Giancarlo Caselli ospite dell'ultimo incontro con "La Democrazia delle Parole"
Al teatro Curci si parla di mafia. Un teatro gremito di gente: tantissimi i giovani
domenica 20 novembre 2011
3.58
E' un personaggio autorevole, che ha svolto attività importanti e ricoperto ruoli istituzionali difficili l'ultimo ospite della serie di incontri organizzati dall' associazione "La Democrazia delle Parole", Gian Carlo Caselli.
Attualmente Procuratore Capo della Repubblica di Torino, magistrato dal 1967, Gian Carlo Caselli ha iniziato la sua carriera come giudice istruttore penale, ha trattato reati di terrorismo riguardanti le Brigate Rosse e Prima Linea. Ha fatto parte della commissione per l'analisi del testo di delega del nuovo codice di procedura penale ed è stato consulente della Commissione Stragi. Componente del Consiglio Superiore della Magistratura dal 1986 al '90, è stato poi nominato magistrato di Cassazione ed è divenuto Presidente della Prima Sezione della Corte di Assise di Torino. È stato Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo ottenendo importantissimi risultati nella lotta alla mafia. Gian Carlo Caselli è, inoltre, il rappresentante italiano a Bruxelles nell'organizzazione comunitaria Eurojust contro la criminalità organizzata.
L'incontro intitolato "I percorsi della coscienza e quelli della giustizia: contrasti e riequilibri" si è tenuto presso il teatro Curci, "un luogo dove la comunità discute di grandi temi", come ha dichiarato Sergio Mainfredi. Si tratta di un intreccio di collaborazioni poichè l'appuntamento è stato inserito nella stagione teatrale 2011/2012 intitolata "Tra palco e realtà". "I percorsi della coscienza e quelli della giustizia" sono parole che richiamano al contempo il movimento, la possibilità di agire e un senso di giustizia e necessità etica del discorso. Termini che evocano un senso di responsabilità, che coniugano la libertà con il "dovere della bellezza" intesa in senso etico, come rispetto di sè, degli altri e delle regole. Hanno presentato e moderato l'incontro il Giudice del Tribunale di Trani, Francesco Messina e la Prof.ssa Assuntela Messina.
Gian Carlo Caselli ha ricordato che, ieri più di oggi, la mafia c'era ma non esisteva. Nessuno la cercava e, se lo si faceva, era difficile trovarla. L'insufficienza di prove ha portato a pensare che la mafia fosse più forte dello Stato. Per capire meglio la situazione basta guardare il codice penale. Un riferimento alla mafia si ha nell'articolo 416 bis del codice, articolo successivo alla strage di Via Carini del 1982, in cui furono uccisi il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e sua moglie. Prima del 416 bis "combattere la mafia equivaleva a combattere un carro armato con una cerbottana". Gian Carlo Caselli ha poi ripercorso la vita di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, degli eroi nelle cui vite si sono intrecciati i percorsi di coscienza con quelli di giustizia, fino al sacrificio di sè. Ha poi ricordato anche l'importanza fondamentale dell'antimafia sociale e dei diritti, ovvero della mobilitazione contro la mafia che vede come attori gruppi di cittadini. Un esempio è Libera di Don Ciotti, un'associazione attraverso cui si liberano le terre confiscate dalle mafie ma, soprattutto, si liberano le persone.
Tantissimi i giovani e le autorità politiche che sono intervenute con delle domande e che hanno seguito con interesse l'ultimo appuntamento organizzato dall'associazione "La Democrazia delle Parole", con il patrocinio del Comune di Barletta, dell'Associazione Nazionale Magistrati e di Magistratura Democratica. Un ciclo di incontri che si spera possa ripetersi l'anno prossimo.
Attualmente Procuratore Capo della Repubblica di Torino, magistrato dal 1967, Gian Carlo Caselli ha iniziato la sua carriera come giudice istruttore penale, ha trattato reati di terrorismo riguardanti le Brigate Rosse e Prima Linea. Ha fatto parte della commissione per l'analisi del testo di delega del nuovo codice di procedura penale ed è stato consulente della Commissione Stragi. Componente del Consiglio Superiore della Magistratura dal 1986 al '90, è stato poi nominato magistrato di Cassazione ed è divenuto Presidente della Prima Sezione della Corte di Assise di Torino. È stato Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo ottenendo importantissimi risultati nella lotta alla mafia. Gian Carlo Caselli è, inoltre, il rappresentante italiano a Bruxelles nell'organizzazione comunitaria Eurojust contro la criminalità organizzata.
L'incontro intitolato "I percorsi della coscienza e quelli della giustizia: contrasti e riequilibri" si è tenuto presso il teatro Curci, "un luogo dove la comunità discute di grandi temi", come ha dichiarato Sergio Mainfredi. Si tratta di un intreccio di collaborazioni poichè l'appuntamento è stato inserito nella stagione teatrale 2011/2012 intitolata "Tra palco e realtà". "I percorsi della coscienza e quelli della giustizia" sono parole che richiamano al contempo il movimento, la possibilità di agire e un senso di giustizia e necessità etica del discorso. Termini che evocano un senso di responsabilità, che coniugano la libertà con il "dovere della bellezza" intesa in senso etico, come rispetto di sè, degli altri e delle regole. Hanno presentato e moderato l'incontro il Giudice del Tribunale di Trani, Francesco Messina e la Prof.ssa Assuntela Messina.
Gian Carlo Caselli ha ricordato che, ieri più di oggi, la mafia c'era ma non esisteva. Nessuno la cercava e, se lo si faceva, era difficile trovarla. L'insufficienza di prove ha portato a pensare che la mafia fosse più forte dello Stato. Per capire meglio la situazione basta guardare il codice penale. Un riferimento alla mafia si ha nell'articolo 416 bis del codice, articolo successivo alla strage di Via Carini del 1982, in cui furono uccisi il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e sua moglie. Prima del 416 bis "combattere la mafia equivaleva a combattere un carro armato con una cerbottana". Gian Carlo Caselli ha poi ripercorso la vita di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, degli eroi nelle cui vite si sono intrecciati i percorsi di coscienza con quelli di giustizia, fino al sacrificio di sè. Ha poi ricordato anche l'importanza fondamentale dell'antimafia sociale e dei diritti, ovvero della mobilitazione contro la mafia che vede come attori gruppi di cittadini. Un esempio è Libera di Don Ciotti, un'associazione attraverso cui si liberano le terre confiscate dalle mafie ma, soprattutto, si liberano le persone.
Tantissimi i giovani e le autorità politiche che sono intervenute con delle domande e che hanno seguito con interesse l'ultimo appuntamento organizzato dall'associazione "La Democrazia delle Parole", con il patrocinio del Comune di Barletta, dell'Associazione Nazionale Magistrati e di Magistratura Democratica. Un ciclo di incontri che si spera possa ripetersi l'anno prossimo.
Rivolgendosi soprattutto ai giovani la Prof.ssa Assuntela Messina ha affermato: «E' quanto mai necessario rilanciare il fronte della Speranza e dell' Impegno costruendo occasioni per riflettere e riconsiderare il proprio modo di essere nel mondo. Partendo dalla convinzione secondo cui non basta più "avere coscienza" ma "essere coscienza" per sfidare e vincere l' opacità del presente. Agli adulti, dunque, la responsabilità di essere testimoni credibili di una "sobrietà" operosa del e nel vivere; alle nuove generazioni l' esortazione a mettere in gioco la propria crescita alla luce di "percorsi di coscienza e di giustizia"».