Garibaldi riposerà in pace

Giusy Caroppo:«La bandiera della Brigata Barletta è una memoria da tutelare»

giovedì 7 agosto 2014 10.54
A cura di Tommaso Francavilla
Giuseppe Garibaldi e suo figlio Menotti non si rivolteranno più nella tomba, la bandiera della "Brigata Barletta" è in buone mani. Dopo l'articolo in cui ci domandavamo dove fosse finita la bandiera, a cui non mancarono commenti di becero menefreghismo sulle sorti di questo cimelio storico, incontro l'assessore alle Politiche culturali, Giusy Caroppo, nel suo ufficio di Palazzo di Città, dove le rivolgo qualche domanda sulla sorte della bandiera. A seguire, la storia della "Brigata Barletta" e della relativa bandiera.

Dott.ssa Caroppo, dov'è la bandiera della "Brigata Barletta"?
«Sette anni fa, durante l'amministrazione Maffei, la bandiera fu smontata e riposta in un apposito contenitore protettivo, in attesa di restauro. Attualmente, si trova nell'archivio museale, al primo piano del castello svevo».

In quale stato di conservazione si trova la bandiera?
«La bandiera è fatta di seta, è molto "disidratata"; questo è il problema maggiore. Sarà necessario un lavoro di alto restauro, da affidare ad appositi restauratori di tessuti, che dovranno restaurare il doppio supporto di seta. Ci sono pervenuti alcuni preventivi di restauro, piuttosto onerosi».

Dove troverete i finanaziamenti per il restauro?
«Dopo l'approvazione del bilancio, dovremmo riuscire a rintracciare tra i capitoli di spesa, la somma necessaria al restauro».

Qualcuno potrebbe obiettare che si sono cose più urgenti da fare, piuttosto che restaurare una storica bandiera. Lei cosa ne pensa?
«Noi dobbiamo tutelare la memoria della città. Illudersi che la cultura e la memoria storica siano inutili, va contro gli obiettivi prefissati della amministrazione. La tutela della memoria storica e dell'identità nazionale rappresentano alcuni degli obiettivi del ministro dei Beni e delle Attività culturali, Dario Franceschini. La bandiera garibaldina è una memoria da tutelare».

Bandiera della "Brigata Barletta" © Tommaso Francavilla
Perché restaurare la bandiera garibaldina?
«Dopo il restauro, la bandiera potrebbe diventare un elemento di attrazione turistica. Si potrebbe creare una sala garibaldina, in cui esporre anche gli altri cimeli garibaldini, contenuti nel nostro archivio. Il luogo più adatto dove allestire l'esposizione potrebbe essere il museo civico, presso il castello».

Eppure, a Barletta, le figure professionali legate al mondo della cultura, sembrerebbero sottovalutate.
«E' sbagliato sottovalutare le figure professionali legate al mondo della cultura, dello spettacolo e della creatività. Nel resto d'Europa, la cultura è una vera industria. Le nostre università laureano giovani che diventano eccellenze, anche a livello internazionale, come ad esempio: restauratori, artigiani, costumisti, scenografi, archeologi, storici dell'arte, ecc. Vorrei sottolineare che tutte queste figure professionali, sono lavoratori».

1866, la storia della Brigata Barletta

La nostra città fu scelta come sede di reclutamento dell'Italia Meridionale di volontari combattenti per la terza guerra di indipendenza del 1866, grazie anche alla amicizia che legava il patriota Raffaele Lacerenza (vedere box di approfondimento) con Giuseppe Garibaldi. In occasione della costituzione della Brigata, Domenico Garibaldi (soprannominato Menotti dal padre, in onore del noto patriota), giunse alla stazione ferroviaria di Barletta, accolto da una folla festante e dagli stessi garibaldini, presso il piazzale antistante, denominato Piazza della Libertà. Dopo la cerimonia fu accompagnato dalla folla fino alla casa del Cav. Vito Cafiero, che lo ospitò. In un solo giorno a Barletta arrivò una moltitudine di giovani volontari tale da raggiungere il numero di 12000 reclute, tanto che il sindaco Nicola Parilli fu costretto a trovare degli alloggi di fortuna.

