Distretto socio sanitario di Barletta: la professionalità è di casa
Attività di front office, fatta di dedizione, sensibilità e correttezza verso l’utenza ed i protocolli
giovedì 16 dicembre 2021
11.05
In tempi di pandemia le questioni relative alla sanità sono diventate sempre più all'ordine del giorno. Non che prima non lo fossero, ma oggi si è acquisita una maggiore, diversa sensibilità. I servizi sanitari, specie quelli di prossimità come quelli offerti dai Distretti sanitari del nostro SSN, hanno risentito di questa richiesta diversificata da parte della collettività, reggendone l'impatto, anche se ormai è acclarata la necessità di riconsiderare e potenziare la medicina di prossimità, come quella territoriale.
L'ufficio protesi ad esempio è uno di questi servizi sanitari maggiormente utilizzati dagli utenti. Una testimonianza concreta dell'ottimo livello di risconto da parte del pubblico è rappresentata dall'Ufficio protesico del Distretto Socio Sanitario 4 di Barletta, della Asl Bt.
Un personale scrupoloso che anche in piena prima ondata pandemica non ha mai esitato a compiere il proprio lavoro, aperto sempre al pubblico, pur adottando le dovute precauzioni. Già, perché i bisogni come quelli sanitari non attendono la conclusione di crisi pandemiche. Ci sono e bisogna (sapere) affrontarli. Escludendo coloro che hanno patologie temporanee, a questo ufficio, situato al piano terra del vecchio ospedale di piazza Umberto I, in locali angusti e senza luce diretta, si rivolge una vasta utenza, tra invalidi civili, come laringectomizzati, tracheostomizzati, ileo-colostomizzati e urostomizzati, donne che hanno subito interventi di mastectomia o minori con varie patologie, come per la fornitura di ortoprotesi. Le varie procedure per la fornitura di ausili protesici, rappresentano all'anno le migliaia di pratiche che nel termine massimo di venti giorni vengono esaminate ed evase dal personale in servizio. Mena Salvemini, Patrizia Ruta, Grazia Bissanti, Rosalba Dellaquila, Giuliana Schiavone e Vito Chiummo, con valenti medici quali Giovanni Dibuduo e Ilaria Alicino, sono loro che fanno fronte alle tante richieste che si sommano giorno dopo giorno, a questo sportello di solidarietà pubblica. Un lavoro poco conosciuto rispetto ad altri ambiti sanitari, ma oltremodo delicato e paziente. Lo sanno bene coloro che operano con un certo target di pubblico, bisognoso anche del semplice ascolto. Un rilievo anche psicologico quindi, sulle innumerevoli istanze che vengono presentate, molto spesso abbisognevoli di alcuni approfondimenti/chiarimenti che denotano la correttezza dell'agere pubblico, connotato dalla trasparenza e dall'appropriatezza degli ausili forniti. Ha di che essere fiero il dottor Raffaele Marino, dirigente amministrativo e responsabile amministrativo del Distretto Socio Sanitario di Barletta, che conosce bene la professionalità dei suoi collaboratori. Una professionalità, che pur nell'attuale situazione, viene quotidianamente esercitata. Alloggiati provvisoriamente in locali di fortuna, ricavati in quella che era la vecchia biblioteca ospedaliera, ricevendo il pubblico nel corridoio principale d'accesso alla grande struttura del distretto, sono in attesa di poter finalmente ritornare nei locali d'appartenenza, oggi occupati dall'USCA.
A donne e uomini che lavorano nell'anonimato nel campo socio sanitario è più che mai d'obbligo, specie in questo periodo, tributare la giusta riconoscenza. Un omaggio morale che premia l'abnegazione e la correttezza di chi quotidianamente è al servizio della collettività, specie dei più fragili.
L'ufficio protesi ad esempio è uno di questi servizi sanitari maggiormente utilizzati dagli utenti. Una testimonianza concreta dell'ottimo livello di risconto da parte del pubblico è rappresentata dall'Ufficio protesico del Distretto Socio Sanitario 4 di Barletta, della Asl Bt.
Un personale scrupoloso che anche in piena prima ondata pandemica non ha mai esitato a compiere il proprio lavoro, aperto sempre al pubblico, pur adottando le dovute precauzioni. Già, perché i bisogni come quelli sanitari non attendono la conclusione di crisi pandemiche. Ci sono e bisogna (sapere) affrontarli. Escludendo coloro che hanno patologie temporanee, a questo ufficio, situato al piano terra del vecchio ospedale di piazza Umberto I, in locali angusti e senza luce diretta, si rivolge una vasta utenza, tra invalidi civili, come laringectomizzati, tracheostomizzati, ileo-colostomizzati e urostomizzati, donne che hanno subito interventi di mastectomia o minori con varie patologie, come per la fornitura di ortoprotesi. Le varie procedure per la fornitura di ausili protesici, rappresentano all'anno le migliaia di pratiche che nel termine massimo di venti giorni vengono esaminate ed evase dal personale in servizio. Mena Salvemini, Patrizia Ruta, Grazia Bissanti, Rosalba Dellaquila, Giuliana Schiavone e Vito Chiummo, con valenti medici quali Giovanni Dibuduo e Ilaria Alicino, sono loro che fanno fronte alle tante richieste che si sommano giorno dopo giorno, a questo sportello di solidarietà pubblica. Un lavoro poco conosciuto rispetto ad altri ambiti sanitari, ma oltremodo delicato e paziente. Lo sanno bene coloro che operano con un certo target di pubblico, bisognoso anche del semplice ascolto. Un rilievo anche psicologico quindi, sulle innumerevoli istanze che vengono presentate, molto spesso abbisognevoli di alcuni approfondimenti/chiarimenti che denotano la correttezza dell'agere pubblico, connotato dalla trasparenza e dall'appropriatezza degli ausili forniti. Ha di che essere fiero il dottor Raffaele Marino, dirigente amministrativo e responsabile amministrativo del Distretto Socio Sanitario di Barletta, che conosce bene la professionalità dei suoi collaboratori. Una professionalità, che pur nell'attuale situazione, viene quotidianamente esercitata. Alloggiati provvisoriamente in locali di fortuna, ricavati in quella che era la vecchia biblioteca ospedaliera, ricevendo il pubblico nel corridoio principale d'accesso alla grande struttura del distretto, sono in attesa di poter finalmente ritornare nei locali d'appartenenza, oggi occupati dall'USCA.
A donne e uomini che lavorano nell'anonimato nel campo socio sanitario è più che mai d'obbligo, specie in questo periodo, tributare la giusta riconoscenza. Un omaggio morale che premia l'abnegazione e la correttezza di chi quotidianamente è al servizio della collettività, specie dei più fragili.