Giuliano Foschini a passeggio...tra gli "scarafaggi" del calcio italiano
Il giornalista barlettano ha presentato il libro scritto a quattro mani con Marco Mensurati. "Lo zingaro e lo scarafaggio" protagonista di una serata a Palazzo della Marra
domenica 22 luglio 2012
14.53
"Lo zingaro e lo scarafaggio- dal gioco più bello al gioco più sporco del mondo: viaggio tra le macerie del calcio italiano", è il nuovo libro scritto a quattro mani da due giornalisti di "Repubblica", il barlettano Giuliano Foschini e il romano Marco Mensurati. Venerdì sera, 20 luglio, Giuliano Foschini ha raccontato genesi, aneddoti, idee (a volte confuse in merito ai dettagli riguardanti le partite, ma lo si perdona a un cronista solitamente alle prese con la cronaca giudiziaria) del volume nella splendida cornice di Palazzo della Marra a Barletta, in una serata organizzato dall'Associazione culturale Liberincipit, Presidio del Libro di Barletta, con il patrocinio del Comune di Barletta. Sul palco anche il regista del cortometraggio "Come a Cassano" Pippo Mezzapesa, che ha duettato con Foschini pur alle prese con un brutto infortunio al gomito, provocato da una caduta rovinosa, manco a dirlo, arrivata mentre tentava di eseguire una rovesciata- « il gesto tecnico più inutile, ma forse il più bello» per il regista- durante una partita di calcetto con amici.
La presentazione del testo edito da Mondadori e in edicola da circa dieci giorni, è stata anticipata dalla lettura del monologo sul calcio "Quattroquattrodue" raccontato e interpretato dall'autore del monologo omonimo, Michele Santeramo, del Teatro Minimo di Andria. Un assolo che racconta con tono ironico, la vicenda di ragazzo di provincia come tanti, che dai campetti di strada riesce a varcare le soglie del calcio professionistico (« Se costruite i palazzi, come facciamo noi a diventare Platini?» si chiede con il sorriso Santeramo). Un racconto di idoli, di spirito di emulazione, di passione pulita, chiuso da un'amara considerazione dello stesso Santeramo: « Sembra che al pallone oggi abbiano tolto la speranza». Triste verità se si pensa a quanto si sta giocando in questi giorni, questi ore, tra Procure e Tribunali.
Dalla cronaca di una partita senza pallone, come quelle che a volte si giocavano nei campetti, al racconto di una pallone senza partita, o con partite già decise, come quelle raccontate ne "Lo zingaro e lo scarafaggio". Un progetto nato- racconta Foschini- «durante le giornate trascorse per caso insieme davanti alla Procura di Cremona con Marco (Mensurati, ndr): il libro è un romanzo, non una raccolta di inchieste giornalistiche, nel quale abbiamo voluto raccontare il viaggio come fuga, con protagonisti criminali buffi nel loro dramma, personaggi che hanno perso la poesia». Foschini parla del romanzo come di un «libro corale, un libro non sul calcio, ma sulla quinta azienda italiana, che un'associazione mafiosa, come quella che raccontiamo, ha cercato di colpire nel cuore e sul lato economico».
Una storia di criminali buffi, tra i quali «il primo è il portiere Marco Paoloni- prosegue Foschini- un personaggio a suo modo romantico, disperato da arrivare a drogare i suoi compagni in Cremonese-Paganese, partita dalla quale prende il via l'inchiesta, e arrivare a millantare accordi con il capitano della "Giallorossa", la Roma, mai esistiti. Una storia che si inserisce in un paese di ultras, come l'Italia, dove per la propria squadra del cuore si arriva a volte a rinnegare i propri principi etici. E' la storia di una legge sportiva rimasta ai tempi del totocalcio, è la storia di personaggi grotteschi». E' la storia di tanti calciatori «prima demonizzati e poi santificati per un paio di parate durante gli Europei di Calcio», come ironizza Mezzapesa con chiaro riferimento al portiere della Nazionale Gianluigi Buffon, la cui frase "meglio due feriti che un morto", infelicemente pronunciata circa due mesi fa a commento del caso, è per Foschini «la base del pensiero che ha agevolato questo sistema macchinoso». In verità su Buffon i due giornalisti in passato non ci erano andati leggeri, non fosse altro perché avevano rilanciato anche loro all'epoca del caso riguardante il milione e mezzo di euro versato sul conto di una tabaccheria di Parma come scoop l'informativa "privata" della Guardia di Finanza.
I due autori raccontano una storia fatta di criminali feroci, calciatori corrotti, magazzinieri ricattatori, tabaccai, ristoratori, imprenditori pronti a tutto per una giocata vincente. Tra le testimonianze dirette è stata fondamentale quella del superlatitante Hristiyan Ilievski, detto lo Zingaro, che Foschini e Mensurati hanno incontrato a Skopje per un'intervista apparsa su «Repubblica» l'11 marzo 2012 e che, nella sua forma integrale, è stata messa agli atti dell'inchiesta. «Io e Marco, come due pazzi- spiega Foschini- abbiamo preso delle ferie per raggiungere Skopje attraverso Salonicco e incontrare quest'uomo che ci avevano raccontato come fisicamente enorme e inquietante, con tre omicidi alle spalle. E' stato un incontro nel quale abbiamo anche avuto paura, per poi scoprire anche il suo lato umano, e alcune curiosità della persona come le sue passioni, Scarface e Aleandro Baldi». Una battuta che riassume il sospiro di sollievo che i giornalisti hanno forse tirato dopo l'incontro-intervista.
