Forum Salute e Ambiente sul caso Timac: «Solo promesse roboanti»
«Barletta potrebbe diventare un esempio di buona pratica nel risanamento del territorio»
domenica 6 maggio 2018
«La Timac Agro, nonostante le sue recenti roboanti dichiarazioni, la più recente riguarda proprio l'importanza dello stabilimento di Barletta per l'economia regionale, ha deciso di non effettuare alcuna bonifica della falda costringendo la magistratura a revocare la facoltà d'uso che era stata prorogata già varie volte e che, ovviamente, non poteva esserlo all'infinito». È quanto scrive Sandra Parente – Forum Salute e Ambiente - Barletta.
Sono entrati quindi in campo i lavoratori con le loro legittime rivendicazioni occupazionali, vittime insieme ai cittadini barlettani di un ricatto lavoro vs. salute che è la replica di quanto accade in altre realtà pugliesi come, ad esempio, a Taranto e a Brindisi. E sono queste vicende che ci fanno comprendere perché la Timac Agro non sia intervenuta nella bonifica pur conoscendo la minaccia di chiusura che incombeva sullo stabilimento: risulta infatti più conveniente per le aziende con questo tipo di problematiche guadagnare tempo in attesa di una soluzione che venga da un quadro politico e istituzionale favorevole, o, in alternativa, gettare la spugna e quindi evitare di investire in una bonifica che comunque non garantirebbe il rinnovo dell'Autorizzazione Ambientale prossima alla scadenza. Inoltre la recente approvazione del PUG da parte del Consiglio Comunale di Barletta, che prevede lo spostamento delle aziende insalubri lontano dall'area urbana, accentua ancora di più il carattere politico delle decisioni che verranno prese da entrambe le parti. Il nostro territorio è purtroppo disseminato di aree industriali abbandonate, dall'ex cartiera all'area dell'ex distilleria, dove alla fine i costi del risanamento e della bonifica sono ricaduti tutti sulla cittadinanza, lasciandoci in eredità le macerie di un modello di sviluppo che ha costruito la sua fortuna sullo sfruttamento dell'ambiente.
Si capisce quindi come la partita fra Timac e Buzzi-Unicem e la città di Barletta, si giocherà tutte nelle sezioni elettorali dove il 10 giugno si deciderà non solo chi governerà la città per i prossimi 5 anni, ma anche quale sarà il futuro economico e ambientale che ci attende. La cosa che lascia sgomenti è che gran parte dei protagonisti di questo caso sono tutti candidati o loro sostenitori, e che invece di dare risposte chiare sulla vicenda continuano ad affermare che è la magistratura a dover decidere, che hanno le mani legate, che bisogna comunque preservare sia il lavoro che l'ambiente, e chiacchiere simili. Non abbiamo ancora sentito dagli ex consiglieri ora candidati una proposta per uscire dall'emergenza occupazionale e ambientale, un programma di sviluppo per questa città che si getti alle spalle decenni di follia auto-distruttiva e che rilanci definitivamente i settori davvero trainanti del nostro territorio, il turismo, l'agricoltura di qualità e un'industria agro-alimentare e manifatturiera rispettosa dell'ambiente, settori che potrebbero anche far ripartire le piccole attività commerciali così importanti per il centro storico e non solo. E invece ascoltiamo solo promesse generiche e roboanti ora ad una categoria ora ad un'altra, perché alla fine ciò che importa a questi signori è salvaguardare il proprio orticello, e che il resto della città si arrangi pure, tanto la politica dei rattoppi è una pratica a cui cittadini barlettani sono abituati ormai da generazioni.
Il Forum Salute e Ambiente dal canto suo ha da tempo proposto il reinserimento dei lavoratori sia nelle attività di bonifica delle aree inquinate che nella creazione di una filiera produttiva del recupero dei materiali dai rifiuti, che è uno dei cardini della Strategia Rifiuti Zero. Questa nuova attività di riciclo e riuso, che è l'opposto dell'incenerimento che oggi avviene nei forni della Buzzi-Unicem, avrebbe inoltre il vantaggio di risolvere le innumerevoli emergenze legate alla gestione delle 5 discariche fuori norma in Puglia che sono tutte nella BAT, e che costano in sanzioni UE centinaia di migliaia di euro all'anno alla Regione. Invece di continuare ad essere un hub dei rifiuti, un territorio di "sacrificio" dove sversare e bruciare veleni, Barletta potrebbe diventare da subito un esempio di buona pratica nella gestione dei rifiuti e nel risanamento del territorio. Di certo, qualsiasi sarà il risultato delle prossime elezioni comunali, il Forum Salute e Ambiente continuerà a dare battaglia per la rinascita di questo territorio martoriato».
