«Domani i negozi saranno aperti o chiusi?»
Ancora confusione per le liberalizzazioni degli orari di apertura. Intervento del Co.Di.Com. Puglia
sabato 21 gennaio 2012
«Da domenica prossima il clima potrebbe ulteriormente rendersi teso, molto teso e alimentare ancor più lo stato di agitazione che si registra tra i piccoli commercianti che potrebbe portarli a prendere le distanze e aggregarsi al grandioso movimento di protesta che si sta ingrossando di ora in ora in tutta Italia. Da domenica prossima, infatti, ci aspetta un altro grande dilemma: i negozi e gli ipermercati potranno restare aperti o chiusi?» è la domanda che si pone il Co.Di.Com. Puglia, che interviene nuovamente nella questione liberalizzazioni.
«Provate a fare un giro di telefonate ai competenti Uffici Comunali piuttosto che ai Comandi di Polizia Municipale per verificare di persona quanto siano differenti le risposte che vi saranno date e quanto sia ancora forte il dubbio e l'incertezza, in taluni casi. E' curioso come anche in questo caso non abbia per nulla funzionato quel Sistema di Comunicazione sul quale i nuovi rampanti della politica nostrana hanno tanto investito, pensando di poter utilizzare alcuni strumenti della democrazia a proprio piacimento, perdendo miseramente la sfida. Nessuna indicazione unanime e concordata; nessuna consultazione, nessun indirizzo ma sempre e solo confusione. Leggiamo le dichiarazioni dell'Assessore del Comune di Bari il quale ha affermato: "c'è chi continua a confondere Bari, città turistica, per cui vale già la liberalizzazione, da altri centri, che non essendo turistici avranno almeno fino a marzo una diversa regolamentazione". Oddio abbiamo perso la bussola!
Se è vero, quindi, che nelle città d'arte e turistiche la norma sulla liberalizzazione selvaggia vale già dallo scorso 1° gennaio 2012 in virtù di quanto previsto dalla Circolare esplicativa del Ministero dello Sviluppo Economico n. 3644/C del 28-10-2011 la quale a proposito dell'adeguamento da parte delle Regioni e degli Enti locali alla disposizione governativa afferma anche che: "ove comunque, alla scadenza del termine previsto, le Regioni non abbiano adeguato le proprie disposizioni legislative o regolamentari, la norma statale di liberalizzazione degli orari di apertura e di chiusura nelle città turistiche e nelle città d'arte deve comunque essere applicata (dal 1° gennaio 2012) e non può essere vanificata con interpretazioni inutilmente dilatorie" è altresì vero che se valesse ciò che dice l'Assessore al Commercio di Bari e la stessa assessora regionale, continuano ad applicarsi i calendari già predisposti a tempo debito dai comuni e comunque, come afferma l'assessore Albore, gli altri centri non turistici possono attendere fino a marzo senza liberalizzare subito, applicando i calendari prestabiliti. Se così fosse cosa succederebbe, ad esempio, nella grande città di Andria dove non è mai stato emanato alcun provvedimento, né di liberalizzazione totale né l'ordinanza prevista dalla legge per la regolamentazione del 2012? Coloro che apriranno, compreso il Centro Commerciale, se apriranno, saranno tutti multati a suon di verbali di migliaia di euro o si farà finta di niente? Gli Organi di Controllo che indicazioni hanno avuto nel merito in tutte le città pugliesi? Accadrà che è tutto libero nelle città d'arte e turistiche mentre nelle altre si attenderà marzo o si attenderà all'infinito il ricorso alla Corte Costituzionale più volte spavaldamente annunciato dall'Assessora regionale Capone e mai ancora avviato?
Non vogliamo approfondire aspetti legati all'analisi, seppur molto stimolante e accattivante rispetto alla proporzionalità di errori commessi dai politici, dai tecnici, dagli amministrativi, dai sindacalisti e dai capoccioni in quest'altra vicenda legata a grandiosi interessi economici ma di sicuro c'è che sono in tanti a correre di fronte alle responsabilità mentre la cosiddetta "base" continua ad aspettare all'infinito le risposte mai giunte, pur avendo ormai capito dove sta il trucco.
Precisando che lo scrivente Comitato ha deciso di non prendere parte né ai tavoli di concertazione inutili e ridicoli ove si tratterà dell'argomento né su quelli altrettanto "prestigiosi" dove qualcuno inutilmente tenterà di trovare un equilibrio tra la grande e la piccola distribuzione, ancora una volta con in mezzo i commercianti "veri" che a quei tavoli non partecipano, ci auguriamo che questa volta ognuno faccia appello al proprio senso di responsabilità, se c'è, a cominciare dalla valutazione delle conseguenze che potrebbero derivare da mancati adempimenti che dovessero riversarsi negativamente sulle piccole imprese del territorio. Questo lo denunceremo in tutte le sedi e non siamo disposti né a baratti, né a trattative, né a scambi così come non li abbiamo mai accettati e in questa battaglia di lealtà e di onestà, per fortuna, non siamo soli ma sostenuti e affiancati da altri soggetti che hanno sempre difeso le istanze provenienti dalla base e dai commercianti, non solo nel loro territorio di appartenenza e di operatività».
