Ecco come il 118 di Barletta sta per essere smembrato in piena emergenza Covid
Gli operatori del servizio di emergenza non ci stanno: «Deleterio concentrare tutte le postazioni presso il vecchio ospedale»
lunedì 16 novembre 2020
13.26
È ormai interamente destinato all'emergenza Covid il Pronto Soccorso di Barletta. Ce lo hanno ricordato le ambulanze in coda per ore al di fuori del nosocomio cittadino. «Gli operatori – ci riferiscono dal 118 – iniziano ad infettarsi perché, in attesa di entrare in Pronto Soccorso, restano in ambulanza con i pazienti. Stanno svolgendo turni massacranti. Non possono allontanarsi, se non decontaminandosi prima e dopo».
E proprio in piena emergenza, a Barletta è in atto una progressiva riorganizzazione del Pronto Soccorso. Per fronteggiare la seconda ondata, infatti, sono stati destinati alcuni locali del 118 al Pronto Soccorso per ricavare maggiori posti letto. Anche i laboratori di istopatologia, indispensabili per un ospedale che si pregia di un reparto oncologico, sono stati dismessi e trasferiti ad Andria.
Tutto provvisorio, almeno si spera. Ma così facendo è stato di fatto avviato un progressivo smembramento del servizio di pronto intervento che dal Dimiccoli di Barletta opera sull'intera provincia Bat. Normalmente una postazione del 118 dovrebbe essere allocata presso il Dimiccoli e l'altra presso il vecchio ospedale. Questo, con l'intento di garantire una copertura uniforme e tempestiva dei soccorsi sull'intero territorio cittadino al di là e al di qua della rete ferroviaria.
Ma quello definito come smembramento del 118 passerebbe proprio da qui. Più precisamente dal trasferimento nel vecchio ospedale, oltre alle due postazioni (ambulanze) infermieristiche, anche della postazione dell'auto medica. «Sul piano organizzativo – ci spiegano – è deleterio ed ingiustificabile concentrare tutte le postazioni del 118 in un'unica sede. Nel vecchio ospedale – aggiungono – non ci sono le condizioni idonee per accogliere il personale e i mezzi di un'altra postazione».
Già oggi le condizioni di lavoro per il personale del 118 non sarebbero delle migliori. «Medici, infermieri, soccorritori e autisti delle ambulanze e dell'auto medica – ci dicono – si trovano in condizioni lavorative non adeguate al servizio. Si condividono tre soli locali e un bagno in comune tra tutto il personale del 118 che entra quotidianamente in contatto con persone positive al virus».
Tuttavia, la proposta avanzata di destinare al 118 gli unici locali del Pronto Soccorso non convertiti non sarebbe stata accolta. Questo, nonostante siano lì allocati solo degli uffici. Si tratterebbe, quindi, di spazi facilmente amovibili. «In extremis, pur con grande risentimento – proseguono – il personale della postazione auto medica di Barletta propone di allocarsi temporaneamente nelle aule adibite a didattica del Polo Universitario al piano interrato dell'ospedale».
Una proposta più adeguata, seppur non priva di limiti: «Resta una sistemazione distante dal posizionamento del mezzo di soccorso – precisano – e in questi locali non esistono neanche i minimi requisiti richiesti per l'alloggio di personale che opera sul territorio».
Infine, l'amara conclusione: «In una situazione di pandemia dovrebbe essere prioritaria la tutela della rete dei soccorsi che ormai rappresenta la sola risorsa non solo per la valutazione e il trattamento dei pazienti che non possono più recarsi in ospedale, ma soprattutto per il trattamento dei pazienti gravi che attendono ore in ambulanza prima di accedere al Pronto Soccorso sostituendosi così di fatto alla prestazione di pronto soccorso».
E proprio in piena emergenza, a Barletta è in atto una progressiva riorganizzazione del Pronto Soccorso. Per fronteggiare la seconda ondata, infatti, sono stati destinati alcuni locali del 118 al Pronto Soccorso per ricavare maggiori posti letto. Anche i laboratori di istopatologia, indispensabili per un ospedale che si pregia di un reparto oncologico, sono stati dismessi e trasferiti ad Andria.
Tutto provvisorio, almeno si spera. Ma così facendo è stato di fatto avviato un progressivo smembramento del servizio di pronto intervento che dal Dimiccoli di Barletta opera sull'intera provincia Bat. Normalmente una postazione del 118 dovrebbe essere allocata presso il Dimiccoli e l'altra presso il vecchio ospedale. Questo, con l'intento di garantire una copertura uniforme e tempestiva dei soccorsi sull'intero territorio cittadino al di là e al di qua della rete ferroviaria.
Ma quello definito come smembramento del 118 passerebbe proprio da qui. Più precisamente dal trasferimento nel vecchio ospedale, oltre alle due postazioni (ambulanze) infermieristiche, anche della postazione dell'auto medica. «Sul piano organizzativo – ci spiegano – è deleterio ed ingiustificabile concentrare tutte le postazioni del 118 in un'unica sede. Nel vecchio ospedale – aggiungono – non ci sono le condizioni idonee per accogliere il personale e i mezzi di un'altra postazione».
Già oggi le condizioni di lavoro per il personale del 118 non sarebbero delle migliori. «Medici, infermieri, soccorritori e autisti delle ambulanze e dell'auto medica – ci dicono – si trovano in condizioni lavorative non adeguate al servizio. Si condividono tre soli locali e un bagno in comune tra tutto il personale del 118 che entra quotidianamente in contatto con persone positive al virus».
Tuttavia, la proposta avanzata di destinare al 118 gli unici locali del Pronto Soccorso non convertiti non sarebbe stata accolta. Questo, nonostante siano lì allocati solo degli uffici. Si tratterebbe, quindi, di spazi facilmente amovibili. «In extremis, pur con grande risentimento – proseguono – il personale della postazione auto medica di Barletta propone di allocarsi temporaneamente nelle aule adibite a didattica del Polo Universitario al piano interrato dell'ospedale».
Una proposta più adeguata, seppur non priva di limiti: «Resta una sistemazione distante dal posizionamento del mezzo di soccorso – precisano – e in questi locali non esistono neanche i minimi requisiti richiesti per l'alloggio di personale che opera sul territorio».
Infine, l'amara conclusione: «In una situazione di pandemia dovrebbe essere prioritaria la tutela della rete dei soccorsi che ormai rappresenta la sola risorsa non solo per la valutazione e il trattamento dei pazienti che non possono più recarsi in ospedale, ma soprattutto per il trattamento dei pazienti gravi che attendono ore in ambulanza prima di accedere al Pronto Soccorso sostituendosi così di fatto alla prestazione di pronto soccorso».