Divieto di accesso al molo di Levante, Pastore: «Non è così che si risolvono i problemi»
Quel luogo appartiene alla storia dei barlettani
domenica 6 ottobre 2013
«Capitaneria metta luoghi in sicurezza. Non è chiudendo a chiave un luogo, ammesso che fosse possibile, che lo si tutela e che si tutela la sicurezza dei cittadini». Interviene il consigliere regionale Franco Pastore dopo l'emissione di divieto d'accesso del noto molo "di Levante". «Se è questo che realmente sta a cuore all'autorità preposta, la via non è il divieto di accesso o l'interdizione. Se invece l'obiettivo è "togliersi un pensiero", nel modo più sbrigativo e senza affrontare il problema, allora sì, interdire l'accesso al braccio di Levante, è una soluzione possibile, ma anche la peggiore da prendere in considerazione».
«Quel luogo appartiene alla storia dei barlettani, di tutte le generazioni. E se ci sono situazioni di pericolo, come è evidente che vi siano, o di degrado, cosa altrettanto innegabile, il rimedio non è la chiusura, bensì la bonifica, la messa in sicurezza e la vigilanza. Questo è dovere delle istituzioni, non porre divieti fini a se stessi».
«Sarò più esplicito. Pare che la Capitaneria di porto intenda vietare l'accesso e la fruibilità del braccio di Levante, dove, fra l'altro, lo stato precario del trabucco, dopo due incendi, rappresenta una situazione di pericolo, potendo venire giù da un momento all'altro. Quell'antico strumento di pesca ha urgente bisogno di essere recuperato, diversamente le sue ore sono contate. Nell'edilizia, quando ci sono situazioni di pericolo per la pubblica incolumità, i comuni per legge intervengono direttamente se i proprietari non ottemperano alle ordinanze di messa in sicurezza per poi rivalersi su di essi per i pagamenti. Perché la capitaneria non fa la stessa cosa con il trabucco? Perché si preferirebbe "punire" la popolazione privandola di un bene prezioso, di un luogo al quale è legata da sempre? Un luogo che merita rispetto, pulizia, decoro e che, invece, a partire dalla radice del molo, è abbandonato, dove ci sono rifiuti e nessuna manutenzione, né ordinaria né straordinaria».
«Quel luogo appartiene alla storia dei barlettani, di tutte le generazioni. E se ci sono situazioni di pericolo, come è evidente che vi siano, o di degrado, cosa altrettanto innegabile, il rimedio non è la chiusura, bensì la bonifica, la messa in sicurezza e la vigilanza. Questo è dovere delle istituzioni, non porre divieti fini a se stessi».
«Sarò più esplicito. Pare che la Capitaneria di porto intenda vietare l'accesso e la fruibilità del braccio di Levante, dove, fra l'altro, lo stato precario del trabucco, dopo due incendi, rappresenta una situazione di pericolo, potendo venire giù da un momento all'altro. Quell'antico strumento di pesca ha urgente bisogno di essere recuperato, diversamente le sue ore sono contate. Nell'edilizia, quando ci sono situazioni di pericolo per la pubblica incolumità, i comuni per legge intervengono direttamente se i proprietari non ottemperano alle ordinanze di messa in sicurezza per poi rivalersi su di essi per i pagamenti. Perché la capitaneria non fa la stessa cosa con il trabucco? Perché si preferirebbe "punire" la popolazione privandola di un bene prezioso, di un luogo al quale è legata da sempre? Un luogo che merita rispetto, pulizia, decoro e che, invece, a partire dalla radice del molo, è abbandonato, dove ci sono rifiuti e nessuna manutenzione, né ordinaria né straordinaria».