«Provate a fare un giro di telefonate ai competenti Uffici Comunali piuttosto che ai Comandi di Polizia Municipale per verificare di persona quanto siano differenti le risposte che vi saranno date e quanto sia ancora forte il dubbio e l'incertezza, in taluni casi. E' curioso come anche in questo caso non abbia per nulla funzionato quel Sistema di Comunicazione sul quale i nuovi rampanti della politica nostrana hanno tanto investito, pensando di poter utilizzare alcuni strumenti della democrazia a proprio piacimento, perdendo miseramente la sfida. Nessuna indicazione unanime e concordata; nessuna consultazione, nessun indirizzo ma sempre e solo confusione. Leggiamo le dichiarazioni dell'Assessore del Comune di Bari il quale ha affermato: "c'è chi continua a confondere Bari, città turistica, per cui vale già la liberalizzazione, da altri centri, che non essendo turistici avranno almeno fino a marzo una diversa regolamentazione". Oddio abbiamo perso la bussola!
Se è vero, quindi, che nelle città d'arte e turistiche la norma sulla liberalizzazione selvaggia vale già dallo scorso 1° gennaio 2012 in virtù di quanto previsto dalla Circolare esplicativa del Ministero dello Sviluppo Economico n. 3644/C del 28-10-2011 la quale a proposito dell'adeguamento da parte delle Regioni e degli Enti locali alla disposizione governativa afferma anche che: "ove comunque, alla scadenza del termine previsto, le Regioni non abbiano adeguato le proprie disposizioni legislative o regolamentari, la norma statale di liberalizzazione degli orari di apertura e di chiusura nelle città turistiche e nelle città d'arte deve comunque essere applicata (dal 1° gennaio 2012) e non può essere vanificata con interpretazioni inutilmente dilatorie" è altresì vero che se valesse ciò che dice l'Assessore al Commercio di Bari e la stessa assessora regionale, continuano ad applicarsi i calendari già predisposti a tempo debito dai comuni e comunque, come afferma l'assessore Albore, gli altri centri non turistici possono attendere fino a marzo senza liberalizzare subito, applicando i calendari prestabiliti. Se così fosse cosa succederebbe, ad esempio, nella grande città di Andria dove non è mai stato emanato alcun provvedimento, né di liberalizzazione totale né l'ordinanza prevista dalla legge per la regolamentazione del 2012? Coloro che apriranno, compreso il Centro Commerciale, se apriranno, saranno tutti multati a suon di verbali di migliaia di euro o si farà finta di niente? Gli Organi di Controllo che indicazioni hanno avuto nel merito in tutte le città pugliesi? Accadrà che è tutto libero nelle città d'arte e turistiche mentre nelle altre si attenderà marzo o si attenderà all'infinito il ricorso alla Corte Costituzionale più volte spavaldamente annunciato dall'Assessora regionale Capone e mai ancora avviato?
Non vogliamo approfondire aspetti legati all'analisi, seppur molto stimolante e accattivante rispetto alla proporzionalità di errori commessi dai politici, dai tecnici, dagli amministrativi, dai sindacalisti e dai capoccioni in quest'altra vicenda legata a grandiosi interessi economici ma di sicuro c'è che sono in tanti a correre di fronte alle responsabilità mentre la cosiddetta "base" continua ad aspettare all'infinito le risposte mai giunte, pur avendo ormai capito dove sta il trucco.
Precisando che lo scrivente Comitato ha deciso di non prendere parte né ai tavoli di concertazione inutili e ridicoli ove si tratterà dell'argomento né su quelli altrettanto "prestigiosi" dove qualcuno inutilmente tenterà di trovare un equilibrio tra la grande e la piccola distribuzione, ancora una volta con in mezzo i commercianti "veri" che a quei tavoli non partecipano, ci auguriamo che questa volta ognuno faccia appello al proprio senso di responsabilità, se c'è, a cominciare dalla valutazione delle conseguenze che potrebbero derivare da mancati adempimenti che dovessero riversarsi negativamente sulle piccole imprese del territorio. Questo lo denunceremo in tutte le sedi e non siamo disposti né a baratti, né a trattative, né a scambi così come non li abbiamo mai accettati e in questa battaglia di lealtà e di onestà, per fortuna, non siamo soli ma sostenuti e affiancati da altri soggetti che hanno sempre difeso le istanze provenienti dalla base e dai commercianti, non solo nel loro territorio di appartenenza e di operatività».