Damiani: «E' saggio privarsi di De Nittis?»

«Certamente contesto di assoluto pregio, ma ho forti dubbi». Barletta incapace di allestire un'analoga iniziativa

sabato 12 gennaio 2013
«Promuovere le opere di De Nittis esposte a Barletta – esordisce l'assessore provinciale Damiani, intervenendo su una questione di cui Barlettalife si era già occupata - in una cornice di spessore come la mostra di Palazzo Zabarella a Padova, in programma dal 19 gennaio al 26 maggio, è certamente un'importante opportunità per far apprezzare in tutto il mondo gli straordinari capolavori del pittore di origini barlettane. Ma siamo proprio sicuri che privarci di quei dipinti per ben quattro mesi, e per giunta nel periodo pasquale, fosse la decisione più saggia?».

«La rassegna veneta- continua - promossa dalla Fondazione Bano di Padova e dalla Fondazione Antonveneta, curata da Emanuela Angiuli e Fernando Mazzocca, è certamente un contesto artistico di indiscusso pregio, ma ho forti dubbi sull'opportunità di far "emigrare" per ben quattro mesi le opere presenti a Barletta, che qui hanno la propria culla ideale. In vista delle prossime festività pasquali e delle tante gite scolastiche che sono la principale fonte di introito per Palazzo della Marra, infatti, ai tanti turisti che si recheranno nella nostra Città non verrà data occasione per poter apprezzare le meraviglie del De Nittis: la cosa non può che rammaricarmi».

L'Assessore provinciale Dario Damiani ha poi proseguito: «Già tra il 2010 e 2011 le opere del De Nittis furono esibite al Petit Palais di Parigi; oggi è invece la volta di Padova; in entrambi i casi si è trattato di rassegne interamente dedicate all'artista barlettano. In virtù di questo, una domanda sorge spontanea: perché mai, in tanti anni, la Città di Barletta non è stata capace di allestire un'analoga iniziativa, di rilevanza nazionale, in cui esporre tutti i capolavori di Giuseppe De Nittis, che evidentemente in tutto il mondo ci invidiano? La dott.ssa Emanuela Angiuli, consulente del Comune per Palazzo della Marra e per il Museo cittadino, non avrebbe potuto adoperarsi in tal senso, piuttosto che limitarsi a far emigrare le opere in altri lidi?»