tecnologie ci sono, quello che continua a mancare è la volontà politica, come purtroppo dimostra anche il PNIEC.
«Il Piano presentato dal governo è ancora in fase di bozza, e dunque aperto a modifiche. Per questo cittadine e cittadini devono farsi sentire ora», continua Iacoboni. «Il primo dovere di qualsiasi esecutivo è agire in difesa di tutti noi, e non degli interessi economici delle grandi aziende energetiche. Il governo ha il tempo e la possibilità di riscrivere un piano più ambizioso, in linea con le chiare indicazioni della scienza e con le richieste delle migliaia di studentesse e studenti che da mesi scendono in piazza chiedendo azioni più decise per il clima. Se non lo farà, passerà effettivamente alla storia come un governo del cambiamento. Sì, ma climatico».
Le volontarie e i volontari di Greenpeace hanno anche invitato i passanti a prendere parte alla manifestazione di venerdì 19 aprile, assieme ai ragazzi dei Fridays For Future. Migliaia di studentesse e studenti stanno manifestando ormai da mesi in tutta Italia e in tutto il mondo, ispirati dagli scioperi per il clima lanciati da Greta Thunberg, candidata al premio Nobel per la Pace. Proprio Greta sarà in piazza a Roma il 19 aprile e grandi manifestazioni si terranno in tale data in tutta Italia. Greenpeace invita tutte e tutti a scendere in piazza, perché in ballo non c'è il futuro di pochi, ma il presente di tutti.
«Il Movimento 5 Stelle e la Lega hanno presentato un Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, il cosiddetto PNIEC, che è in molte parti una copia della Strategia Energetica Nazionale approvata nel 2017 dal governo Gentiloni e dall'allora ministro Calenda», dichiara Luca Iacoboni, responsabile della Campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. «Questa somiglianza è davvero paradossale, perché molti dei ministri responsabili della stesura del PNIEC a suo tempo avevano criticato la SEN di Calenda. Loro hanno evidentemente cambiato idea, noi no. Due anni fa abbiamo denunciato la scarsa ambizione del governo Gentiloni, oggi ribadiamo che anche gli obiettivi dell'attuale esecutivo in fatto di clima ed energia sono assolutamente insufficienti». I cambiamenti climatici sono ormai una realtà nella vita quotidiana di tutti gli italiani. Alluvioni, bombe d'acqua, siccità - come quella che in questi mesi ha colpito il nord Italia - non sono maltempo, ma le conseguenze del clima che cambia. La scienza ci dice che abbiamo 11 anni per mettere in campo azioni efficaci per contrastare i cambiamenti climatici. In particolare, sul versante energetico, bisogna abbandonare rapidamente gas, carbone e petrolio e andare verso un mondo 100 per cento rinnovabile ben prima del 2050. Le tecnologie ci sono, quello che continua a mancare è la volontà politica, come purtroppo dimostra anche il PNIEC.
«Il Piano presentato dal governo è ancora in fase di bozza, e dunque aperto a modifiche. Per questo cittadine e cittadini devono farsi sentire ora», continua Iacoboni. «Il primo dovere di qualsiasi esecutivo è agire in difesa di tutti noi, e non degli interessi economici delle grandi aziende energetiche. Il governo ha il tempo e la possibilità di riscrivere un piano più ambizioso, in linea con le chiare indicazioni della scienza e con le richieste delle migliaia di studentesse e studenti che da mesi scendono in piazza chiedendo azioni più decise per il clima. Se non lo farà, passerà effettivamente alla storia come un governo del cambiamento. Sì, ma climatico».
Le volontarie e i volontari di Greenpeace hanno anche invitato i passanti a prendere parte alla manifestazione di venerdì 19 aprile, assieme ai ragazzi dei Fridays For Future. Migliaia di studentesse e studenti stanno manifestando ormai da mesi in tutta Italia e in tutto il mondo, ispirati dagli scioperi per il clima lanciati da Greta Thunberg, candidata al premio Nobel per la Pace. Proprio Greta sarà in piazza a Roma il 19 aprile e grandi manifestazioni si terranno in tale data in tutta Italia. Greenpeace invita tutte e tutti a scendere in piazza, perché in ballo non c'è il futuro di pochi, ma il presente di tutti.