Don Angeluzzo e La Giulia: un progetto che diventa realtà
Sono amici e anche colleghi, hanno costruito la loro attività artigianale a Barletta
venerdì 12 novembre 2021
Angelo Minafra e Francesco Paolillo sin da piccoli condividono un'amicizia. Non sapevano a quell'età che le infinite vie del destino li avrebbero portati a condividere anche il lavoro.
Don Angeluzzo: un po' d'amore e una pizza
Angelo o anche Don Angeluzzo intraprende la strada della ristorazione 13 anni fa, lavorando a Milano presso una catena di ristoranti. Qui ha portato la bontà della pizza pugliese, della salsa e del pomodoro, nella nebbiosa Milano, riscaldando i cuori di chi non aveva mai assaggiato la Puglia in una pizza. La passione che ci mette nel suo lavoro è tantissima, la stessa che gli permetterà di conquistare la sua attuale moglie con una pizza a forma di cuore. È Milano a regalarli il soprannome Don Angeluzzo, nato dai suoi coinquilini.
Perché Milano? Perché dopo aver imparato l'arte nella sua città, Barletta, ha deciso di crescere altrove e di perfezionarsi, con la promessa di ritornare a casa.
Dopo Milano, Barcellona. Anche qui con un solo obiettivo: imparare, prendere tutto quello che i ristoranti napoletani potessero insegnargli e chissà un giorno, ritornare a casa. Un'altra tappa: Amsterdam. La città in cui Angelo ha imparato la tecnica della professione, la metodologia, senza mai lasciare da parte la creatività.
Non ha mai lasciato neanche la promessa di ritornare a casa. Un giorno dopo aver girato l'Europa, mantiene fede a quella idea: fa ritorno a Barletta.
«Dovevo decidere se continuare a viaggiare o mantenere quella promessa che mi ero fatto. Non avevo idee precise di cosa avrei fatto se fossi tornato a casa, ma decisi comunque di farlo. Dall'Olanda preso un pullman per la Puglia. Tornato a casa, ripensavo a quel sogno che ho sempre avuto di inaugurare qualcosa di mio. Lì ho pensato a Francesco».
«Durante il lockdown, io e mia moglie eravamo in casa. Il tempo sembrava non passare mai così decisi di fare impasti per pizza per lei. Tra un impasto e una pizza, fu lei ad aprirmi gli occhi e a dirmi quanto fosse buona. La scintilla: e se preparassi delle basi da spedire a casa. Durante quel periodo la gente non poteva uscire di casa per una pizza, così mi sarebbe piaciuto portare l'artigianalità nelle case dei barlettani e pensai a Don Angeluzzo, il pizzaiolo a casa tua.
Era l'inizio. Francesco mi ha fatto capire che non dovevamo limitarci alle pizze».
«Il mio bisnonno aveva 6 figli e un forno. Per sfamare tutta la sua famiglia da ogni pagnotta di pane portava via un pezzo da dare loro. Mio nonno invece, era nato per il calcio, ma non ha mai abbandonato il mestiere di famiglia. Così solo dopo aver realizzato il suo sogno giovanile, decise poi di aprire diversi panifici a Barletta».
La strada calcistica è il sogno che lega Francesco al nonno, era la sua risposta alla domanda «Cosa vuoi fare da grande?». Dopo aver inseguito questo sogno, aver terminato la scuola, più passava il tempo, più il mestiere di famiglia iniziava a suscitarli curiosità.
Francesco porta avanti questo filo conduttore che lega la famiglia Paolillo e apre La Giulia perché come dice con gli occhi commossi dall'emozione: «Tra un mese diventerò papà e Giulia sarà il suo nome». Lui studia la pasticceria, ama i dolci e Angelo lo completa con il salato.
C'è un elemento che unisce il dolce e il salato: l'artigianalità.
«Partiamo dal presupposto che le pizze sanno farle tutti, anche la mamma il sabato sere. In pochi però portano l'artigianalità vera e propria nei supermercati. Con tanti sacrifici e senza macchine o prodotti chimici, ci piacere avere le mani in pasta. Ci piace che la forma del preparato, sia fatta dalle nostre mani. Puntiamo sui prodotti naturali, senza conservanti. Utilizziamo solo acqua, sale, lievito, farina e le mani soprattutto» dicono con un sorriso.
Chi compone la squadra?
«Noi vogliamo credere nei ragazzi, anche quelli con poca esperienza. Vogliamo che il nostro laboratorio sia aperto ai giovani per questo li stiamo formando, vogliamo dare un futuro e un obiettivo anche a loro».
