Diminuiscono i contribuenti pugliesi, ma aumentano i redditi dichiarati
Indagine di Confartigianato in Puglia. Il reddito complessivo ammonta a 39,4 miliardi di euro
domenica 11 agosto 2013
Diminuiscono i contribuenti pugliesi, ma aumentano i redditi dichiarati. E' quanto emerge da un'indagine condotta dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia.In particolare, l'anno scorso in Puglia, sono stati ben 2.585.358 i contribuenti che hanno assolto all'obbligo di presentazione della dichiarazione ai fini dell'imposta sui redditi delle persone fisiche (Irpef). Lo hanno fatto in via diretta, attraverso il modello Unico (696.255 schede) o con il modello 730 (1.254.339), o in via indiretta come soggetti sottoposti a trattenute per opera di chi eroga loro i compensi (634.764 modelli 770). Rappresentano il 6,3 per cento del totale in Italia (41.320.548). Rispetto all'anno precedente sono diminuiti di 7.526 unità, pari allo 0,3 per cento (erano 2.592.884 nel 2011). Tuttavia, hanno dichiarato 446 milioni di euro in più, pari all'1,1 per cento. Il reddito complessivo ammonta a 39,4 miliardi di euro. Cresce, perciò, il reddito medio dei pugliesi: da 15.022 euro a 15.238. L'incremento è di 216 euro a testa.
In Puglia, l'ammontare imponibile è di 38 miliardi e l'imposta netta a carico dei pugliesi è salita a 6,4 miliardi. Il "peso" dell'Irpef è di 3.700 euro circa a testa, escludendo, però, la quota dei contribuenti che hanno un'imposta pari a zero (si tratta, ad esempio, di coloro che rientrano nelle fasce di esonero oppure fanno valere detrazioni tali da azzerare l'imposta). Sempre in tema di prelievo fiscale, si registra un'impennata dell'addizionale regionale: da 301,8 milioni di euro a 526,4 milioni. L'incremento è di 224,6 milioni, pari al 74,4 per cento. La media sale da 180 euro pro-capite a 315. Ciò per l'innalzamento delle aliquote dello 0,33 per cento (voluto dal Governo Monti) che ha portato l'aliquota base all'1,23 percento. Sale pure l'incasso determinato dall'addizionale comunale: da 174 milioni a 179 (più 2,8 per cento).
«Questi dati – spiega il presidente di Confartigianato Imprese Puglia, Francesco Sgherza – dimostrano come la tassazione sui redditi da lavoro dipendente e autonomo abbia raggiunto livelli ormai insostenibili per le famiglie e le imprese. E' necessario – aggiunge il presidente – adottare tutti gli strumenti possibili per ridurre la pressione fiscale sulle spalle dei lavoratori, così da poter agganciare, quanto prima, l'agognata ripresa». Parallelamente, aumentano le spese riportate in dichiarazione. Quelle sanitarie ammontano a ben 619 milioni di euro (più 9,7 per cento); quelle per interessi da mutui ipotecari sulla prima casa "sfondano" quota 315 milioni (più 5,3 per cento); quelle per corsi di istruzione superano i cento milioni (più 4 per cento); quelle per le locazioni pagate da studenti fuori-sede vanno oltre i 45 milioni (più 8,3 per cento). Si contraggono, invece, le erogazioni liberali a favore delle onlus (meno 5,5 per cento) e le spese sostenute per le assicurazioni sulla vita e contro gli infortuni che si fermano a 154 milioni (meno 8,3 per cento). Segnali positivi per l'edilizia arrivano dalle spese sostenute per il recupero del patrimonio edilizio (agevolazioni al 36 e 50 per cento) e per la riqualificazione energetica degli edifici («sconto» del 55 per cento), come la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale.
In dettaglio, 220mila pugliesi hanno "approfittato" delle agevolazioni del 36 e 50 per cento, per un ammontare complessivo di 77 milioni e mezzo di euro (spesa media di 352 euro). Aumentano pure i contribuenti che ricorrono al 55 per cento per la riqualificazione energetica, ma l'ammontare complessivo scende sotto i 25 milioni di euro, per una spesa media di 946 euro. I versamenti nei fondi di previdenza complementare sono saliti dell'11,9 per cento, superando i 68,8 milioni di euro.
In Puglia, l'ammontare imponibile è di 38 miliardi e l'imposta netta a carico dei pugliesi è salita a 6,4 miliardi. Il "peso" dell'Irpef è di 3.700 euro circa a testa, escludendo, però, la quota dei contribuenti che hanno un'imposta pari a zero (si tratta, ad esempio, di coloro che rientrano nelle fasce di esonero oppure fanno valere detrazioni tali da azzerare l'imposta). Sempre in tema di prelievo fiscale, si registra un'impennata dell'addizionale regionale: da 301,8 milioni di euro a 526,4 milioni. L'incremento è di 224,6 milioni, pari al 74,4 per cento. La media sale da 180 euro pro-capite a 315. Ciò per l'innalzamento delle aliquote dello 0,33 per cento (voluto dal Governo Monti) che ha portato l'aliquota base all'1,23 percento. Sale pure l'incasso determinato dall'addizionale comunale: da 174 milioni a 179 (più 2,8 per cento).
«Questi dati – spiega il presidente di Confartigianato Imprese Puglia, Francesco Sgherza – dimostrano come la tassazione sui redditi da lavoro dipendente e autonomo abbia raggiunto livelli ormai insostenibili per le famiglie e le imprese. E' necessario – aggiunge il presidente – adottare tutti gli strumenti possibili per ridurre la pressione fiscale sulle spalle dei lavoratori, così da poter agganciare, quanto prima, l'agognata ripresa». Parallelamente, aumentano le spese riportate in dichiarazione. Quelle sanitarie ammontano a ben 619 milioni di euro (più 9,7 per cento); quelle per interessi da mutui ipotecari sulla prima casa "sfondano" quota 315 milioni (più 5,3 per cento); quelle per corsi di istruzione superano i cento milioni (più 4 per cento); quelle per le locazioni pagate da studenti fuori-sede vanno oltre i 45 milioni (più 8,3 per cento). Si contraggono, invece, le erogazioni liberali a favore delle onlus (meno 5,5 per cento) e le spese sostenute per le assicurazioni sulla vita e contro gli infortuni che si fermano a 154 milioni (meno 8,3 per cento). Segnali positivi per l'edilizia arrivano dalle spese sostenute per il recupero del patrimonio edilizio (agevolazioni al 36 e 50 per cento) e per la riqualificazione energetica degli edifici («sconto» del 55 per cento), come la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale.
In dettaglio, 220mila pugliesi hanno "approfittato" delle agevolazioni del 36 e 50 per cento, per un ammontare complessivo di 77 milioni e mezzo di euro (spesa media di 352 euro). Aumentano pure i contribuenti che ricorrono al 55 per cento per la riqualificazione energetica, ma l'ammontare complessivo scende sotto i 25 milioni di euro, per una spesa media di 946 euro. I versamenti nei fondi di previdenza complementare sono saliti dell'11,9 per cento, superando i 68,8 milioni di euro.