Festa dei lavoratori, senza granchè da festeggiare

Buon primo maggio ai giovani e ai disoccupati. Stabilità lavorativa, solo un sogno

mercoledì 1 maggio 2013
A cura di Ida Vinella
C'era un tempo in cui il primo maggio, festa nazionale dei lavoratori, era un'occasione sentita e partecipata, un giorno di ferie per prendere fiato in periodi di lavoro stressante e senza sosta. Adesso il primo maggio è un giorno lavorativo come tanti altri, fatto di telefonate, appuntamenti, corse senza sosta, pur di arrotondare il bilancio familiare. Nella festa dei lavoratori 2013 c'é ben poco da festeggiare.

Le aziende chiudono, e quelle che resistono rifiutano di assumere nuovi lavoratori. La difficoltà a pagare stipendi, a garantire la cassa integrazione, a trovare un posto di lavoro sicuro è all'ordine del giorno, e non basta il concertone di Piazza San Giovanni a Roma a cancellare nell'esaltazione musicale i drammi di tanti uomini e donne della nazione. A patirne le conseguenze sono soprattutto i giovani: con il più alto tasso di disoccupazione giovanile, l'Italia produce una vasta schiera di giovani laureati preparatissimi e iper-specializzati, talentuosi e pieni di energia, ma che il più delle volte sono costretti a scegliere mete estere per la ricerca di un lavoro congruo alla propria formazione.
Perché chi resta in Italia o è matto o è combattivo: c'è chi il lavoro se lo inventa, e c'è chi tenta mille strade diverse pur di mettere insieme meno di mille euro al mese. Nel giorno della festa dei lavoro, i lavoratori sono ancora in azienda, in ufficio, oppure davanti a un monitor a scrutare annunci di lavoro. Il primo maggio deve ritornare al suo significato originario: non un giorno di festa come altri, ma un giorno di consapevolezza e di opportunità.

Siamo nel paese della crisi e dei privilegi, dove pochi festeggiano e molti si disperano.
Foto: ilfattoquotidiano.it