Giochi "cattivi", Barletta può reagire alle ludopatie
Intervista al consigliere Carmine Doronzo, se n'è discusso in commissione Cultura
lunedì 18 gennaio 2016
Ludopatie, queste sconosciute. A volte, più che la mancata prevenzione, pesa la scarsa conoscenza del fenomeno. BarlettaViva si occupa da tempo dell'analisi e delle azioni di contrasto a tutte le ludopatie raccogliendo articoli nello speciale Azzardopoli, in particolar modo quando l'argomento interessa da vicino la nostra città. Mercoledì scorso si è svolta a Palazzo di Città una riunione della VIII Commissione Consiliare Permanente "Cultura e pubblica istruzione" che ha affrontato proprio il tema delle ludopatie. Abbiamo colto l'occasione per porre qualche domanda al presidente di commissione, il consigliere comunale Carmine Doronzo.
Sullo ludopatie il trend nazionale dipinge uno scenario in negativa crescita. Avete raccolto dati e statistiche riferite in particolare a Barletta?
«Il lavoro che stiamo portando avanti con l'VIII^ Commissione Consiliare Permanente "Cultura e Pubblica Istruzione" nasce proprio dall'analisi dei dati nazionali che preoccupano anche nel nostro territorio, viste le stime che ci consegnano il SERT (servizio per le tossicodiopendenze) e i Servizi Sociali del Comune di Barletta. Nonostante i casi accertati siano nell'ordine di alcune decine, siamo di fronte ad un trend in continua crescita e con retroscena allarmanti. Dietro numerosi casi di violenze domestiche, infatti, si nascondono spesso mariti ludopatici, ma il fenomeno riguarda anche donne e giovani. Soprattutto la forte preoccupazione per i danni che il GAP (gioco d'azzardo patologico) può arrecare ai minori e agli studenti siamo impegnati in un lavoro di indagine e proposta di interventi amministrativi e culturali. C'è un dato che ci preoccupa particolarmente: la Bat è la provincia pugliese con il maggior numero di sale giochi in rapporto agli adolescenti e Barletta primeggia in questa già triste classifica (fonte AAMS + ISTAT)».
In che modo il Comune può agire per arginare un fenomeno che in città dilaga?
«Il Comune di Barletta ha già aderito al "Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d'azzardo". A questa adesione formale, però, non hanno fatto seguito interventi specifici. Tra gli interventi che certamente dovranno avere priorità nell'agenda politica cittadina ci sono la riduzione delle tasse locali per quegli esercizi che decidessero di eliminare le slot machine o altre macchinette "mangia soldi" dai propri locali, oltre a una seria attività di prevenzione e controllo. Facciamo appello, in tal senso, affinché si dia quanto prima avvio agli "interventi di prevenzione in materia di dipendenze patologiche" rivolti a giovani e minori, previsti dal Piano Sociale di Zona e finanziati per 337.051 €, che consoliderebbero e amplierebbero la presa in carico integrata nell'accesso ai livelli essenziali di prestazioni sociosanitarie in regime domiciliare, comunitario e residenziale dei giovani affetti da dipendenze patologiche. Al contempo andrebbe potenziata l'attività di controllo da parte delle forze dell'ordine all'interno dei centri scommesse, anche durante gli orari scolastici, per scongiurare la presenza di minori. Per quanto riguarda i nostri poteri consiliari, con l'VIII^ Commissione abbiamo presentato degli emendamenti a tre regolamenti comunali ("Pubbliche affissioni", "Edilizio" e "Polizia amministrativa") sia per recepire le novità introdotte dalla legge regionale 13/12/2013 n°43, denominata "Contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico", sia per riportare a Barletta alcune buone pratiche già adottate da altri comuni d'Italia».
Le vittime appartengono a fasce sociali deboli, molto spesso sono persone che vivono gravi difficoltà economiche. E' un problema culturale o più banalmente economico?
