Gianni Cuperlo a Barletta: «Mi aspetto un risultato sorprendente»
Intervista ad uno dei candidati alla segreteria del PD
sabato 23 novembre 2013
14.00
Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria del PD, ha fatto ieri tappa in Puglia. Dopo la manifestazione di Bari, ieri sera è stato di passaggio anche a Barletta, dove ad attenderlo vi erano i suoi principali sostenitori locali: il sindaco Pasquale Cascella e il consigliere regionale Ruggiero Mennea. «E' un congresso bello, appassionato, di libertà - ha detto Cuperlo - Sono colpito e sorpreso dal risultato del voto degli iscritti, perché siamo partiti come quelli che affrontano una prova impegnativa con poche speranze di arrivare al traguardo, e invece siamo arrivati al 40% del consenso degli iscritti. Abbiamo davanti due settimane in cui faremo di tutto per convincere centinaia di migliaia di persone delle buone ragioni della nostra proposta». Prosegue poi la polemica verso Renzi e il suo eventuale "doppio lavoro" di sindaco e segretario. Polemica alla quale Renzi ha replicato, sottolineando che anche per Cuperlo sarebbe doppio (parlamentare e segretario), e che il parlamentare non dovrebbe essere impegno da meno, avendo uno stipendio almeno doppio rispetto a quello di un sindaco.
On. Cuperlo perché un elettore del PD, alle primarie dell'8 dicembre, dovrebbe scegliere lei e non Matteo Renzi o Pippo Civati?
«Perché noi abbiamo cercato di raccontare in questi mesi la nostra idea del futuro del paese e del Partito Democratico, e perché ci sono delle differenze. Dobbiamo prendere atto che questa crisi è la più grave che ha incontrato l'Italia negli ultimi decenni, e per uscire da questa crisi serve un PD che riscopra i valori e i principi di una sinistra moderna, europea, che però non ha più paura di usare con orgoglio le sue parole. Sono convinto che dobbiamo parlare a tutti, ma dobbiamo parlare con il nostro linguaggio, con il nostro vocabolario. Il nostro linguaggio mette al centro la persona, i suoi diritti, la sua dignità, il valore sociale del lavoro, la giustizia sociale in un paese dove le disuguaglianze hanno toccato vette semplicemente immorali. Penso che per fare tutto questo, serva un partito al quale dedicarsi in un'opera di ricostruzione della fiducia e della speranza di milioni di persone che oggi sentono tutto il peso della crisi sulla loro pelle: parlo di giovani in cerca di occupazione, donne, pensionati al minimo, lavoratori esodati, lavoratori espulsi dal mercato del lavoro, imprenditori che non hanno retto all'urto della crisi, molto spesso per una stretta del credito delle banche, che li ha costretti a chiudere le loro aziende. C'è un paese da rimettere in moto, da fare ripartire. Per questo serve un partito. E se ti candidi (lo dico con esplicito riferimento al sindaco di Firenze) a cambiare molto nel futuro del paese, a cambiare tutto nel futuro del PD, non puoi fare questo come secondo lavoro, nelle pieghe di tempo, mentre fai un'altra attività importantissima, come il sindaco di una grande città. Lo dico qui accanto al sindaco Cascella, di cui sono amico da tanti anni. Fare il sindaco è una delle attività più belle, che riempiono la giornata di un amministratore cariche di umanità. Ma se ti candidi a guidare il principale partito della sinistra italiana, non puoi pensare di fare due mestieri allo stesso tempo».
A Barletta, ha avuto il sostegno in primis del sindaco Cascella, e anche del consigliere regionale Mennea. Ma Barletta è stata anche la città pugliese dove Renzi ha avuto la più alta percentuale nel voto tra gli iscritti. Che risultato si aspetta da questo territorio e dalla Puglia?
