“Dalla violenza sessuale al femminicidio”, intervista al coautore Mascolo

Un exursus legislativo, giurisprudenziale e psicologico al fine di sensibilizzare il lettore

domenica 18 marzo 2018 11.10
A cura di Antonella Filannino
"Dalla violenza sessuale al femminicidio" è il titolo del libro scritto a due mani da Emanuele Mascolo e da Giuliana Attanasio. Qualche anno fa uniscono le forze per dar voce a chi forse per paura non riesce a domandare aiuto, celando i lividi causati dai loro persecutori. Lo scopo del manuale è mettere in luce i numerosi vuoti normativi e giurisprudenziali, nonostan­te, molti siano stati gli sforzi compiu­ti al fine di tutelare la libertà personale. Abbiamo incontrato il giovane barlettano Emanuele Mascolo al quale sono state rivolte domande soprattutto circa il fenomeno dello stalking, fenomeno in continua crescita.

Quando nasce in voi l'esigenza di scrivere il vostro libro?

«L'idea nasce dopo aver ascoltato per anni la nostra cronaca giudiziaria. Le tematiche analizzate sono molto attuali e, aggiungo, assai complesse, per questa ragione io e Giuliana abbiamo deciso di compiere un exursus legislativo, giurisprudenziale e psicologico al fine di sensibilizzare il lettore. Principalmente ideato per professionisti del settore, in realtà può essere letto da chiunque per la sua schematicità e approccio. Il compendio è distribuito ai professionisti durante i convegni di presentazione oppure a coloro che lo richiedono all'editore. Si tratta di una ricerca puntuale e minuziosa, per questo è stato necessario muoversi con calma e accuratezza».

Una ricerca effettuata da professionisti specializzati in due settori differenti: giuridico e psicologico. È questa la vera forza del vostro lavoro?

«Credo sia fondamentale approfondire e sviluppare tale tematica mettendo a confronto l'ambito giuridico e quello psicologico in modo da considerare ogni sfaccettatura delle questioni trattate nel libro: violenza sessuale, stalking e femminicidio. Il manuale affronta alcune questioni giurisprudenziali decise recentemente dai giudici di legittimità, partendo dal profilo stori­co-culturale degli atti persecutori con l'approccio della criminologia».

Tra gli argomenti trattati vi è lo stalking, fenomeno quest'ultimo in continua crescita. Quando si può parlare di stalking? Quando la giustizia ha il compito di intervenire?

«La norma prevede che venga punito, con la reclusione da sei mesi a quattro anni, chiunque, con condotte reiterate, minacci o molesti taluno causandogli un grave stato di ansia, generando un fondato timore per l'incolumità propria, del coniuge o persona legata da relazione, costringendo lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita. La pena è maggiore se il fatto è commesso dal coniuge legalmente separato/divorziato o da persona che sia stata legata da relazione affettiva alla persona offesa. La pena aumenta fino alla metà se il fatto è commesso a danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilità. La giustizia interviene quando, a seguito di querela o di indagini, viene individuato il soggetto agente».

Come si evince dal libro, esistono diverse tipologie di stalking: in ambito scolastico, nei luoghi di lavoro e perfino in ambito condominiale.

«Nell'ambito scolastico probabilmente si corre il rischio di creare confusione con il fenomeno del bullismo. Per tanto è giusto chiarire che come conseguenza del bullismo è prevista una tutela civile, lo stalking impone una tutela penale per la vittima. Sia con il bullismo che con lo stalking, si viola il principio del neminem ledere. Il primo riguarda strettamente il fanciullo o adolescente, il secondo coinvolge chiunque (insegnante, dirigente, addetto alle pulizie ecc). Casi di stalking possono avvenire anche nei luoghi di lavoro: il cosiddetto "stalking occupazionale". In tale ambito è da considerare anche il mobbing: quando il datore attua un atteggiamento di subordinazione nei confronti del dipendente. Accade molto spesso che rapporti di vicinato al limite della tollerabilità passino per atti persecutori. A seguito di tale assunto si ritiene che è sufficiente la reiterazione della molestia avverso un solo soggetto perché la condotta si ritenga lesiva verso tutti gli altri condomini. Lo stalking condominiale è generato da litigi, contrasti, rancori o dissenso di un condomino rispetto agli altri».

Due linee di pensiero che si intersecano: quella psicologica di Giuliana capace di mostrare le ferite causate dai traumi subiti e giuridica di Emanuele penna ferma sui fatti. Una lettura capace di mettere a fuoco ciò che appare lontano e distante dalla nostre realtà ma, al contrario, si nasconde dietro l'angolo: la violenza!
BarlettaViva
Mascolo Emanuele