«Devono far riflettere le testimonianze di alcuni minori che dichiarano di aver intrapreso la strada del gioco d'azzardo perché speravano di rendersi utili alle critiche economie familiari. D'altra parte gli stessi Servizi Sociali confermano che il primo step per riconoscere il profilo di un ludopatico è spesso la richiesta da parte dello stesso di aiuti economici all'ente pubblico per far fronte alle spese quotidiane. Non di rado poi gli assistenti sociali assistono minori che dichiarano di ricevere "paghette" giornaliere destinate alle scommesse. Il problema, insomma, è complesso e anche qualora non derivasse da esigenze di carattere economico finisce sempre per diventarne la causa, senza considerare gli altri rischi, come l'elevata capacità di contagio tra forme di dipendenza diverse. Su un dato non abbiamo dubbi: siamo di fronte ad un problema culturale di dimensioni enormi e i cui responsabili vanno ricercati nei Governi che ne hanno favorito, e ne stanno favorendo, la diffusione. A questo proposito andrebbe smontato anche il tabù per cui con l'aumento del gioco d'azzardo aumentano gli introiti per lo Stato, visto che i costi sociali e sanitari derivati dalle ludopatie, sommati ad altri costi direttamente o indirettamente connessi al fenomeno (infiltrazioni mafiose nei giochi, usura, sussidi per chi cade in rovina, separazioni e divorzi) sono destinati a superare le entrate».
Si può promuovere una cultura anti-ludopatia, magari indirizzata ai giovani studenti di Barletta?
«Non solo si può ma si deve! L'obiettivo principale che si è data la nostra Commissione è proprio quello di favorire la messa in rete tra tutti i soggetti, istituzionali e non, che vogliono contribuire all'affermazione di una cultura della sana socialità e del gioco educativo. Ritengo che la stessa parola "gioco" dovrebbe rimandare a messaggi positivi e quindi andrebbe scissa definitivamente dal termine "azzardo" e sono convinto che il Comune, con la ASL BT, le istituzioni scolastiche e il vasto mondo associativo possano mettere in campo momenti di sensibilizzazione pubblica, campagne sociali (come Mettiamoci in Gioco, SlotMob ecc..), siti internet dedicati, reti, momenti di formazione per responsabilizzare titolari e lavoratori del settore del gioco pubblico, servizi territoriali specifici. Negli ultimi anni si è perso molto tempo utile per porre un freno alle ludopatie ma sono certo che non sia mai troppo tardi per dare avvio a un lavoro lungo e faticoso che tutti dobbiamo sentire il dovere civico, politico e morale di portare a compimento, soprattutto per il bene delle nuove generazioni».
Sullo ludopatie il trend nazionale dipinge uno scenario in negativa crescita. Avete raccolto dati e statistiche riferite in particolare a Barletta?
«Il lavoro che stiamo portando avanti con l'VIII^ Commissione Consiliare Permanente "Cultura e Pubblica Istruzione" nasce proprio dall'analisi dei dati nazionali che preoccupano anche nel nostro territorio, viste le stime che ci consegnano il SERT (servizio per le tossicodiopendenze) e i Servizi Sociali del Comune di Barletta. Nonostante i casi accertati siano nell'ordine di alcune decine, siamo di fronte ad un trend in continua crescita e con retroscena allarmanti. Dietro numerosi casi di violenze domestiche, infatti, si nascondono spesso mariti ludopatici, ma il fenomeno riguarda anche donne e giovani. Soprattutto la forte preoccupazione per i danni che il GAP (gioco d'azzardo patologico) può arrecare ai minori e agli studenti siamo impegnati in un lavoro di indagine e proposta di interventi amministrativi e culturali. C'è un dato che ci preoccupa particolarmente: la Bat è la provincia pugliese con il maggior numero di sale giochi in rapporto agli adolescenti e Barletta primeggia in questa già triste classifica (fonte AAMS + ISTAT)».
In che modo il Comune può agire per arginare un fenomeno che in città dilaga?
