Degrado ambientale a Barletta, Trani e Bisceglie
Le denunce del Wwf mostrano la situazione allarmante nella Bat. Tante le lamentele per sporcizia e mancanza di sicurezza
giovedì 16 agosto 2012
Mare e disagi. Non si arrestano le segnalazioni che riguardano i Comuni di Barletta, Bisceglie e Trani. Una trentina di denunce sono state raccolte dal numero verde 800.08.58.98 del Wwf, segnalazioni che testimoniano in alcuni casi uno stato di estremo degrado e di inefficienza delle amministrazioni locali.
A Barletta, pur essendo in vigore l'ordinanza balneare regionale, "le lamentele accolte e girate all'indirizzo della neonata Capitaneria di Porto, della Polizia Municipale locale e del Sindaco Maffei non hanno risolto il problema dell'applicazione di quelle regole, scritte e concertate con gli operatori economici e le associazioni di categoria del settore balneare". In particolare "i lidi e i venditori ambulanti continuano a non rispettare l'art. 3, comma n, dell'ordinanza balneare" che che vieta di occupare "con ombrelloni, sedie o sdraio, natanti e/o altre attrezzature mobili ed oggetti di qualsiasi natura la fascia di spiaggia (battigia), ampia non meno di cinque metri, destinata esclusivamente al libero transito con divieto di permanenza".
L'associazione ambientalista chiede "come mai sia difficoltoso se non addirittura impossibile circolare in quella "fascia" di spiaggia, ove il bagnante volenteroso (e paziente) si prodiga in imperiose gimcane tra lettini e sedie griffate. Eppure il federalismo demaniale ha indicato la strada da seguire per i controlli e le sanzioni: la L.R. 14/2011 ha disciplinato l'esercizio dei poteri di polizia amministrativa sul demanio marittimo". In sostanza, spetta al Comune sgombrare le spiagge come l'assessore regionale al Bilancio, Michele Pelillo, ha spiegato in una lettera ai Sindaci: "fermo restando le funzioni di polizia esercitate dall'Autorità marittima, all'applicazione e all'irrogazione della sanzione pecuniaria, nonché alla comminatoria della decadenza del concessionario, provvederà il Comune con il proprio personale".
Vi è dunque un paradosso tra il tratto di costa a nord su cui "permangono ruderi di costruzioni abusive rendendo impraticabile un lungo tratto di spiaggia" e quello a sud "dove due lidi diversi hanno piazzato i rispettivi pali che segnano il limite dei cinque metri della battigia a distanze diverse". Eppure, "la soluzione è semplice: ci risulta per certo che la Capitaneria di Porto di Gallipoli, a seguito di nostre segnalazioni, abbia eseguito controlli scrupolosi sulle concessioni demaniali, misurando al centimetro tutte le distanze. Ci aspetteremmo un comportamento uniforme su tutta la Puglia, ma non dubitiamo che queste misurazioni verranno eseguite".
A Trani spiccano le denunce per il degrado di Boccadoro e della costa sud. A nord , l'area di interesse naturalistico è abbandonata al suo destino, con fenomeni di inquinamento da eutrofizzazione e rifiuti solidi urbani. A sud sul lungomare Colombo giace agonizzante il rudere dell'ex ristorante Memonada, una struttura fatiscente e pericolante, invasa da topi, escrementi e rifiuti di ogni genere, facilmente accessibile con grave pericolo per la pubblica incolumità in quanto le recinzioni sono state divelte e scardinate dalla furia del moto ondoso. Accanto c'è l'ex lido Cocoméro che viene utilizzato abusivamente come parcheggio per ciclomotori dei bagnanti, in quanto non è presente alcuna barriera che ne impedisce l'accesso. Su quest'area demaniale sono presenti strutture portanti in materiale ligneo oggetto di atti vandalici.
Dall'altra parte, in corrispondenza del Monastero di Colonna, è tradizione avvicinarsi alla riva con i natanti a motore, in barba a qualsiasi regola di buonsenso e soprattutto trasgredendo l'ordinanza di sicurezza 15/2012 della Capitaneria di Porto. I militari dell'ufficio locale marittimo sono intervenuti a più riprese, elevando i verbali di contestazione, ma è evidente per il Wwf che servirebbero più controlli.
