Altro che Andria, PD e Forza Italia scommettono su Barletta
Caracciolo e Mennea, forza riconosciuta
giovedì 25 gennaio 2018
13.34
Dopo anni di (presunto) strapotere politico della città federiciana, da Sinisi a Giorgino per tacere di Marmo, Barletta aveva ormai assunto il ruolo della piccola fiammiferaia, almeno a livello nazionale. La città della Disfida, feudo sinistro stretto in un impero di centrodestra, sembrava non avere potenziale e nomi utili. Insomma da Ponente a Levante i "palazzi" barlettani si contentavano del mare estivo ma sicuramente non ridevano.
Diverso affare all'ombra di Castel del Monte, almeno finora. Il "muso lungo" sembra arrivato anche all'interno: Andria infatti, l'unico (o forse) capoluogo di provincia dove Forza Italia ed il centrodestra hanno sempre vinto nelle tornate elettorali degli ultimi, sembra che non avrà il suo candidato alla Camera dei deputati. Poco ci manca ai manifesti o a gesti plateali ma la delusione è (come è facile immaginare) palpabile.
Si attende solo la conferma ma al momento le notizie che arrivano da Roma, e quindi dalle segreteria regionali, hanno portato solo delusione e soprattutto malcontento tra iscritti e simpatizzanti del Partito Democratico e soprattutto di Forza Italia.
Per ironia della sorte i due partiti egemoni del centro sinistra e del centro destra ad Andria non hanno candidati del luogo, se si esclude al momento la candidatura (sub iudice da parte del segretario Lacarra) del consigliere comunale e segretario cittadino del Pd, Giovanni Vurchio, a quanto sembra al quarto posto nel proporzionale della Camera.
La delusione per la mancata possibilità di Nicola Giorgino a candidarsi al Parlamento ed i niet espressi, dal capogruppo regionale e consigliere comunale di Forza Italia, Nino Marmo, ad occupare un posto nelle liste al Parlamento - a quanto sembra non in posizioni utili - stanno creando una vera e propria fronda, al momento silenziosa.
Le osservazioni per non aver voluto riconoscere ad Andria un valore aggiunto per il centro destra del territorio, stanno montando con la protesta della base soprattutto forzista: come si potrà spiegare agli elettori del centro destra andriese che bisognerà votare per candidati alla Camera ed al Senato scelti dall'alto, tra l'altro non condivisi dalla base? Quale il loro apporto, valore aggiunto per il centro destra andriese? Inutile aggiungere che qui gioca anche una buona componente di chiara matrice campanilistica.
Il discorso è leggermente diverso per il Partito Democratico. La forza riconosciuta dei due consiglieri regionali Caracciolo e Mennea è sicuramente visibile ed ampiamente dimostrata, avendo proprio ad Andria un grosso serbatoio di voti. Sicuramente in tanti hanno condiviso la scelta di poter veder scendere in lizza l'attuale assessore regionale all'ambiente, tenuto conto che egli non disdegna attenzioni verso la città federiciana, partecipando volentieri a riunioni e appuntamenti politici, da parte di colleghi andriesi.
L'amarezza riguarda il fatto che insieme al nome di Caracciolo, si sarebbe potuto affiancare il nome, condiviso, di un esponente del Pd cittadino, ad esempio alla Camera proporzionale ma in posizione utile. Ma anche in questa puntata della storia politica di Andria, il partito di Renzi si è trovato spaccato e litigioso, ricordando tempi non troppo lontani, quando a Palazzo di Città era sindaco Vincenzo Zaccaro e la sua poltrona vacillava ad ogni riunione dei maggiorenti dell'allora Pd.
Inutile aggiungere quindi, che l'unico candidato andriese in posizione utile tanto da essere eletto è Giuseppe D'Ambrosio, esponente grillino che lascia la presidenza di una giunta parlamentare di primo livello. Sicuramente per lui a Roma, indipendentemente se i pentastellati governeranno o meno, un posto ambito in qualche commissione anche questa volta non mancherà di certo, con buona pace dei barlettani che, come dicevamo di parlamentari ne potrebbero avere oltre a Caracciolo anche il sornione Dario Damiani, con la possibilità che se dovesse vincere il centro destra, considerata la sua amicizia con la Ronzulli, gli potrebbe essere assegnato qualche incarico di sottogoverno.
