Epifania, la festa dei popoli
Con gli immigrati in molte diocesi italiane. «...ecco alcuni Magi vennero da Oriente a Gerusalemme»
venerdì 7 gennaio 2011
La trascorsa Epifania, inviata alla riflessione. Questa seria disanima del problema immigrazione pone molti interrogativi ed alcune risposte. Per non dimenticare mai e per essere cittadini del mondo.
Il Natale è caratterizzato anche da un cammino, da una migrazione da "Oriente verso Gerusalemme", da un Continente verso la città, oltre che da una fuga da una città verso un Paese, l'Egitto. Nel Natale è compresa – ha ricordato il Segretario della Cei, mons. Mariano Crociata, nel suo messaggio d'augurio alla Migrantes – l'estraneità, perché nessuno sia escluso dall'Incarnazione, perché la salvezza raggiunga "tutti gli uomini di buona volontà". Nell'Incarnazione del Figlio di Dio vengono ricomprese tutte le cose, ma soprattutto trovano risposta le domande fondamentali della vita. I Magi sono il simbolo della ricerca di felicità dell'uomo che chiede di mettersi in cammino, di andare altrove. Ieri come oggi. Sono 200 milioni le persone che oggi si mettono in cammino da Oriente a Occidente, dal Sud al Nord del mondo: col desiderio di una vita diversa, di mettere a frutto gli studi, per non morire di fame e di sete, in fuga da 24 guerre e da persecuzioni politiche e religiose, da disastri o distruzioni ambientali. Sono i nuovi Magi.
Sono persone che portano con sé i doni di una tradizione, di una cultura, di una lingua, di una religione o religiosità. Sono famiglie che portano la vita. Sono padri e madri, figli, nei quali Benedetto XVI – nel Messaggio per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato - invita a vedere i fratelli, "una sola famiglia umana", "l'unità della famiglia umana" e " il suo sviluppo nel bene" (Benedetto XVI, Caritas in veritate, 42). Alla luce del cammino travagliato dei Magi e della famiglia di Nazareth, in molte Diocesi e parrocchie italiane, l'Epifania è diventata la Festa dei popoli, l'occasione per accorgersi dei 'nuovi', di un prossimo che viene da lontano. Non è solo la festa dell'incontro, ma dell'educazione alla consapevolezza che siamo una sola "fraternità umana", "una comunità di popoli e nazioni".
Di fronte al dramma del sottosviluppo, della povertà nel mondo che cresce nonostante uno sforzo decennale, a Nazioni divise tra fazioni contrapposte, alla morte che segna ancora milioni di bambini e giovani vite, la festa dei popoli è la festa della consapevolezza che non si può negare "il diritto di emigrare", che la città dell'uomo contemporanea è una città che non esclude, ma piuttosto che sa riconoscere le persone che vengono da lontano e non solo sfruttarle, come Erode. La storia degli eritrei ancora schiavi in Egitto, sul Sinai, ricorda come ancora oggi il cammino di molte persone in ricerca può diventare non opportunità di ricerca, ma traffico per un profitto personale e di gruppo, mercato, violenza. Il Sud, l'Africa, e l'Oriente – oggi i Paesi dell'Est e domani sempre più l'India e la Cina – sono i Continenti e i Paesi da cui provengono i nuovi magi. 1 milione di rumeni, 250.000 ucraini, 200.000 cinesi, 100.000 moldavi e indiani sono i volti e le storie di chi viene oggi in Italia dall'Oriente, in un nuovo Natale che spesso non viene riconosciuto e che nella festa dei popoli viene celebrato nuovamente. Da Nord a Sud al Centro, per molte Chiese locali l'Epifania diventa la solenne celebrazione di un Dio riconosciuto tra noi anche grazie alle storie di fede di persone diverse, che vengono da lontano: doni importanti per costruire un Chiesa 'cattolica', racconti entusiasmanti di una fede credibile. L'Epifania rompe ogni paura, e ogni indugio, purtroppo ancora troppo frequenti anche nelle nostre comunità cristiane, nell'accettare i doni di fede, di sapienza, creatività, lavoro e fatica che provengono da Paesi diversi e che sempre più diventano 'patrimonio' del nostro Paese, delle nostre Chiese. L'Epifania diventa la festa delle genti, l'occasione che la salvezza viene da Cristo Gesù, passa attraverso la Chiesa, sacramento dell'incontro tra Dio e l'uomo, ma arriva e giunge dappertutto. Ancora una volta la Rivelazione ci aiuta a interpretare la storia umana, con una contemporaneità straordinaria.
