Dalla vergogna del Ciappetta-Camaggio alle acque sorgive di Ariscianne
Il sogno è un ecomuseo, la realtà di oggi è il degrado. Quali i tempi per vedere concretizzarsi la nascita di questa istituzione?
venerdì 27 luglio 2012
Quel che dovrebbe essere soltanto natura incontaminata, posta sotto la tutela della collettività, oggi è purtroppo un ambiente immerso nel degrado. E' questa lo scenario in cui versa la costa sud di Barletta, oltre la Litoranea di Levante, tra la zona in cui sfocia in mare il Ciappetta-Camaggio e l'area di Ariscianne. Un territorio che dovrebbe essere interessato da un progetto di ecomuseo: l'idea si discute da un anno a questa parte, da quando questa istituzione è stata disciplinata in Puglia con la legge regionale n°15 del 6 Luglio 2011, ed è stata trattata anche con una giornata di studio svoltasi al Gos nel Dicembre scorso. A questa legge, è seguito pochi giorni fa, ad un anno preciso, il regolamento regionale n°15 del 6 Luglio 2012 che definisce i "criteri e i requisiti per il riconoscimento della qualifica di ecomuseo di interesse regionale". Le numerose foto che seguono a questo articolo testimoniano un'attualità che è fatta di un comune denominatore, che è il degrado assoluto. In questo contesto si passa poi dalla presenza di una bomba ecologica, come il Ciappetta-Camaggio, fino alle acque sorgive nella zona di Ariscianne.
La battigia di questa zona della nostra costa, come mostrano le foto, è caratterizzata dalle presenze ridondanti di copertoni di automobili, e da un mare che non si può dire abbia proprio un colore desiderabile. Anzi: e anche questo le foto lo documentano. Spostandoci poi verso l'area dove sfocia il Ciappetta-Camaggio, l'aria si riempie di un tanfo che sembra non andare via: questo, purtroppo o per fortuna, le foto non possono testimoniarlo. I nostri scatti possono invece certamente documentare lo stato d'inquinamento delle acque del canale, che ovviamente vanno a riversarsi in mare: i colori ignobili e i non riflessi delle acque, lungo il canale e alla sua foce, ne sono la prova evidente. I pessimi odori, come detto, non possono essere documentati, ma potete crederci tranquillamente, o andando a constatare voi stessi di persona la situazione.
Proseguendo oltre, in piena zona di Ariscianne, si giunge poi in area fatta di canali di acque sorgive, davvero cristalline, che scorrono verso il mare, una flora variegata, tipica del paesaggio delle paludi, e una fauna anch'essa variegata, fatta di diverse specie di uccelli, come rondini e non solo. Parallelamente, vi è il degrado rappresentato dagli scarti dei calzaturifici, con la presenza di residui di tessuti, di gomitoli, di suole di scarpe. Percorrendo in bicicletta queste strade, sorge spontanea una domanda: qual è l'azione che svolgono in questi luoghi le forze preposte alla tutela ambientale? E' una situazione insostenibile, in quanto, nel complesso, ad apparire ai nostri occhi è uno scenario che ci lascia intendere le grandissime potenzialità di un'area naturalistica come questa. Potenzialità che un progetto come quello dell'istituzione di un ecomuseo si spera possa saper sfruttare. Per cui la domanda è: quali sono realisticamente i tempi in cui vedremo davvero concretizzarsi la nascita dell' ecomuseo di Ariscianne?