Governo Letta: via le province dalla Costituzione

DdL costituzionale per andare oltre la bocciatura della Consulta. Riparte la nuova Odissea della questione

venerdì 5 luglio 2013 16.00
A cura di Edoardo Centonze
«Abolizione della parola "province" dalla Costituzione». Questo l'annuncio fatto dal Presidente del Consiglio, Enrico Letta, in conferenza stampa, al termine del Consiglio dei Ministri di oggi. Il Governo, su proposta dello stesso premier Letta, del Vicepresidente e Ministro dell'interno Angelino Alfano, del Ministro per le riforme costituzionali Gaetano Quagliariello, e del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Graziano Delrio, ha infatti approvato uno schema di disegno di legge costituzionale che prevede l'abolizione delle province, che sarà sottoposto al parere della Conferenza unificata.

La decisione arriva all'indomani della sentenza della Corte Costituzionale, che ha bocciato il piano di riordino delle province previsto dal Governo Monti, in quanto attuato mediante decreto legge, e non per via costituzionale. Decreto legge che comunque aveva finito per arenarsi in commissione Affari Costituzionali al Senato, a seguito della crisi di Governo di fine 2012. «Nel discorso con cui il Governo ha ottenuto la fiducia delle Camere - ha aggiunto Letta - c'era scritto chiaramente: abolizione delle province. Il pronunciamento della Corte Costituzionale ha ovviamente bloccato questo iter. A questo punto, abbiamo ritenuto fosse necessario intervenire, abrogando il termine "province" dalla Costituzione, cioè da tutti gli articoli che lo menzionano».

La norma transitoria indicata dal Governo prevede che "entro sei mesi dalla data in entrata in vigore della legge costituzionale le Province sono soppresse. Sulla base di criteri e requisiti definiti con legge dello Stato sono individuate dallo Stato e dalle Regioni le forme e le modalità di esercizio delle relative funzioni". Sarà certamente importante, per dare contenuti sostanziali all'iter legislativo, leggere le motivazioni della sentenza della Consulta, che verranno rese note nei prossimi giorni.

«Questa cosa possa consentire oggi - ha concluso Letta - sperando che il Parlamento la approvi nel più rapido tempo possibile, di andare al superamento vero, senza che il mantenimento del termine "province" renda vano qualunque tipo di intervento, come purtroppo è accaduto fino ad adesso. Questo tema ha creato e crea nella pubblica opinione un atteggiamento di sfiducia nei confronti dei percorsi decisionali. Si è annunciato in questi anni, in questi mesi, troppe volte il superamento, l'abrogazione. Abbiamo ritenuto che fosse necessario fermarsi, ripartire da capo e nell'ordine giusto, con l'abolizione della parola "province" dalla Costituzione».
Saitta (Upi): «Provvedimento bandiera»

«Ma davvero il Governo pensa che con un "provvedimento bandiera", che cancella con un tratto di penna la parola Province dalla Costituzione e 150 anni di storia del Paese, si riconquisti la fiducia degli italiani nella politica? Basterebbe uscire dai Palazzi e tornare sui territori per capire che la sfiducia dei cittadini è tutta nell'incapacità di dare risposte sui problemi veri, sulle emergenze sociali, sul dramma della disoccupazione e sulla crisi dell'economia. Se il Governo, come ha detto, crede che l'abolizione delle Province possa servire a nascondere le vere emergenze, davvero non conosce il Paese - è il commento del Presidente dell'Upi, Antonio Saitta dopo l'approvazione in Consiglio dei Ministri del Disegno di Legge di abolizione delle Province - Gli italiani sanno perfettamente quali sono i servizi che le Province garantiscono e su quello chiedono conto; non si faranno abbindolare dalla solita mossa della politica che annuncia che tutto cambierà, per non risolvere nulla. Siamo certi che il Governo si accorgerà presto che in Parlamento, dove il rapporto con i territori e le comunità è forte, le posizioni su questo tema sono diverse. I parlamentari conoscono bene quali problemi si troverebbe a dovere affrontare il Paese con l'eliminazione delle Province e il caos e la perdita di diritti e servizi essenziali che ne deriverebbe per le comunità. Sanno che l'Italia non è il paese delle metropoli ma delle piccole città, che senza Province resterebbero abbandonate. E sanno anche che le riforme vere, quelle che ancora il Governo non ha iniziato ad abbozzare nella furia di eliminare le Province, sono molto più urgenti».