Sono entrati quindi in campo i lavoratori con le loro legittime rivendicazioni occupazionali, vittime insieme ai cittadini barlettani di un ricatto lavoro vs. salute che è la replica di quanto accade in altre realtà pugliesi come, ad esempio, a Taranto e a Brindisi. E sono queste vicende che ci fanno comprendere perché la Timac Agro non sia intervenuta nella bonifica pur conoscendo la minaccia di chiusura che incombeva sullo stabilimento: risulta infatti più conveniente per le aziende con questo tipo di problematiche guadagnare tempo in attesa di una soluzione che venga da un quadro politico e istituzionale favorevole, o, in alternativa, gettare la spugna e quindi evitare di investire in una bonifica che comunque non garantirebbe il rinnovo dell'Autorizzazione Ambientale prossima alla scadenza. Inoltre la recente approvazione del PUG da parte del Consiglio Comunale di Barletta, che prevede lo spostamento delle aziende insalubri lontano dall'area urbana, accentua ancora di più il carattere politico delle decisioni che verranno prese da entrambe le parti. Il nostro territorio è purtroppo disseminato di aree industriali abbandonate, dall'ex cartiera all'area dell'ex distilleria, dove alla fine i costi del risanamento e della bonifica sono ricaduti tutti sulla cittadinanza, lasciandoci in eredità le macerie di un modello di sviluppo che ha costruito la sua fortuna sullo sfruttamento dell'ambiente.
Si capisce quindi come la partita fra Timac e Buzzi-Unicem e la città di Barletta, si giocherà tutte nelle sezioni elettorali dove il 10 giugno si deciderà non solo chi governerà la città per i prossimi 5 anni, ma anche quale sarà il futuro economico e ambientale che ci attende. La cosa che lascia sgomenti è che gran parte dei protagonisti di questo caso sono tutti candidati o loro sostenitori, e che invece di dare risposte chiare sulla vicenda continuano ad affermare che è la magistratura a dover decidere, che hanno le mani legate, che bisogna comunque preservare sia il lavoro che l'ambiente, e chiacchiere simili. Non abbiamo ancora sentito dagli ex consiglieri ora candidati una proposta per uscire dall'emergenza occupazionale e ambientale, un programma di sviluppo per questa città che si getti alle spalle decenni di follia auto-distruttiva e che rilanci definitivamente i settori davvero trainanti del nostro territorio, il turismo, l'agricoltura di qualità e un'industria agro-alimentare e manifatturiera rispettosa dell'ambiente, settori che potrebbero anche far ripartire le piccole attività commerciali così importanti per il centro storico e non solo. E invece ascoltiamo solo promesse generiche e roboanti ora ad una categoria ora ad un'altra, perché alla fine ciò che importa a questi signori è salvaguardare il proprio orticello, e che il resto della città si arrangi pure, tanto la politica dei rattoppi è una pratica a cui cittadini barlettani sono abituati ormai da generazioni.
Il Forum Salute e Ambiente dal canto suo ha da tempo proposto il reinserimento dei lavoratori sia nelle attività di bonifica delle aree inquinate che nella creazione di una filiera produttiva del recupero dei materiali dai rifiuti, che è uno dei cardini della Strategia Rifiuti Zero. Questa nuova attività di riciclo e riuso, che è l'opposto dell'incenerimento che oggi avviene nei forni della Buzzi-Unicem, avrebbe inoltre il vantaggio di risolvere le innumerevoli emergenze legate alla gestione delle 5 discariche fuori norma in Puglia che sono tutte nella BAT, e che costano in sanzioni UE centinaia di migliaia di euro all'anno alla Regione. Invece di continuare ad essere un hub dei rifiuti, un territorio di "sacrificio" dove sversare e bruciare veleni, Barletta potrebbe diventare da subito un esempio di buona pratica nella gestione dei rifiuti e nel risanamento del territorio. Di certo, qualsiasi sarà il risultato delle prossime elezioni comunali, il Forum Salute e Ambiente continuerà a dare battaglia per la rinascita di questo territorio martoriato».