Anche Bisceglie con Trani condivide il problema dell'accessibilità alle spiagge: non solo per la presenza di barriere fisiche (cancelli, sbarre, vie di accesso impraticabili) ma anche per la carenza di parcheggi e di servizi pubblici.
A Barletta, pur essendo in vigore l'ordinanza balneare regionale, "le lamentele accolte e girate all'indirizzo della neonata Capitaneria di Porto, della Polizia Municipale locale e del Sindaco Maffei non hanno risolto il problema dell'applicazione di quelle regole, scritte e concertate con gli operatori economici e le associazioni di categoria del settore balneare". In particolare "i lidi e i venditori ambulanti continuano a non rispettare l'art. 3, comma n, dell'ordinanza balneare" che che vieta di occupare "con ombrelloni, sedie o sdraio, natanti e/o altre attrezzature mobili ed oggetti di qualsiasi natura la fascia di spiaggia (battigia), ampia non meno di cinque metri, destinata esclusivamente al libero transito con divieto di permanenza".
L'associazione ambientalista chiede "come mai sia difficoltoso se non addirittura impossibile circolare in quella "fascia" di spiaggia, ove il bagnante volenteroso (e paziente) si prodiga in imperiose gimcane tra lettini e sedie griffate. Eppure il federalismo demaniale ha indicato la strada da seguire per i controlli e le sanzioni: la L.R. 14/2011 ha disciplinato l'esercizio dei poteri di polizia amministrativa sul demanio marittimo". In sostanza, spetta al Comune sgombrare le spiagge come l'assessore regionale al Bilancio, Michele Pelillo, ha spiegato in una lettera ai Sindaci: "fermo restando le funzioni di polizia esercitate dall'Autorità marittima, all'applicazione e all'irrogazione della sanzione pecuniaria, nonché alla comminatoria della decadenza del concessionario, provvederà il Comune con il proprio personale".
Vi è dunque un paradosso tra il tratto di costa a nord su cui "permangono ruderi di costruzioni abusive rendendo impraticabile un lungo tratto di spiaggia" e quello a sud "dove due lidi diversi hanno piazzato i rispettivi pali che segnano il limite dei cinque metri della battigia a distanze diverse". Eppure, "la soluzione è semplice: ci risulta per certo che la Capitaneria di Porto di Gallipoli, a seguito di nostre segnalazioni, abbia eseguito controlli scrupolosi sulle concessioni demaniali, misurando al centimetro tutte le distanze. Ci aspetteremmo un comportamento uniforme su tutta la Puglia, ma non dubitiamo che queste misurazioni verranno eseguite".
A Trani spiccano le denunce per il degrado di Boccadoro e della costa sud. A nord , l'area di interesse naturalistico è abbandonata al suo destino, con fenomeni di inquinamento da eutrofizzazione e rifiuti solidi urbani. A sud sul lungomare Colombo giace agonizzante il rudere dell'ex ristorante Memonada, una struttura fatiscente e pericolante, invasa da topi, escrementi e rifiuti di ogni genere, facilmente accessibile con grave pericolo per la pubblica incolumità in quanto le recinzioni sono state divelte e scardinate dalla furia del moto ondoso. Accanto c'è l'ex lido Cocoméro che viene utilizzato abusivamente come parcheggio per ciclomotori dei bagnanti, in quanto non è presente alcuna barriera che ne impedisce l'accesso. Su quest'area demaniale sono presenti strutture portanti in materiale ligneo oggetto di atti vandalici.
Dall'altra parte, in corrispondenza del Monastero di Colonna, è tradizione avvicinarsi alla riva con i natanti a motore, in barba a qualsiasi regola di buonsenso e soprattutto trasgredendo l'ordinanza di sicurezza 15/2012 della Capitaneria di Porto. I militari dell'ufficio locale marittimo sono intervenuti a più riprese, elevando i verbali di contestazione, ma è evidente per il Wwf che servirebbero più controlli.
Anche Bisceglie con Trani condivide il problema dell'accessibilità alle spiagge: non solo per la presenza di barriere fisiche (cancelli, sbarre, vie di accesso impraticabili) ma anche per la carenza di parcheggi e di servizi pubblici.