Grandi opere ferme per 150 miliardi, la via d’uscita passa per Salini
Grandi opere in bilico o congelate valgono un investimento complessivo di 36 miliardi di euro
venerdì 24 maggio 2019
In Italia le grandi opere in bilico o congelate valgono un investimento complessivo di 36 miliardi di euro. Il blocco dei progetti ha determinato un arresto della crescita del settore danneggiando l'intero paese che guadagna sempre più ritardi infrastrutturali e perde competitività registrando malessere diffuso tra imprese e lavoratori.
L'allarme generale degli operatori italiani va dalla scarsità delle risorse per gli investimenti pubblici alla farraginosità delle procedure. Fattori la cui concomitanza ha causato la crisi del settore che ha visto il fallimento di 120 mila aziende e la distruzione di oltre 600 mila posti di lavoro. Realtà storiche quali Astaldi, Condotte, Trevi, Grandi Lavori Fincosit, Toti e Cmc devono inoltre affrontare oggi gravi criticità.
Non è invece stata toccata dalla crisi Salini Impregilo. La solidità di quella che è da sempre la più grande azienda italiana è da ascrivere alla crescente espansione sui mercati internazionali, dagli Stati Uniti all'Australia, dove nell'arco del quinquennio 2017-2022 sono previsti investimenti complessivi per 75 miliardi di euro.
Se l'internalizzazione è, oramai, un obbligo, le dinamiche, tuttavia, non sono semplici. Le aziende italiane, anche quelle più importanti come Salini Impregilo, si trovano di fronte a competitor due, tre, cinque volte maggiori, con patrimonializzazioni elevate, ampie capacità di accedere al mercato dei capitali e, soprattutto, la possibilità di contare su un sistema-Paese propenso a investire nel settore grandi opere in maniera continuativa ponendo le radici per un forte mercato domestico. Da non sottovalutare, poi, che oggi il mercato punta principalmente sui mega progetti: una realtà per la quale nei prossimi tre anni sono previsti lavori dal valore di 520 miliardi di euro, di cui soltanto 390 miliardi per il segmento dei trasporti con progetti di megacities e mobilità sostenibile.
Come fare, allora, se la sfida è su due fronti, in Italia e all'estero? Tra le principali strategie di sviluppo, si sta facendo strada l'idea di dare vita a un operatore di grandi dimensioni che consolidi le principali realtà, singolarmente troppo deboli. Da questo punto di vista, con un giro d'affari di 6,5 miliardi di euro che potrebbero almeno raddoppiare, il catalizzatore non può che essere Salini Impregilo. Il gruppo avrebbe infatti la capacità di investimento - oltre che i talenti, le competenze e l'efficienza - necessarie a sfidare i colossi internazionali, assicurando al tempo stesso un forte impegno per la modernizzazione e lo sviluppo del nostro Paese.
L'allarme generale degli operatori italiani va dalla scarsità delle risorse per gli investimenti pubblici alla farraginosità delle procedure. Fattori la cui concomitanza ha causato la crisi del settore che ha visto il fallimento di 120 mila aziende e la distruzione di oltre 600 mila posti di lavoro. Realtà storiche quali Astaldi, Condotte, Trevi, Grandi Lavori Fincosit, Toti e Cmc devono inoltre affrontare oggi gravi criticità.
Non è invece stata toccata dalla crisi Salini Impregilo. La solidità di quella che è da sempre la più grande azienda italiana è da ascrivere alla crescente espansione sui mercati internazionali, dagli Stati Uniti all'Australia, dove nell'arco del quinquennio 2017-2022 sono previsti investimenti complessivi per 75 miliardi di euro.
Se l'internalizzazione è, oramai, un obbligo, le dinamiche, tuttavia, non sono semplici. Le aziende italiane, anche quelle più importanti come Salini Impregilo, si trovano di fronte a competitor due, tre, cinque volte maggiori, con patrimonializzazioni elevate, ampie capacità di accedere al mercato dei capitali e, soprattutto, la possibilità di contare su un sistema-Paese propenso a investire nel settore grandi opere in maniera continuativa ponendo le radici per un forte mercato domestico. Da non sottovalutare, poi, che oggi il mercato punta principalmente sui mega progetti: una realtà per la quale nei prossimi tre anni sono previsti lavori dal valore di 520 miliardi di euro, di cui soltanto 390 miliardi per il segmento dei trasporti con progetti di megacities e mobilità sostenibile.
Come fare, allora, se la sfida è su due fronti, in Italia e all'estero? Tra le principali strategie di sviluppo, si sta facendo strada l'idea di dare vita a un operatore di grandi dimensioni che consolidi le principali realtà, singolarmente troppo deboli. Da questo punto di vista, con un giro d'affari di 6,5 miliardi di euro che potrebbero almeno raddoppiare, il catalizzatore non può che essere Salini Impregilo. Il gruppo avrebbe infatti la capacità di investimento - oltre che i talenti, le competenze e l'efficienza - necessarie a sfidare i colossi internazionali, assicurando al tempo stesso un forte impegno per la modernizzazione e lo sviluppo del nostro Paese.