Greenpeace a Barletta protesta contro una 'banca nucleare'
Simbolica azione contro un noto istituto barlettano. «Angra3 deve essere fermato»
sabato 23 ottobre 2010
Questa mattina, a Barletta, i volontari di Greenpeace manifestano per chiedere al gruppo bancario BNP Paribas, che in Italia controlla BNL, di fermare i suoi "investimenti radioattivi", in particolare il finanziamento della centrale nucleare di Angra3 in Brasile, obsoleta e pericolosa. I volontari hanno distribuito volantini informativi ai passanti e delimitato l'ingresso alle banche con nastri segnaletici e la scritta "Stop agli investimenti radioattivi".
Il Gruppo bancario francese, con sede anche in Italia attraverso la controllata BNL, è il principale finanziatore di progetti nel settore nucleare a livello mondiale e sta decidendo di finanziare, assieme ad altre banche francesi, la costruzione del controverso reattore Angra3, a soli 150 chilometri da Rio de Janeiro, per un valore complessivo 1,1 miliardi di euro.
«Angra3 deve essere fermato. Quell'impianto – afferma Matteo Della Torre, coordinatore del Gruppo Locale San Ferdinando di Puglia di Greenpeace Italia - usa tecnologie così vecchie, addirittura precedenti al disastro nucleare di Cernobyl del 1987, che non potrebbe essere costruito in Europa perché non a norma».
È la stessa legalità del progetto a essere in dubbio. «La costruzione di Angra3 – continua Matteo Della Torre - è iniziata nel 1984 per fermarsi poi nel 1986 dopo il disastro di Cernobyl, quando le Banche rinunciarono al suo finanziamento. Circa il 70% della tecnologia presente sul sito risale a quella data e chiaramente non risponde ai criteri di sicurezza attuali».
Inoltre, ogni tentativo di adattare l'impianto di Angra3 ai criteri di sicurezza attuali non solo sarebbe molto costoso ma non darebbe neanche la certezza di raggiungere l'obiettivo. Ad oggi poi, nessuna analisi dei rischi è stata condotta dai proprietari dell'impianto ed esiste una sola strada di collegamento peraltro soggetta frequentemente a frane. Infine, anche per l'impianto di Angra3, come per tutti gli impianti esistenti, non è ancora stato risolto il problema delle scorie, la cui letale radioattività permane per millenni.
La campagna di Greenpeace è partita il 16 ottobre scorso. I volontari in tutta Europa hanno attaccato adesivi innanzi alle filiali del gruppo BNP con un messaggio per i clienti della banca: sapete cosa fa la vostra banca con il vostro denaro?
«I clienti del Gruppo BNP, e in Italia di BNL, hanno il diritto di sapere come la banca utilizza il denaro depositato e di chiedere di fermare gli investimenti nel settore nucleare. Il Brasile, come l'Italia, non ha bisogno dell'elettricità prodotta dal nucleare, disponendo di abbondanti risorse rinnovabili come il vento, l'idroelettrico e le biomasse, tutte meno costose e infinitamente più sicure».
Il Gruppo bancario francese, con sede anche in Italia attraverso la controllata BNL, è il principale finanziatore di progetti nel settore nucleare a livello mondiale e sta decidendo di finanziare, assieme ad altre banche francesi, la costruzione del controverso reattore Angra3, a soli 150 chilometri da Rio de Janeiro, per un valore complessivo 1,1 miliardi di euro.
«Angra3 deve essere fermato. Quell'impianto – afferma Matteo Della Torre, coordinatore del Gruppo Locale San Ferdinando di Puglia di Greenpeace Italia - usa tecnologie così vecchie, addirittura precedenti al disastro nucleare di Cernobyl del 1987, che non potrebbe essere costruito in Europa perché non a norma».
È la stessa legalità del progetto a essere in dubbio. «La costruzione di Angra3 – continua Matteo Della Torre - è iniziata nel 1984 per fermarsi poi nel 1986 dopo il disastro di Cernobyl, quando le Banche rinunciarono al suo finanziamento. Circa il 70% della tecnologia presente sul sito risale a quella data e chiaramente non risponde ai criteri di sicurezza attuali».
Inoltre, ogni tentativo di adattare l'impianto di Angra3 ai criteri di sicurezza attuali non solo sarebbe molto costoso ma non darebbe neanche la certezza di raggiungere l'obiettivo. Ad oggi poi, nessuna analisi dei rischi è stata condotta dai proprietari dell'impianto ed esiste una sola strada di collegamento peraltro soggetta frequentemente a frane. Infine, anche per l'impianto di Angra3, come per tutti gli impianti esistenti, non è ancora stato risolto il problema delle scorie, la cui letale radioattività permane per millenni.
La campagna di Greenpeace è partita il 16 ottobre scorso. I volontari in tutta Europa hanno attaccato adesivi innanzi alle filiali del gruppo BNP con un messaggio per i clienti della banca: sapete cosa fa la vostra banca con il vostro denaro?
«I clienti del Gruppo BNP, e in Italia di BNL, hanno il diritto di sapere come la banca utilizza il denaro depositato e di chiedere di fermare gli investimenti nel settore nucleare. Il Brasile, come l'Italia, non ha bisogno dell'elettricità prodotta dal nucleare, disponendo di abbondanti risorse rinnovabili come il vento, l'idroelettrico e le biomasse, tutte meno costose e infinitamente più sicure».
Contatti
Matteo Della Torre, coordinatore Gruppo Locale di San Ferdinando di Puglia
Ufficio stampa, cell. 338.5001338 tel. 0883.622652
Domenico Belli, resp. campagna Energia e Clima, 338.2603095
Matteo Della Torre, coordinatore Gruppo Locale di San Ferdinando di Puglia
Ufficio stampa, cell. 338.5001338 tel. 0883.622652
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