Don Angeluzzo: un po' d'amore e una pizza
Angelo o anche Don Angeluzzo intraprende la strada della ristorazione 13 anni fa, lavorando a Milano presso una catena di ristoranti. Qui ha portato la bontà della pizza pugliese, della salsa e del pomodoro, nella nebbiosa Milano, riscaldando i cuori di chi non aveva mai assaggiato la Puglia in una pizza. La passione che ci mette nel suo lavoro è tantissima, la stessa che gli permetterà di conquistare la sua attuale moglie con una pizza a forma di cuore. È Milano a regalarli il soprannome Don Angeluzzo, nato dai suoi coinquilini.
Perché Milano? Perché dopo aver imparato l'arte nella sua città, Barletta, ha deciso di crescere altrove e di perfezionarsi, con la promessa di ritornare a casa.
Dopo Milano, Barcellona. Anche qui con un solo obiettivo: imparare, prendere tutto quello che i ristoranti napoletani potessero insegnargli e chissà un giorno, ritornare a casa. Un'altra tappa: Amsterdam. La città in cui Angelo ha imparato la tecnica della professione, la metodologia, senza mai lasciare da parte la creatività.
Non ha mai lasciato neanche la promessa di ritornare a casa. Un giorno dopo aver girato l'Europa, mantiene fede a quella idea: fa ritorno a Barletta.
«Dovevo decidere se continuare a viaggiare o mantenere quella promessa che mi ero fatto. Non avevo idee precise di cosa avrei fatto se fossi tornato a casa, ma decisi comunque di farlo. Dall'Olanda preso un pullman per la Puglia. Tornato a casa, ripensavo a quel sogno che ho sempre avuto di inaugurare qualcosa di mio. Lì ho pensato a Francesco».
«Durante il lockdown, io e mia moglie eravamo in casa. Il tempo sembrava non passare mai così decisi di fare impasti per pizza per lei. Tra un impasto e una pizza, fu lei ad aprirmi gli occhi e a dirmi quanto fosse buona. La scintilla: e se preparassi delle basi da spedire a casa. Durante quel periodo la gente non poteva uscire di casa per una pizza, così mi sarebbe piaciuto portare l'artigianalità nelle case dei barlettani e pensai a Don Angeluzzo, il pizzaiolo a casa tua.
Era l'inizio. Francesco mi ha fatto capire che non dovevamo limitarci alle pizze».
La Giulia: la passione per il dolce
Francesco Paolillo nasce in una famiglia di panificatori, ricorda il profumo del pane fatto in casa come un odore quotidiano che accompagnava le sue giornate sin da piccolo. Il papà, il nonno, il bisnonno hanno tutti un passato da panificatori alle spalle. Ed è stata proprio la famiglia di Francesco che gli ha insegnato la passione, la tecnica, quella che lui ha saputo espandere attraverso le sue capacità, entrando in settori molto simili a quello del pane.«Il mio bisnonno aveva 6 figli e un forno. Per sfamare tutta la sua famiglia da ogni pagnotta di pane portava via un pezzo da dare loro. Mio nonno invece, era nato per il calcio, ma non ha mai abbandonato il mestiere di famiglia. Così solo dopo aver realizzato il suo sogno giovanile, decise poi di aprire diversi panifici a Barletta».
La strada calcistica è il sogno che lega Francesco al nonno, era la sua risposta alla domanda «Cosa vuoi fare da grande?». Dopo aver inseguito questo sogno, aver terminato la scuola, più passava il tempo, più il mestiere di famiglia iniziava a suscitarli curiosità.
Francesco porta avanti questo filo conduttore che lega la famiglia Paolillo e apre La Giulia perché come dice con gli occhi commossi dall'emozione: «Tra un mese diventerò papà e Giulia sarà il suo nome». Lui studia la pasticceria, ama i dolci e Angelo lo completa con il salato.
Insieme per amicizia e lavoro
Se La Giulia inizia la sua carriera sfornando panettoni, cioccolatini, biscotti, Don Angeluzzo completa il pasto con pane, pizza, piadine. Angelo la mente, Francesco il braccio; Angeluzzo il creativo, Paolillo il tecnico. Un perfetto equilibrio che ha trasformato l'amicizia in lavoro.C'è un elemento che unisce il dolce e il salato: l'artigianalità.
«Partiamo dal presupposto che le pizze sanno farle tutti, anche la mamma il sabato sere. In pochi però portano l'artigianalità vera e propria nei supermercati. Con tanti sacrifici e senza macchine o prodotti chimici, ci piacere avere le mani in pasta. Ci piace che la forma del preparato, sia fatta dalle nostre mani. Puntiamo sui prodotti naturali, senza conservanti. Utilizziamo solo acqua, sale, lievito, farina e le mani soprattutto» dicono con un sorriso.
Chi compone la squadra?
«Noi vogliamo credere nei ragazzi, anche quelli con poca esperienza. Vogliamo che il nostro laboratorio sia aperto ai giovani per questo li stiamo formando, vogliamo dare un futuro e un obiettivo anche a loro».