Una considerazione resta a margine della serata, che ha visto la grande partecipazione del pubblico, sportivo e non, barlettano: due giornali sportivi italiani hanno rifiutato di fare pubblicità al libro, come riferito da Foschini? Che messaggio si dà così alla stragrande maggioranza dei tifosi, quelli che amano il calcio pulito? Inoltre Foschini e Mensurati ancora oggi sono oggetto di minacce e attacchi personali («Abbiamo avuto il presidio di 50 poliziotti nell'ultima presentazione del libro a Roma» afferma Foschini): come si può cercare il cambiamento se non vi accettiamo chi, pur tra qualche falla, cerca di far emergere la verità? Solo così si ricomporrà lo spirito del gioco più bello, oggi "ferito" nell'anima e nel corpo.
(Twitter: @GuerraLuca88)
La presentazione del testo edito da Mondadori e in edicola da circa dieci giorni, è stata anticipata dalla lettura del monologo sul calcio "Quattroquattrodue" raccontato e interpretato dall'autore del monologo omonimo, Michele Santeramo, del Teatro Minimo di Andria. Un assolo che racconta con tono ironico, la vicenda di ragazzo di provincia come tanti, che dai campetti di strada riesce a varcare le soglie del calcio professionistico (« Se costruite i palazzi, come facciamo noi a diventare Platini?» si chiede con il sorriso Santeramo). Un racconto di idoli, di spirito di emulazione, di passione pulita, chiuso da un'amara considerazione dello stesso Santeramo: « Sembra che al pallone oggi abbiano tolto la speranza». Triste verità se si pensa a quanto si sta giocando in questi giorni, questi ore, tra Procure e Tribunali.
Dalla cronaca di una partita senza pallone, come quelle che a volte si giocavano nei campetti, al racconto di una pallone senza partita, o con partite già decise, come quelle raccontate ne "Lo zingaro e lo scarafaggio". Un progetto nato- racconta Foschini- «durante le giornate trascorse per caso insieme davanti alla Procura di Cremona con Marco (Mensurati, ndr): il libro è un romanzo, non una raccolta di inchieste giornalistiche, nel quale abbiamo voluto raccontare il viaggio come fuga, con protagonisti criminali buffi nel loro dramma, personaggi che hanno perso la poesia». Foschini parla del romanzo come di un «libro corale, un libro non sul calcio, ma sulla quinta azienda italiana, che un'associazione mafiosa, come quella che raccontiamo, ha cercato di colpire nel cuore e sul lato economico».
Una storia di criminali buffi, tra i quali «il primo è il portiere Marco Paoloni- prosegue Foschini- un personaggio a suo modo romantico, disperato da arrivare a drogare i suoi compagni in Cremonese-Paganese, partita dalla quale prende il via l'inchiesta, e arrivare a millantare accordi con il capitano della "Giallorossa", la Roma, mai esistiti. Una storia che si inserisce in un paese di ultras, come l'Italia, dove per la propria squadra del cuore si arriva a volte a rinnegare i propri principi etici. E' la storia di una legge sportiva rimasta ai tempi del totocalcio, è la storia di personaggi grotteschi». E' la storia di tanti calciatori «prima demonizzati e poi santificati per un paio di parate durante gli Europei di Calcio», come ironizza Mezzapesa con chiaro riferimento al portiere della Nazionale Gianluigi Buffon, la cui frase "meglio due feriti che un morto", infelicemente pronunciata circa due mesi fa a commento del caso, è per Foschini «la base del pensiero che ha agevolato questo sistema macchinoso». In verità su Buffon i due giornalisti in passato non ci erano andati leggeri, non fosse altro perché avevano rilanciato anche loro all'epoca del caso riguardante il milione e mezzo di euro versato sul conto di una tabaccheria di Parma come scoop l'informativa "privata" della Guardia di Finanza.
I due autori raccontano una storia fatta di criminali feroci, calciatori corrotti, magazzinieri ricattatori, tabaccai, ristoratori, imprenditori pronti a tutto per una giocata vincente. Tra le testimonianze dirette è stata fondamentale quella del superlatitante Hristiyan Ilievski, detto lo Zingaro, che Foschini e Mensurati hanno incontrato a Skopje per un'intervista apparsa su «Repubblica» l'11 marzo 2012 e che, nella sua forma integrale, è stata messa agli atti dell'inchiesta. «Io e Marco, come due pazzi- spiega Foschini- abbiamo preso delle ferie per raggiungere Skopje attraverso Salonicco e incontrare quest'uomo che ci avevano raccontato come fisicamente enorme e inquietante, con tre omicidi alle spalle. E' stato un incontro nel quale abbiamo anche avuto paura, per poi scoprire anche il suo lato umano, e alcune curiosità della persona come le sue passioni, Scarface e Aleandro Baldi». Una battuta che riassume il sospiro di sollievo che i giornalisti hanno forse tirato dopo l'incontro-intervista.
Una considerazione resta a margine della serata, che ha visto la grande partecipazione del pubblico, sportivo e non, barlettano: due giornali sportivi italiani hanno rifiutato di fare pubblicità al libro, come riferito da Foschini? Che messaggio si dà così alla stragrande maggioranza dei tifosi, quelli che amano il calcio pulito? Inoltre Foschini e Mensurati ancora oggi sono oggetto di minacce e attacchi personali («Abbiamo avuto il presidio di 50 poliziotti nell'ultima presentazione del libro a Roma» afferma Foschini): come si può cercare il cambiamento se non vi accettiamo chi, pur tra qualche falla, cerca di far emergere la verità? Solo così si ricomporrà lo spirito del gioco più bello, oggi "ferito" nell'anima e nel corpo.
(Twitter: @GuerraLuca88)