Diverso affare all'ombra di Castel del Monte, almeno finora. Il "muso lungo" sembra arrivato anche all'interno: Andria infatti, l'unico (o forse) capoluogo di provincia dove Forza Italia ed il centrodestra hanno sempre vinto nelle tornate elettorali degli ultimi, sembra che non avrà il suo candidato alla Camera dei deputati. Poco ci manca ai manifesti o a gesti plateali ma la delusione è (come è facile immaginare) palpabile.
Si attende solo la conferma ma al momento le notizie che arrivano da Roma, e quindi dalle segreteria regionali, hanno portato solo delusione e soprattutto malcontento tra iscritti e simpatizzanti del Partito Democratico e soprattutto di Forza Italia.
Per ironia della sorte i due partiti egemoni del centro sinistra e del centro destra ad Andria non hanno candidati del luogo, se si esclude al momento la candidatura (sub iudice da parte del segretario Lacarra) del consigliere comunale e segretario cittadino del Pd, Giovanni Vurchio, a quanto sembra al quarto posto nel proporzionale della Camera.
La delusione per la mancata possibilità di Nicola Giorgino a candidarsi al Parlamento ed i niet espressi, dal capogruppo regionale e consigliere comunale di Forza Italia, Nino Marmo, ad occupare un posto nelle liste al Parlamento - a quanto sembra non in posizioni utili - stanno creando una vera e propria fronda, al momento silenziosa.
Le osservazioni per non aver voluto riconoscere ad Andria un valore aggiunto per il centro destra del territorio, stanno montando con la protesta della base soprattutto forzista: come si potrà spiegare agli elettori del centro destra andriese che bisognerà votare per candidati alla Camera ed al Senato scelti dall'alto, tra l'altro non condivisi dalla base? Quale il loro apporto, valore aggiunto per il centro destra andriese? Inutile aggiungere che qui gioca anche una buona componente di chiara matrice campanilistica.
Il discorso è leggermente diverso per il Partito Democratico. La forza riconosciuta dei due consiglieri regionali Caracciolo e Mennea è sicuramente visibile ed ampiamente dimostrata, avendo proprio ad Andria un grosso serbatoio di voti. Sicuramente in tanti hanno condiviso la scelta di poter veder scendere in lizza l'attuale assessore regionale all'ambiente, tenuto conto che egli non disdegna attenzioni verso la città federiciana, partecipando volentieri a riunioni e appuntamenti politici, da parte di colleghi andriesi.
L'amarezza riguarda il fatto che insieme al nome di Caracciolo, si sarebbe potuto affiancare il nome, condiviso, di un esponente del Pd cittadino, ad esempio alla Camera proporzionale ma in posizione utile. Ma anche in questa puntata della storia politica di Andria, il partito di Renzi si è trovato spaccato e litigioso, ricordando tempi non troppo lontani, quando a Palazzo di Città era sindaco Vincenzo Zaccaro e la sua poltrona vacillava ad ogni riunione dei maggiorenti dell'allora Pd.
Inutile aggiungere quindi, che l'unico candidato andriese in posizione utile tanto da essere eletto è Giuseppe D'Ambrosio, esponente grillino che lascia la presidenza di una giunta parlamentare di primo livello. Sicuramente per lui a Roma, indipendentemente se i pentastellati governeranno o meno, un posto ambito in qualche commissione anche questa volta non mancherà di certo, con buona pace dei barlettani che, come dicevamo di parlamentari ne potrebbero avere oltre a Caracciolo anche il sornione Dario Damiani, con la possibilità che se dovesse vincere il centro destra, considerata la sua amicizia con la Ronzulli, gli potrebbe essere assegnato qualche incarico di sottogoverno.