Fallimento opifici Barletta: terzo arresto delle fiamme gialle, operai senza lavoro e senza denaro
L'indagine è quella sull'Alpach e la Drivers, di Pasquale Di Cosola
lunedì 22 marzo 2010
13.44
Si è conclusa, dopo più di un anno, con l'arresto di una terza persona, l'indagine della guardia di finanza di Barletta in merito al presunto fallimento per bancarotta fraudolenta di due opifici del settore calzaturiero di Barletta, l'Alpach s.r.l. e la Drivers s.r.l. . In manette, dopo l'imprenditore Pasquale Di Cosola, di Barletta, e il commercialista Sergio Tofani, di Roma, definito dagli inquirenti "architetto" della truffa messa in atto, è finito Claudio Raffaele, 50enne romano, imprenditore, con precedenti penali.
Dovrà rispondere di concorso in bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale aggravata e falso in atto pubblico. Raffaele, infatti, insieme ad altre tre persone non ancora identificate, aveva, sotto falso nome, quello di Maurizio Labuona, finto di essere uno dei quattro soci a cui, in maniera fittizia, Di Cosola aveva ceduto quote societarie, materie prime e altri beni delle sue due aziende porte al fallimento. Di tutto questo i finanzieri hanno recuperato soltanto una giostra per le calzature, un'altra è stata alienata ad un'azienda in Albania. La truffa ammonta a 6.800.000 euro. La finanza, al porto di Genova, ha trovato e sequestrato una imbarcazione lunga 27 metri, la 'Pershing 90', di proprietà di Di Cosola, del valore di 7.680.000 euro, acquistata tramite la società 'A Leasing', del gruppo Riva, di Treviso. In sostanza il provento del finto fallimento era destinato ad essere reinvestito nell'imbarcazione che stava per partire e aveva come destinazione la repubblica Dominicana. La società di leasing ha recuperato il denaro investito, Di Cosola aveva pagato solo 1.500.000 di euro.
I lavoratori invece, 37 operai che con la loro denuncia, nel 2008, fecero iniziare le indagini, quando arrivati sul posto di lavoro trovarono i capannoni vuoti, sono creditori del tfr e di alcune mensilità arretrate, per un valore di oltre 150.000 euro.
Dovrà rispondere di concorso in bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale aggravata e falso in atto pubblico. Raffaele, infatti, insieme ad altre tre persone non ancora identificate, aveva, sotto falso nome, quello di Maurizio Labuona, finto di essere uno dei quattro soci a cui, in maniera fittizia, Di Cosola aveva ceduto quote societarie, materie prime e altri beni delle sue due aziende porte al fallimento. Di tutto questo i finanzieri hanno recuperato soltanto una giostra per le calzature, un'altra è stata alienata ad un'azienda in Albania. La truffa ammonta a 6.800.000 euro. La finanza, al porto di Genova, ha trovato e sequestrato una imbarcazione lunga 27 metri, la 'Pershing 90', di proprietà di Di Cosola, del valore di 7.680.000 euro, acquistata tramite la società 'A Leasing', del gruppo Riva, di Treviso. In sostanza il provento del finto fallimento era destinato ad essere reinvestito nell'imbarcazione che stava per partire e aveva come destinazione la repubblica Dominicana. La società di leasing ha recuperato il denaro investito, Di Cosola aveva pagato solo 1.500.000 di euro.
I lavoratori invece, 37 operai che con la loro denuncia, nel 2008, fecero iniziare le indagini, quando arrivati sul posto di lavoro trovarono i capannoni vuoti, sono creditori del tfr e di alcune mensilità arretrate, per un valore di oltre 150.000 euro.