I volontari appartenevano a tutte le classi sociali, tra loro c'erano contadini, medici, avvocati, preti, studenti. Furono costituiti, in quei giorni, il IX e il X Reggimento dei Volontari Garibaldini che presero il nome di «Brigata Barletta», e la relativa bandiera fu confezionata per l'occasione. Il IX Reggimento, il 29 Giugno, si diresse a Bergamo, per poi spostarsi il 7 Luglio, con Giuseppe Garibaldi, a Rocca d'Anfo. Il X Reggimento partecipò con successo a sanguinosi scontri e occupò importanti posizioni nemiche. Bezzecca fu presa e riconsegnata al suolo della Patria. La Brigata Barletta fu ricostituita alla vigilia della prima guerra mondiale.

A seguire, pubblichiamo l'elenco dei militari e garibaldini barlettani decorati nelle guerre di indipendenza (1859 - 1861 / 1866)
Purtroppo non possiamo mostrarvi foto recenti della bandiera garibaldina. Con opportuno anticipo abbiamo inoltrato richiesta ai preposti dirigenti del comune di Barletta recando nell'animo una buona curiosità storica. I nostri fotografi hanno anche tecnicamente comunicato che non avrebbero utilizzato flash nè alcuna altra emissione d'onda o di luce che possa in alcun modo recare danno all'importante cimelio. Nonostante ciò non abbiamo ricevuto risposta negativa nè alcuna altra risposta. Rimaniamo in attesa comprendendo il periodo e le difficoltà connesse a conciliare agosto e le disponibilità di alcune dirigenze.
Il direttore


Domenico Menotti Garibaldi (Mostardas, 16 settembre 1840 – Roma, 22 agosto 1903)
Nacque nel borgo di São Luís, oggi quartiere della città brasiliana di Mostardas, stato del Rio Grande do Sul, primogenito di Giuseppe e Anita Garibaldi. Venne battezzato con il nome di Domenico, in onore del padre di Garibaldi, ma il Generale volle soprannominarlo Menotti, in onore del patriota Ciro Menotti. Partecipò alla spedizione dei Mille, nella quale si distinse. Nel 1866, durante la terza guerra di indipendenza, comandò, con il grado di colonnello, il 9º reggimento di volontari garibaldini e fu l'artefice della vittoria nella battaglia di Bezzecca, meritandosi la medaglia d'oro al Valor Militare. Nel 1870, durante la guerra franco-prussiana, comandò un reggimento di truppe franco-italiane, combattendo a Digione e sui Vosgi e meritandosi la Legion d'Onore conferitagli dal governo francese. Divenne deputato di Velletri e Roma dal 1876 al 1897.Si sposò con Italia Bidischini dall'Oglio e ne ebbe sei figli.

La Brigata "Barletta" raccolse idealmente l'eredità del "Battaglione "Lacerenza", una unità dell'esercito meridionale. Negli anni dei moti risorgimentali, il patriota Raffaele Lacerenza partì da Barletta, al comando di un gruppo di volontari, che si unì ai mille di Garibaldi sbarcati in Sicilia, inquadrati in battaglione che assunse il nome del patriota su espressa richiesta degli stessi volontari. Essi furono inquadrati nella prima compagnia, comandata da Nino Bixio e si distinsero in combattimento per eroicità e coraggio. In seguito per la amicizia che legò Raffaele Lacerenza e per la sua fattiva collaborazione alle imprese di Garibaldi nei due mondi, Barletta fu prescelta come sede di reclutamento di uomini per la terza guerra di indipendenza italiana del 1866. La Brigata Barletta, incorporata nel Regio Esercito, fu sciolta nel 1877.
Fonte: Wikipedia