Dio si fida dell'uomo e gli affida l'annuncio del regno
Le parole di don Vito Carpentiere per il vangelo di oggi
domenica 3 luglio 2016
10.07
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il regno di Dio". Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: "Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino". Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città». I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Dopo il primo fallimento degli apostoli nel preparare la via all'annuncio del regno, come abbiamo visto domenica scorsa quando Giacomo e Giovanni di fronte alla inaccoglienza da parte dei samaritani avevano invocato fuoco dal cielo che li distruggesse, probabilmente perché ancora intrisi di mentalità troppo religiosa e poco incline a lasciarsi modellare dal nuovo stile di predicazione di Gesù, ecco che oggi Gesù invia in missione davanti a sé 72 discepoli, perché 72 il libro della genesi erano I popoli di tutta la terra. Questa indicazione numerica indica che l'annuncio del Vangelo deve raggiungere tutti i popoli della terra ed è affidato a dei semplici discepoli. Essi vengono inviati a due a due, per sostenersi reciprocamente nel cammino, perché in due si è già comunità, Chiesa, per essere testimoni invisibili e credibili dei due comandamenti della carità. La nota espressione "la messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!" per troppo tempo è stata intesa in maniera univoca e quasi esclusiva, come se operai del Vangelo fossero solo le vocazioni di particolare consacrazione. invece, dal tenore dell'apertura del brano odierno comprendiamo che quei settantadue rappresentano in realtà tutti i battezzati, i quali, proprio in virtù della loro appartenenza a Cristo, sono chiamati ad essere testimoni credibili dell'annuncio della vicinanza del Regno, del dono della salvezza. I dodici, infatti, avevano ciascuno un nome proprio; i settantadue discepoli no.
Pregate, andate, entrate, restate: più che ordini perentori sono atti di fiducia del Signore nei nostri confronti. Anzitutto pregate, perché è la preghiera che genera la missione. E poi uno stile di povertà, non di miseria, per indicare già a prima vista il nostro unico tesoro, Gesù Cristo. I discepoli di Cristo portano la pace come dono, più che come augurio. Cosa dovranno fare? Anzitutto costruire relazioni umane, ponti, e annunciare la vicinanza del regno di Dio. Ma c'è anche il dramma della non accoglienza, della non comprensione, del fraintendimento, cose che Gesù stesso ha sperimentato particolarmente a Cafarnao. Se sono capitate a lui, potranno capitare anche a noi.
i discepoli vanno e tornano; Gesù è punto di partenza e di arrivo, e, difronte al racconto gioioso dei loro successi Gesù li invita a rallegrarsi più per la gioia di appartenergli che per la vittoria sui demoni. Infatti è la comunione con Gesù che salva, non la semplice vittoria sul male. Un discepolo per poter evangelizzare deve prima essere e sentirsi continuamente evangelizzato, altrimenti non annuncia Gesù ma se stesso. Che ogni cristiano possa scoprire o riscoprire la bellezza di essere chiamato a testimoniare Cristo in ogni ambiente in cui vive, con la gioia di appartenergli.
Buona domenica!
[ don Vito ]
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il regno di Dio". Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: "Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino". Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città». I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Dopo il primo fallimento degli apostoli nel preparare la via all'annuncio del regno, come abbiamo visto domenica scorsa quando Giacomo e Giovanni di fronte alla inaccoglienza da parte dei samaritani avevano invocato fuoco dal cielo che li distruggesse, probabilmente perché ancora intrisi di mentalità troppo religiosa e poco incline a lasciarsi modellare dal nuovo stile di predicazione di Gesù, ecco che oggi Gesù invia in missione davanti a sé 72 discepoli, perché 72 il libro della genesi erano I popoli di tutta la terra. Questa indicazione numerica indica che l'annuncio del Vangelo deve raggiungere tutti i popoli della terra ed è affidato a dei semplici discepoli. Essi vengono inviati a due a due, per sostenersi reciprocamente nel cammino, perché in due si è già comunità, Chiesa, per essere testimoni invisibili e credibili dei due comandamenti della carità. La nota espressione "la messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!" per troppo tempo è stata intesa in maniera univoca e quasi esclusiva, come se operai del Vangelo fossero solo le vocazioni di particolare consacrazione. invece, dal tenore dell'apertura del brano odierno comprendiamo che quei settantadue rappresentano in realtà tutti i battezzati, i quali, proprio in virtù della loro appartenenza a Cristo, sono chiamati ad essere testimoni credibili dell'annuncio della vicinanza del Regno, del dono della salvezza. I dodici, infatti, avevano ciascuno un nome proprio; i settantadue discepoli no.
Pregate, andate, entrate, restate: più che ordini perentori sono atti di fiducia del Signore nei nostri confronti. Anzitutto pregate, perché è la preghiera che genera la missione. E poi uno stile di povertà, non di miseria, per indicare già a prima vista il nostro unico tesoro, Gesù Cristo. I discepoli di Cristo portano la pace come dono, più che come augurio. Cosa dovranno fare? Anzitutto costruire relazioni umane, ponti, e annunciare la vicinanza del regno di Dio. Ma c'è anche il dramma della non accoglienza, della non comprensione, del fraintendimento, cose che Gesù stesso ha sperimentato particolarmente a Cafarnao. Se sono capitate a lui, potranno capitare anche a noi.
i discepoli vanno e tornano; Gesù è punto di partenza e di arrivo, e, difronte al racconto gioioso dei loro successi Gesù li invita a rallegrarsi più per la gioia di appartenergli che per la vittoria sui demoni. Infatti è la comunione con Gesù che salva, non la semplice vittoria sul male. Un discepolo per poter evangelizzare deve prima essere e sentirsi continuamente evangelizzato, altrimenti non annuncia Gesù ma se stesso. Che ogni cristiano possa scoprire o riscoprire la bellezza di essere chiamato a testimoniare Cristo in ogni ambiente in cui vive, con la gioia di appartenergli.
Buona domenica!
[ don Vito ]