«Gli infermieri non sono eroi, ma neanche carne da macello»
La denuncia degli Ordini professionali degli infermieri delle province di Barletta-Andria-Trani, Bari e Brindisi
mercoledì 18 novembre 2020
08.15
Cresce sensibilmente, in Puglia, il numero di Infermieri contagiati da Covid 19. È l'allarme lanciato dagli Ordini della Puglia che evidenziano come nella realtà la situazione è diversa da com'è raccontata da dichiarazioni di politici e amministratori della sanità pubblica pugliese.
«Alla crescita di Infermieri risultati positivi al Covid 19 - spiegano i presidenti degli Ordini, Andreula, Scarpa e Papagni - fa da contraltare la mancata attuazione delle azioni di sanità pubblica obbligatorie per legge sulla base delle circolari e ordinanze ministeriale e regionali: non c'è nessuna attività di tracciamento dei contatti per i tanti casi di infermieri che, nello svolgimento del loro lavoro, riscontrano la positività al Covid 19.
Gli Infermieri contagiati - denunciano - sono lasciati soli nella gestione del proprio stato di salute mettendo a rischio di contagio anche la propria famiglia. E in questi giorni drammatici per la seconda ondata della pandemia da coronavirus, si prospetta un triste deja-vu sulla scarsità del Dpi (dispositivi di protezione individuale) a norma, sostituiti in quest'ultimo periodo, da "patacche" cinesi non conformi agli standard di legge, da teli plastificati abilitati ad altro uso e da sistematiche violazioni alle più elementari disposizioni in tema di sorveglianza sanitaria.
In ultimo, evidenziano gli Ordini, non va dimenticata la manifesta assurdità del blocco del concorso pubblico per infermieri attuato dalla Regione Puglia, in assenza di prescrizioni di legge e diversamente da quanto realizzato da altre Regioni. Una decisione che non abbiamo mai compreso fino in fondo e che produce quei vuoti di organico che permettono all'Assessore regionale alla sanità "in pectore", Pierluigi Lopalco di affermare che vi è carenza di Infermieri e che non si trovano "… manco a pagarli a peso d'oro …".
Va ricordato che il rovescio della medaglia sono gli infermieri costretti a turni aggiuntivi lavorativi e sottopagati. Sono queste alcune delle ragioni che spingono, o meglio impone, agli Infermieri laureati nelle Università pugliesi di preferire offerte d'impiego in altri luoghi d'Italia», concludono amaramente Andreula, Scarpa e Papagni.
«Alla crescita di Infermieri risultati positivi al Covid 19 - spiegano i presidenti degli Ordini, Andreula, Scarpa e Papagni - fa da contraltare la mancata attuazione delle azioni di sanità pubblica obbligatorie per legge sulla base delle circolari e ordinanze ministeriale e regionali: non c'è nessuna attività di tracciamento dei contatti per i tanti casi di infermieri che, nello svolgimento del loro lavoro, riscontrano la positività al Covid 19.
Gli Infermieri contagiati - denunciano - sono lasciati soli nella gestione del proprio stato di salute mettendo a rischio di contagio anche la propria famiglia. E in questi giorni drammatici per la seconda ondata della pandemia da coronavirus, si prospetta un triste deja-vu sulla scarsità del Dpi (dispositivi di protezione individuale) a norma, sostituiti in quest'ultimo periodo, da "patacche" cinesi non conformi agli standard di legge, da teli plastificati abilitati ad altro uso e da sistematiche violazioni alle più elementari disposizioni in tema di sorveglianza sanitaria.
In ultimo, evidenziano gli Ordini, non va dimenticata la manifesta assurdità del blocco del concorso pubblico per infermieri attuato dalla Regione Puglia, in assenza di prescrizioni di legge e diversamente da quanto realizzato da altre Regioni. Una decisione che non abbiamo mai compreso fino in fondo e che produce quei vuoti di organico che permettono all'Assessore regionale alla sanità "in pectore", Pierluigi Lopalco di affermare che vi è carenza di Infermieri e che non si trovano "… manco a pagarli a peso d'oro …".
Va ricordato che il rovescio della medaglia sono gli infermieri costretti a turni aggiuntivi lavorativi e sottopagati. Sono queste alcune delle ragioni che spingono, o meglio impone, agli Infermieri laureati nelle Università pugliesi di preferire offerte d'impiego in altri luoghi d'Italia», concludono amaramente Andreula, Scarpa e Papagni.