«Un risultato sorprendente. Io penso e spero che in questi giorni ci sia la possibilità di confrontarsi. Quello che vedo, girando il paese tutti i giorni, incontrando migliaia di persone, è che quando si raccontano i contenuti, i valori, i principi di questa nostra battaglia, le persone si appassionano, ci credono. E credo questo possa accadere anche a Barletta e nel resto della Puglia. Il sostegno, qui a Barletta, del sindaco Cascella e del consigliere regionale Mennea, è per me, al di là del risultato, una ragione di orgoglio, e mi da molto conforto e molta spinta nell'affrontare queste due settimane con l'entusiasmo che ho riscoperto».
Aver accettato il volere del premier Letta ed aver rinnovato la fiducia al ministro Cancellieri, rischia di rivelarsi una pietra tombale sulla credibilità del PD e sull'affluenza alle primarie dell'8 dicembre?
«Non si mette una pietra tombale su un partito. Sono categorie non proprio appropriata. Tanto più per una vicenda che ha una sua autonomia dal punto di vista parlamentare. E' legittimo avere diverse posizioni su questo, io stesso sono intervenuto nel gruppo parlamentare, in presenza del presidente Letta, dicendo che sarebbe stato opportuno che il ministro avesse rassegnato le dimissioni, non per una responsabilità oggettiva, che non c'è, anche secondo gli atti della Procura di Torino, ma per una questione di opportunità politica. Dopo di che, sono questioni differenti. Abbiamo votato la fiducia con convinzione al Governo, che sosteniamo in modo leale, incalzandolo sulle cose che deve fare. Il PD è una grande forza popolare, radicata nel paese. Le primarie saranno un'occasione splendida di partecipazione, anche se la giornata è l'8 dicembre. Io temo più che il voto della Cancellieri, le condizioni atmosferiche. Ma sono fiducioso che la volontà del popolo democratico è tale che noi avremo comunque una partecipazione alta. Secondo me andranno a votare più di 2 milioni di persone. Faccio una scommessa».
Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, ha insinuato la sua non autonomia da Massimo D'Alema. E lei ha detto che intendere smentirlo con i fatti. Ora, con D'Alema che si candida a Bari per la sua lista, sarà più difficile smentirlo?
«Assolutamente no. Massimo D'Alema è stato un protagonista della vita politica di questa regione, negli ultimi congressi si è sempre candidato in Puglia. Sarebbe stata una sorpresa e mi sarei preoccupato di più se avesse scelto di candidarsi nel collegio di Bolzano, perché lì doveva andare a spiegare: come mai Massimo D'Alema si candida a Bolzano? Ma che si candidi in Puglia è del tutto naturale e scontato, ed è un fatto che può soltanto arricchire il dibattito politico, con il sindaco Emiliano e altri. Ho letto che il sindaco Emiliano ha detto gentilmente che io mi sarei risvegliato da un letargo ventennale. Può darsi che ci sia un fondo di verità, ma siccome ho riposato tanto, sono più combattivo che mai».
On. Cuperlo perché un elettore del PD, alle primarie dell'8 dicembre, dovrebbe scegliere lei e non Matteo Renzi o Pippo Civati?
«Perché noi abbiamo cercato di raccontare in questi mesi la nostra idea del futuro del paese e del Partito Democratico, e perché ci sono delle differenze. Dobbiamo prendere atto che questa crisi è la più grave che ha incontrato l'Italia negli ultimi decenni, e per uscire da questa crisi serve un PD che riscopra i valori e i principi di una sinistra moderna, europea, che però non ha più paura di usare con orgoglio le sue parole. Sono convinto che dobbiamo parlare a tutti, ma dobbiamo parlare con il nostro linguaggio, con il nostro vocabolario. Il nostro linguaggio mette al centro la persona, i suoi diritti, la sua dignità, il valore sociale del lavoro, la giustizia sociale in un paese dove le disuguaglianze hanno toccato vette semplicemente immorali. Penso che per fare tutto questo, serva un partito al quale dedicarsi in un'opera di ricostruzione della fiducia e della speranza di milioni di persone che oggi sentono tutto il peso della crisi sulla loro pelle: parlo di giovani in cerca di occupazione, donne, pensionati al minimo, lavoratori esodati, lavoratori espulsi dal mercato del lavoro, imprenditori che non hanno retto all'urto della crisi, molto spesso per una stretta del credito delle banche, che li ha costretti a chiudere le loro aziende. C'è un paese da rimettere in moto, da fare ripartire. Per questo serve un partito. E se ti candidi (lo dico con esplicito riferimento al sindaco di Firenze) a cambiare molto nel futuro del paese, a cambiare tutto nel futuro del PD, non puoi fare questo come secondo lavoro, nelle pieghe di tempo, mentre fai un'altra attività importantissima, come il sindaco di una grande città. Lo dico qui accanto al sindaco Cascella, di cui sono amico da tanti anni. Fare il sindaco è una delle attività più belle, che riempiono la giornata di un amministratore cariche di umanità. Ma se ti candidi a guidare il principale partito della sinistra italiana, non puoi pensare di fare due mestieri allo stesso tempo».
