Giornata Mondale del Malato, il pensiero di Don Maurizio Musci
La lettera dell'incaricato diocesano per la pastorale cattolica. «Alzati e va': la tua fede ti ha salvato»
sabato 11 febbraio 2012
«Ci prepariamo a vivere la XX^ GIORNATA MONDIALE DEL MALATO, che coincide come sempre con la memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes (11 febbraio), e pertanto siamo chiamati a riflettere col Santo Padre Benedetto XVI sul tema specifico, mutuato dalle parole rivolte da Gesù ad uno dei lebbrosi che sperimentò il suo conforto e soprattutto la guarigione dell'infermità che gravava sul suo corpo: "Alzati e va': la tua fede ti ha salvato"». A scrivere è Don Maurizio Musci, incaricato diocesano della pastorale sanitaria.
«Incontrando il nostro Salvatore, specialmente nella condizione precaria e fragile della nostra esistenza umana e ricevendo la sua consolazione per il corpo e per lo spirito, anche noi siamo chiamati a rimetterci in cammino, vivendo l'annuncio missionario e testimoniando con l'azione, più che con le nostre parole, le meraviglie del suo amore per ciascuno di noi, facendo forza su quel pizzico di fede che necessita sempre di un aumento continuo e permanente. Chi crede fermamente in Gesù e nella sua Chiesa non si sente mai solo, anche quando sperimenta la malattia, il dolore, la sofferenza, perché sa che proprio allora si manifesta la potenza della Croce e della Risurrezione di Cristo dentro di sé. Viviamo questa Giornata Mondiale del malato, nel contesto dell'Anno della Fede, proprio per coniugare sempre più e meglio l'esperienza cristiana fondata sul Battesimo, "porta della fede", con la salvezza e col bisogno di salute, insito come desiderio prioritario nel cuore di ogni uomo.
Un fede ricevuta, conservata, trasmessa, annunziata e accresciuta nella prova diventa luminosa testimonianza di vita buona del Vangelo, che educa tutti alla speranza e alla carità. Siamo invitati a meditare e a fare tesoro delle bellissime parole che il Santo Padre ha rivolto al mondo intero per questa occasione nel suo messaggio, rimettendo al centro della nostra vita di fede una forte esperienza sacramentale, l'unica che può attuare o continuare un lento e progressivo processo di guarigione interiore.
Riscopriamo la nostra identità di figli di Dio, aumentiamo il nostro incontro con l'Eucaristia, anche quando è amministrata e accolta come viatico, e soprattutto valorizziamo il Sacramento dell'Unzione degli infermi, per poter alleviare le sofferenze nostre e quelle dei nostri fratelli ammalati, sia attraverso visite personali nelle loro abitazioni, negli ospedali e nei luoghi di cura, sia in un contesto comunitario, inserendo periodicamente nelle nostre parrocchie una specifica celebrazione di preghiera per la guarigione, attraverso il conferimento della stessa Unzione.
Ricordo fin da ora, che vivremo anche la Giornata del malato, a livello diocesano nel pomeriggio di sabato 26 maggio, presso il Santuario Madonna delle Grazie (Oasi di Nazareth) in Corato, in modo da poter avvisare per tempo i ministri straordinari e gli operatori pastorali delle nostre parrocchie, incoraggiandoli a partecipare e ad accompagnare gli ammalati che sono in grado di poter deambulare.
Esorto i parroci a farmi pervenire il nominativo di un referente parrocchiale da inserire nella Consulta di pastorale sanitaria, scelto tra i ministri straordinari o un accolito, oppure qualche medico o operatore che svolge il proprio servizio professionale in qualche struttura ospedaliera.
Vi esorto, inoltro, al buon uso e alla diffusione dei materiale preparato per questa Giornata del malato, sensibilizzandoci già noi in prima persona alla realtà di una pastorale sanitaria in crescita, e aiutando il nostro laicato a vivere la propria fede in modo sempre più adulto, maturo e responsabile, con una vicinanza maggiore alla realtà della sofferenza e della malattia, che diventa indicatore concreto e visibile del credere in Cristo, attraverso le opera di misericordia.
