Dal ministero le istruzioni per il riordino delle province

Richiesto un consiglio comunale monotematico per la difesa della Bat. Quali saranno gli esiti del riordino?

sabato 15 settembre 2012
A cura di Edoardo Centonze
"I comuni possono attivare iniziative volte al loro spostamento da una circoscrizione provinciale ad un'altra, trattandosi di facoltà loro attribuita direttamente dall'articolo 133, primo comma, della Costituzione - questo è ciò che emerge nel volume "Province: istruzioni per l'uso", pubblicato questo giovedì dal ministero della Funzione Pubblica, che trovare qui di seguito in allegato - ma non si consente alla Provincia di raggiungere i requisiti minimi richiesti con l'aggregazione di altri comuni, in quanto i requisiti devono essere posseduti dalla Provincia alla data di adozione della deliberazione del Consiglio dei ministri del 20 luglio 2012". Considerazioni che fanno eco alla nota diramata dal dipartimento per le Riforme Istituzionali il 3 Agosto scorso, che così affermava: "Con riferimento alle Province che non possiedono i requisiti minimi specificamente indicati nella deliberazione del Consiglio dei Ministri dello scorso 20 luglio - dimensione territoriale non inferiore ai 2.500 Km² e popolazione residente non inferiore a 350.000 abitanti - i Cal e le Regioni possono senz'altro dare seguito ad eventuali iniziative comunali già formalizzate alla data del 24 Luglio 2012 volte a modificare le circoscrizioni provinciali. Tuttavia resta fermo che tali iniziative non hanno l'effetto di far ottenere ne perdere alle suddette province i requisiti minimi di dimensione territoriale e demografica prescritti dalla suddetta deliberazione". Posizioni che sembrano così tagliare le gambe alla Bat. Sarà per questo che Ventola ha annunciato che l'amministrazione provinciale sta valutando l'opportunità di fare ricorso al Tar del Lazio, contro la deliberazione del Consiglio dei Ministri che ha fissato i parametri in questione.

"Il riordino risulta obbligatorio nei riguardi delle province "piccole" - si legge ancora nell'opuscolo informativo del ministero - (ovverosia, quelle che alla data del 20 luglio 2012 non possedevano i requisiti demo-territoriali previsti)". Concetto che poi successivamente viene espresso nuovamente così: "Nulla esime dall'obbligo di riordino le province che risultano «piccole» alla data di adozione della deliberazione del Consiglio dei ministri (20 luglio 2012)". E' innegabile che questo decreto pone, in tal modo, anche una questione semantica. Si è passati infatti, nel corso di quest'anno, da un'ipotesi di soppressione delle province, ad un'ipotesi di riordino delle province, idea quest'ultima che è stata accolta all'interno del decreto sulla "Spending Review" del Luglio scorso. La domanda dunque è: in nome del termine "riordino", ogni interpretazione della legge è ancora possibile?

Il documento del ministero si esprime anche sul trasferimento di funzioni, beni e risorse: "È esplicitamente previsto, a garanzia dei Comuni ma soprattutto dei cittadini, che le funzioni possano essere esercitate dai Comuni solo contestualmente all'effettivo trasferimento dei beni e delle risorse (finanziarie, umane, strumentali e organizzative) necessarie al loro esercizio, previa loro puntuale individuazione - e ancora – I beni e le risorse verranno puntualmente individuati e trasferiti mediante uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottarsi dopo l'individuazione delle funzioni amministrative da trasferire, e precisamente entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge (7 Luglio 2012) e, dunque, entro il 3 Gennaio 2013, previa intesa con la Conferenza Stato-Città ed autonomie locali e parere della Commissione parlamentare bicamerale per la semplificazione". Informazioni che, guardando alla situazione attuale, possono essere riassunte in questo ulteriore passaggio: "È prevista la decorrenza degli effetti del riordino sugli organi di governo incarica e sull'esercizio delle funzioni spettanti alle province oggetto di riordino? No, tali profili saranno disciplinati successivamente con atto legislativo, di iniziativa governativa". Parole che danno il senso di una situazione che non è stata ancora per niente definita nei dettagli, lasciando così il destino di questo processo di riordino istituzionale aperto e pieno di interrogativi.

Intanto, per quanto riguarda la Bat, i consiglieri comunali barlettani Basile, Lomuscio, Marzocca, Paolillo, Santeramo, Torre, Ventura, hanno presentato un istanza per la convocazione urgente di un consiglio comunale monotematico, che potete trovare qui di seguito in allegato, "per esaminare e deliberare tutte le azioni necessarie al fine di salvare la nostra provincia dalla soppressione". Cosa potrà fare concretamente un consiglio comunale in tal senso, è difficile immaginarlo. Staremo a vedere.