A Barletta, ha avuto il sostegno in primis del sindaco Cascella, e anche del consigliere regionale Mennea. Ma Barletta è stata anche la città pugliese dove Renzi ha avuto la più alta percentuale nel voto tra gli iscritti. Che risultato si aspetta da questo territorio e dalla Puglia?
«Un risultato sorprendente. Io penso e spero che in questi giorni ci sia la possibilità di confrontarsi. Quello che vedo, girando il paese tutti i giorni, incontrando migliaia di persone, è che quando si raccontano i contenuti, i valori, i principi di questa nostra battaglia, le persone si appassionano, ci credono. E credo questo possa accadere anche a Barletta e nel resto della Puglia. Il sostegno, qui a Barletta, del sindaco Cascella e del consigliere regionale Mennea, è per me, al di là del risultato, una ragione di orgoglio, e mi da molto conforto e molta spinta nell'affrontare queste due settimane con l'entusiasmo che ho riscoperto».
Aver accettato il volere del premier Letta ed aver rinnovato la fiducia al ministro Cancellieri, rischia di rivelarsi una pietra tombale sulla credibilità del PD e sull'affluenza alle primarie dell'8 dicembre?
«Non si mette una pietra tombale su un partito. Sono categorie non proprio appropriata. Tanto più per una vicenda che ha una sua autonomia dal punto di vista parlamentare. E' legittimo avere diverse posizioni su questo, io stesso sono intervenuto nel gruppo parlamentare, in presenza del presidente Letta, dicendo che sarebbe stato opportuno che il ministro avesse rassegnato le dimissioni, non per una responsabilità oggettiva, che non c'è, anche secondo gli atti della Procura di Torino, ma per una questione di opportunità politica. Dopo di che, sono questioni differenti. Abbiamo votato la fiducia con convinzione al Governo, che sosteniamo in modo leale, incalzandolo sulle cose che deve fare. Il PD è una grande forza popolare, radicata nel paese. Le primarie saranno un'occasione splendida di partecipazione, anche se la giornata è l'8 dicembre. Io temo più che il voto della Cancellieri, le condizioni atmosferiche. Ma sono fiducioso che la volontà del popolo democratico è tale che noi avremo comunque una partecipazione alta. Secondo me andranno a votare più di 2 milioni di persone. Faccio una scommessa».
Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, ha insinuato la sua non autonomia da Massimo D'Alema. E lei ha detto che intendere smentirlo con i fatti. Ora, con D'Alema che si candida a Bari per la sua lista, sarà più difficile smentirlo?
«Assolutamente no. Massimo D'Alema è stato un protagonista della vita politica di questa regione, negli ultimi congressi si è sempre candidato in Puglia. Sarebbe stata una sorpresa e mi sarei preoccupato di più se avesse scelto di candidarsi nel collegio di Bolzano, perché lì doveva andare a spiegare: come mai Massimo D'Alema si candida a Bolzano? Ma che si candidi in Puglia è del tutto naturale e scontato, ed è un fatto che può soltanto arricchire il dibattito politico, con il sindaco Emiliano e altri. Ho letto che il sindaco Emiliano ha detto gentilmente che io mi sarei risvegliato da un letargo ventennale. Può darsi che ci sia un fondo di verità, ma siccome ho riposato tanto, sono più combattivo che mai».