mons. Giancarlo Perego
direttore generale Migrantes
Il Natale è caratterizzato anche da un cammino, da una migrazione da "Oriente verso Gerusalemme", da un Continente verso la città, oltre che da una fuga da una città verso un Paese, l'Egitto. Nel Natale è compresa – ha ricordato il Segretario della Cei, mons. Mariano Crociata, nel suo messaggio d'augurio alla Migrantes – l'estraneità, perché nessuno sia escluso dall'Incarnazione, perché la salvezza raggiunga "tutti gli uomini di buona volontà". Nell'Incarnazione del Figlio di Dio vengono ricomprese tutte le cose, ma soprattutto trovano risposta le domande fondamentali della vita. I Magi sono il simbolo della ricerca di felicità dell'uomo che chiede di mettersi in cammino, di andare altrove. Ieri come oggi. Sono 200 milioni le persone che oggi si mettono in cammino da Oriente a Occidente, dal Sud al Nord del mondo: col desiderio di una vita diversa, di mettere a frutto gli studi, per non morire di fame e di sete, in fuga da 24 guerre e da persecuzioni politiche e religiose, da disastri o distruzioni ambientali. Sono i nuovi Magi.
Sono persone che portano con sé i doni di una tradizione, di una cultura, di una lingua, di una religione o religiosità. Sono famiglie che portano la vita. Sono padri e madri, figli, nei quali Benedetto XVI – nel Messaggio per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato - invita a vedere i fratelli, "una sola famiglia umana", "l'unità della famiglia umana" e " il suo sviluppo nel bene" (Benedetto XVI, Caritas in veritate, 42). Alla luce del cammino travagliato dei Magi e della famiglia di Nazareth, in molte Diocesi e parrocchie italiane, l'Epifania è diventata la Festa dei popoli, l'occasione per accorgersi dei 'nuovi', di un prossimo che viene da lontano. Non è solo la festa dell'incontro, ma dell'educazione alla consapevolezza che siamo una sola "fraternità umana", "una comunità di popoli e nazioni".
Di fronte al dramma del sottosviluppo, della povertà nel mondo che cresce nonostante uno sforzo decennale, a Nazioni divise tra fazioni contrapposte, alla morte che segna ancora milioni di bambini e giovani vite, la festa dei popoli è la festa della consapevolezza che non si può negare "il diritto di emigrare", che la città dell'uomo contemporanea è una città che non esclude, ma piuttosto che sa riconoscere le persone che vengono da lontano e non solo sfruttarle, come Erode. La storia degli eritrei ancora schiavi in Egitto, sul Sinai, ricorda come ancora oggi il cammino di molte persone in ricerca può diventare non opportunità di ricerca, ma traffico per un profitto personale e di gruppo, mercato, violenza. Il Sud, l'Africa, e l'Oriente – oggi i Paesi dell'Est e domani sempre più l'India e la Cina – sono i Continenti e i Paesi da cui provengono i nuovi magi. 1 milione di rumeni, 250.000 ucraini, 200.000 cinesi, 100.000 moldavi e indiani sono i volti e le storie di chi viene oggi in Italia dall'Oriente, in un nuovo Natale che spesso non viene riconosciuto e che nella festa dei popoli viene celebrato nuovamente. Da Nord a Sud al Centro, per molte Chiese locali l'Epifania diventa la solenne celebrazione di un Dio riconosciuto tra noi anche grazie alle storie di fede di persone diverse, che vengono da lontano: doni importanti per costruire un Chiesa 'cattolica', racconti entusiasmanti di una fede credibile. L'Epifania rompe ogni paura, e ogni indugio, purtroppo ancora troppo frequenti anche nelle nostre comunità cristiane, nell'accettare i doni di fede, di sapienza, creatività, lavoro e fatica che provengono da Paesi diversi e che sempre più diventano 'patrimonio' del nostro Paese, delle nostre Chiese. L'Epifania diventa la festa delle genti, l'occasione che la salvezza viene da Cristo Gesù, passa attraverso la Chiesa, sacramento dell'incontro tra Dio e l'uomo, ma arriva e giunge dappertutto. Ancora una volta la Rivelazione ci aiuta a interpretare la storia umana, con una contemporaneità straordinaria.
mons. Giancarlo Perego
direttore generale Migrantes