Estendiamo la celebrazione della Giornata Mondiale del malato anche al giorno seguente, 12 febbraio, domenica VI del tempo ordinario, in quanto la liturgia della Parola provvidenzialmente ci farà riflettere su queste tematiche presentandoci:
«Incontrando il nostro Salvatore, specialmente nella condizione precaria e fragile della nostra esistenza umana e ricevendo la sua consolazione per il corpo e per lo spirito, anche noi siamo chiamati a rimetterci in cammino, vivendo l'annuncio missionario e testimoniando con l'azione, più che con le nostre parole, le meraviglie del suo amore per ciascuno di noi, facendo forza su quel pizzico di fede che necessita sempre di un aumento continuo e permanente. Chi crede fermamente in Gesù e nella sua Chiesa non si sente mai solo, anche quando sperimenta la malattia, il dolore, la sofferenza, perché sa che proprio allora si manifesta la potenza della Croce e della Risurrezione di Cristo dentro di sé. Viviamo questa Giornata Mondiale del malato, nel contesto dell'Anno della Fede, proprio per coniugare sempre più e meglio l'esperienza cristiana fondata sul Battesimo, "porta della fede", con la salvezza e col bisogno di salute, insito come desiderio prioritario nel cuore di ogni uomo.
Un fede ricevuta, conservata, trasmessa, annunziata e accresciuta nella prova diventa luminosa testimonianza di vita buona del Vangelo, che educa tutti alla speranza e alla carità. Siamo invitati a meditare e a fare tesoro delle bellissime parole che il Santo Padre ha rivolto al mondo intero per questa occasione nel suo messaggio, rimettendo al centro della nostra vita di fede una forte esperienza sacramentale, l'unica che può attuare o continuare un lento e progressivo processo di guarigione interiore.
Riscopriamo la nostra identità di figli di Dio, aumentiamo il nostro incontro con l'Eucaristia, anche quando è amministrata e accolta come viatico, e soprattutto valorizziamo il Sacramento dell'Unzione degli infermi, per poter alleviare le sofferenze nostre e quelle dei nostri fratelli ammalati, sia attraverso visite personali nelle loro abitazioni, negli ospedali e nei luoghi di cura, sia in un contesto comunitario, inserendo periodicamente nelle nostre parrocchie una specifica celebrazione di preghiera per la guarigione, attraverso il conferimento della stessa Unzione.
Ricordo fin da ora, che vivremo anche la Giornata del malato, a livello diocesano nel pomeriggio di sabato 26 maggio, presso il Santuario Madonna delle Grazie (Oasi di Nazareth) in Corato, in modo da poter avvisare per tempo i ministri straordinari e gli operatori pastorali delle nostre parrocchie, incoraggiandoli a partecipare e ad accompagnare gli ammalati che sono in grado di poter deambulare.
Esorto i parroci a farmi pervenire il nominativo di un referente parrocchiale da inserire nella Consulta di pastorale sanitaria, scelto tra i ministri straordinari o un accolito, oppure qualche medico o operatore che svolge il proprio servizio professionale in qualche struttura ospedaliera.
Vi esorto, inoltro, al buon uso e alla diffusione dei materiale preparato per questa Giornata del malato, sensibilizzandoci già noi in prima persona alla realtà di una pastorale sanitaria in crescita, e aiutando il nostro laicato a vivere la propria fede in modo sempre più adulto, maturo e responsabile, con una vicinanza maggiore alla realtà della sofferenza e della malattia, che diventa indicatore concreto e visibile del credere in Cristo, attraverso le opera di misericordia.
Estendiamo la celebrazione della Giornata Mondiale del malato anche al giorno seguente, 12 febbraio, domenica VI del tempo ordinario, in quanto la liturgia della Parola provvidenzialmente ci farà riflettere su queste tematiche presentandoci:
- La figura del lebbroso, recuperato e reintegrato all'interno della società, al di là della sua impurità che lo faceva sentire emarginato (1^ lettura; Lv 13,1-2.45-46);
- La richiesta di supplica del salmistra che grida a Dio per essere esaudito nella sua malattia e liberato dal suo peccato: "Tu sei mio rifugio, mi liberi dall'angoscia" (salmo 30);
- La richiesta di guarigione del lebbroso, vista come purificazione e come recupero della dignità dell'uomo, per la propria salvezza e per quella dei lontani, attraverso l'annunzio e la testimonianza dei prodigi compiuti da Gesù, medico celeste delle anime e dei corpi (Vangelo).»