Daniele Geniale: «La parabola della vittoria dedicata a Pietro Mennea»
Il murale a Trinitapoli per omaggiare l'atleta barlettano
martedì 1 febbraio 2022
14.19
Daniele Geniale ha consegnato ieri al Comune di Trinitapoli un dipinto dedicato a Pietro Mennea, atleta e campione barlettano. L'opera è stata voluta fortemente da Giuseppe Acquafredda, amico storico dell'atleta. È stato proprio Giuseppe che, vedendo gli interventi di muralismo urbano, ha avuto l'idea di realizzare un omaggio alla figura di Mennea, approfittando dell'inaugurazione del palazzetto dello sport di Trinitapoli, a lui dedicato.
Non è mancato il sostegno dell'amministrazione che ha concesso che l'opera fosse progettata su 30x10 metri, così da permettere il tanto caro rapporto con il muro e con il territorio. Grazie alla sua costituzione strutturale, il muro consente di leggere l'opera come una parabola, concetto a cui l'artista si è ispirato anche in senso figurativo.
«Un arco, una parabola per il racconto di una vita, intesa come tempo, metafora di una gara, della voglia di lottare. Una parabola è ciò che in atletica, soprattutto nelle gare di velocità, misura l'esplosione della partenza, il punto massimo di velocità e la discesa verso la vittoria.
Una parabola è un racconto breve il cui scopo è spiegare un concetto difficile con uno più semplice o dare un insegnamento morale. Il termine parabola infatti, significa confronto, e di confronto si parla quando si gareggia. Anche plasticamente, la parabola segna la posizione di un campione che parte in ginocchio, prende il volo e scende a riposarsi e a celebrare il frutto di una vita votata al sacrificio, all'arte di sognare e al coraggio di realizzare l'impossibile» dice Daniele.
Grazie alla mano ferma e creativa dell'artista pugliese, l'atleta barlettano continua a viaggiare sui muri e attraverso l'arte. Daniele, classe 1983, cresce in Puglia, si trasferisce più tardi a Roma nel 2006 dove inizia a dedicarsi all'arte urbana.
È l'occasione che gli permette di viaggiare: Portogallo, Spagna, Brasile e di colmare gli occhi con tanta meraviglia. Sono posti che lo segnano e l'insegnano, tanto da esportare una nuova concezione di arte: la santa street art come il dipinto sul muro di Andria in cui ritroviamo un santo e un essere semi-umano e che porta il nome di "Restiamo umani" - una frase che ci siamo sentiti ripetere moltissime volte soprattutto durante l'ultimo periodo -.
Esperto di comunicazione, Daniele affida all'arte la responsabilità comunicativa: «Lascio tracce di me nelle opere, sono loro a comunicare con i passanti. Tralascio ogni venatura risalente al marketing - essenziale in comunicazione - per dialogare con la soggettività».
Nel frattempo, Daniele è già con la mani in pasta per nuovi murales sparsi in tutto lo stivale che gli occuperanno i futuri 8 mesi.
«Approfitto per realizzarli in tempi relativamente brevi, con l'idea di dedicarmi alla scoperta e alla ricerca, tornando a viaggiare dopo un periodo di stasi obbligata dalla pandemia».
Chissà se tra le tappe di questo suo viaggio artistico ci sarà anche Barletta.
Non è mancato il sostegno dell'amministrazione che ha concesso che l'opera fosse progettata su 30x10 metri, così da permettere il tanto caro rapporto con il muro e con il territorio. Grazie alla sua costituzione strutturale, il muro consente di leggere l'opera come una parabola, concetto a cui l'artista si è ispirato anche in senso figurativo.
«Un arco, una parabola per il racconto di una vita, intesa come tempo, metafora di una gara, della voglia di lottare. Una parabola è ciò che in atletica, soprattutto nelle gare di velocità, misura l'esplosione della partenza, il punto massimo di velocità e la discesa verso la vittoria.
Una parabola è un racconto breve il cui scopo è spiegare un concetto difficile con uno più semplice o dare un insegnamento morale. Il termine parabola infatti, significa confronto, e di confronto si parla quando si gareggia. Anche plasticamente, la parabola segna la posizione di un campione che parte in ginocchio, prende il volo e scende a riposarsi e a celebrare il frutto di una vita votata al sacrificio, all'arte di sognare e al coraggio di realizzare l'impossibile» dice Daniele.
Grazie alla mano ferma e creativa dell'artista pugliese, l'atleta barlettano continua a viaggiare sui muri e attraverso l'arte. Daniele, classe 1983, cresce in Puglia, si trasferisce più tardi a Roma nel 2006 dove inizia a dedicarsi all'arte urbana.
È l'occasione che gli permette di viaggiare: Portogallo, Spagna, Brasile e di colmare gli occhi con tanta meraviglia. Sono posti che lo segnano e l'insegnano, tanto da esportare una nuova concezione di arte: la santa street art come il dipinto sul muro di Andria in cui ritroviamo un santo e un essere semi-umano e che porta il nome di "Restiamo umani" - una frase che ci siamo sentiti ripetere moltissime volte soprattutto durante l'ultimo periodo -.
Quanto di sociale c'è nella tua arte?
«La Street Art non può da sola cambiare le condizioni sociali, il degrado degli spazi. Credo nella responsabilità dei committenti e degli artisti di concepire un'opera che sappia dialogare con il contesto, con gli abitanti e che l'opera sia un veicolo di cambiamento sociale».Esperto di comunicazione, Daniele affida all'arte la responsabilità comunicativa: «Lascio tracce di me nelle opere, sono loro a comunicare con i passanti. Tralascio ogni venatura risalente al marketing - essenziale in comunicazione - per dialogare con la soggettività».
Nel frattempo, Daniele è già con la mani in pasta per nuovi murales sparsi in tutto lo stivale che gli occuperanno i futuri 8 mesi.
«Approfitto per realizzarli in tempi relativamente brevi, con l'idea di dedicarmi alla scoperta e alla ricerca, tornando a viaggiare dopo un periodo di stasi obbligata dalla pandemia».
Chissà se tra le tappe di questo suo viaggio artistico ci sarà anche Barletta.