«Il Comune di Barletta ha già aderito al "Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d'azzardo". A questa adesione formale, però, non hanno fatto seguito interventi specifici. Tra gli interventi che certamente dovranno avere priorità nell'agenda politica cittadina ci sono la riduzione delle tasse locali per quegli esercizi che decidessero di eliminare le slot machine o altre macchinette "mangia soldi" dai propri locali, oltre a una seria attività di prevenzione e controllo. Facciamo appello, in tal senso, affinché si dia quanto prima avvio agli "interventi di prevenzione in materia di dipendenze patologiche" rivolti a giovani e minori, previsti dal Piano Sociale di Zona e finanziati per 337.051 €, che consoliderebbero e amplierebbero la presa in carico integrata nell'accesso ai livelli essenziali di prestazioni sociosanitarie in regime domiciliare, comunitario e residenziale dei giovani affetti da dipendenze patologiche. Al contempo andrebbe potenziata l'attività di controllo da parte delle forze dell'ordine all'interno dei centri scommesse, anche durante gli orari scolastici, per scongiurare la presenza di minori. Per quanto riguarda i nostri poteri consiliari, con l'VIII^ Commissione abbiamo presentato degli emendamenti a tre regolamenti comunali ("Pubbliche affissioni", "Edilizio" e "Polizia amministrativa") sia per recepire le novità introdotte dalla legge regionale 13/12/2013 n°43, denominata "Contrasto alla diffusione del gioco d'azzardo patologico", sia per riportare a Barletta alcune buone pratiche già adottate da altri comuni d'Italia».
Le vittime appartengono a fasce sociali deboli, molto spesso sono persone che vivono gravi difficoltà economiche. E' un problema culturale o più banalmente economico?
«Devono far riflettere le testimonianze di alcuni minori che dichiarano di aver intrapreso la strada del gioco d'azzardo perché speravano di rendersi utili alle critiche economie familiari. D'altra parte gli stessi Servizi Sociali confermano che il primo step per riconoscere il profilo di un ludopatico è spesso la richiesta da parte dello stesso di aiuti economici all'ente pubblico per far fronte alle spese quotidiane. Non di rado poi gli assistenti sociali assistono minori che dichiarano di ricevere "paghette" giornaliere destinate alle scommesse. Il problema, insomma, è complesso e anche qualora non derivasse da esigenze di carattere economico finisce sempre per diventarne la causa, senza considerare gli altri rischi, come l'elevata capacità di contagio tra forme di dipendenza diverse. Su un dato non abbiamo dubbi: siamo di fronte ad un problema culturale di dimensioni enormi e i cui responsabili vanno ricercati nei Governi che ne hanno favorito, e ne stanno favorendo, la diffusione. A questo proposito andrebbe smontato anche il tabù per cui con l'aumento del gioco d'azzardo aumentano gli introiti per lo Stato, visto che i costi sociali e sanitari derivati dalle ludopatie, sommati ad altri costi direttamente o indirettamente connessi al fenomeno (infiltrazioni mafiose nei giochi, usura, sussidi per chi cade in rovina, separazioni e divorzi) sono destinati a superare le entrate».
Si può promuovere una cultura anti-ludopatia, magari indirizzata ai giovani studenti di Barletta?
«Non solo si può ma si deve! L'obiettivo principale che si è data la nostra Commissione è proprio quello di favorire la messa in rete tra tutti i soggetti, istituzionali e non, che vogliono contribuire all'affermazione di una cultura della sana socialità e del gioco educativo. Ritengo che la stessa parola "gioco" dovrebbe rimandare a messaggi positivi e quindi andrebbe scissa definitivamente dal termine "azzardo" e sono convinto che il Comune, con la ASL BT, le istituzioni scolastiche e il vasto mondo associativo possano mettere in campo momenti di sensibilizzazione pubblica, campagne sociali (come Mettiamoci in Gioco, SlotMob ecc..), siti internet dedicati, reti, momenti di formazione per responsabilizzare titolari e lavoratori del settore del gioco pubblico, servizi territoriali specifici. Negli ultimi anni si è perso molto tempo utile per porre un freno alle ludopatie ma sono certo che non sia mai troppo tardi per dare avvio a un lavoro lungo e faticoso che tutti dobbiamo sentire il dovere civico, politico e morale di portare a compimento, soprattutto per il bene delle nuove generazioni».