Dal 3 luglio arrivano i saldi: «Prepariamoci ad un altro flop»
Unimpresa Bat è scettica: «Un vantaggio solo per gli ipermercati». «Una vera beffa»
venerdì 2 luglio 2010
Arrivano i saldi estivi. La fatidica data, in tutta la Puglia, è fissata al primo sabato del mese di luglio. Si parte, quindi, il prossimo giorno 3. Già, si parte. Ma per dove? Se lo chiedono Savino Montaruli (direttore di Unimpresa) ed il responsabile del settore moda dell'associazione, Michele Palumbo. Ecco il comunicato:
«La stagione estiva (forse) è cominciata da qualche giorno e l'intero comparto commercio, come tutti gli altri, in forte affanno, fa apparire questo evento come una vera beffa. I saldi estivi, infatti, avrebbero dovuto partire perlomeno il 20 luglio, in modo da poter preventivamente cominciare le vendite di inizio estate, senza l'assillo di vedere entrare nei negozi consumatori che chiedono la data d'inizio dei saldi e quale sconto sarà applicato, senza che nelle tasche abbiano neanche il denaro per pagare la merce seppur scontata.
Piccola ancora di salvezza, fino ad oggi e come sempre, è stato il fatto che finalmente, dopo anni che noi lo affermiamo, qualcuno ha compreso che la disciplina dei saldi regolamenta solo le regole per la pubblicizzazione degli sconti e giammai la possibilità che il commerciante, in un regime di libera concorrenza, possa praticare sconti nelle percentuali che ritenga più opportune. Gli sconti, infatti, sono cominciati da tempo, da molto tempo e non solo per questioni legate alla fidelizzazione del cliente ma soprattutto per fare cassa in momenti in cui è anche difficile pagare la semplice (ma cara) rata dei contributi Inps e gli oneri per i minimi costi di gestione, dipendenti compresi, per coloro che se li possono permettere. Eppure, nonostante ciò, i consumi languono.
Sabato 3 luglio, quindi, non c'è alcuna festa in arrivo ma solo la mortificazione di dover gestire questa pratica che oramai fa parte più della fantasia mediatica che della realtà. Sarà un'occasione per le solite e attente associazioni dei consumatori, sempre pronte ad additare i commercianti come truffatori e cialtroni e per il solito e tradizionale articolo giornalistico o televisivo nel quale si intervista la consumatrice di turno mentre fa la spesa in qualche ipermercato della zona. Già gli ipermercati. Forse sono proprio loro che continueranno a trarre vantaggi anche da queste occasioni. Con la scusa dei saldi, infatti, essi sperano di attrarre sempre più gente per incantarli con i loro messaggi subliminali (detto di stimolo che è troppo debole per essere percepito e riconosciuto, ma non tanto da non esercitare qualche influenza sui processi psichici o sul comportamento) e magari aiutarli, mentre fanno la spesa, a prenotare una visita medica specialistica.
Intanto nella varie città della Bat i commercianti hanno ben altri problemi cui pensare: per esempio ad Andria continuano a chiedersi per quale ragione il commissario prefettizio abbia infierito con l'aumento della tassa sui rifiuti solidi urbani del 5%, anche per le attività produttive, mentre avrebbe dovuto premiarle, detassandole, perché producono meno rifiuti di tutti e fanno veramente la raccolta differenziata. Provvedimento anacronistico e contraddittorio anche rispetto a quello che sta accadendo in alcune città del Nord Italia dove i provvedimenti anticrisi e le misure anticicliche stanno premiando coloro che mantengono in piedi le loro piccole e tradizionali attività. Questo sarebbe il bilancio partecipato? Senza essere ancor più realisti riteniamo che questo sistema di regole miri unicamente a mantenere un (falso) equilibrio che nessuno ha mai realmente voluto ma che, alla fine, mette d'accordo tutti coloro che per un motivo o per l'altro ne sono profondamente coinvolti, anche in grandi interessi economici e politici. Questo potrebbe veramente cambiare se fossero avviati processi di autodeterminazione che nessuno è ancora in grado di fare propri, preferendo la delega in bianco e affidando le proprie sorti a coloro che stanno pensando a tutt'altro. Di ciò continuiamo a pagarne le conseguenze, essendone anche spesso felici. I saldi stanno arrivando, prepariamoci al prossimo flop».
«La stagione estiva (forse) è cominciata da qualche giorno e l'intero comparto commercio, come tutti gli altri, in forte affanno, fa apparire questo evento come una vera beffa. I saldi estivi, infatti, avrebbero dovuto partire perlomeno il 20 luglio, in modo da poter preventivamente cominciare le vendite di inizio estate, senza l'assillo di vedere entrare nei negozi consumatori che chiedono la data d'inizio dei saldi e quale sconto sarà applicato, senza che nelle tasche abbiano neanche il denaro per pagare la merce seppur scontata.
Piccola ancora di salvezza, fino ad oggi e come sempre, è stato il fatto che finalmente, dopo anni che noi lo affermiamo, qualcuno ha compreso che la disciplina dei saldi regolamenta solo le regole per la pubblicizzazione degli sconti e giammai la possibilità che il commerciante, in un regime di libera concorrenza, possa praticare sconti nelle percentuali che ritenga più opportune. Gli sconti, infatti, sono cominciati da tempo, da molto tempo e non solo per questioni legate alla fidelizzazione del cliente ma soprattutto per fare cassa in momenti in cui è anche difficile pagare la semplice (ma cara) rata dei contributi Inps e gli oneri per i minimi costi di gestione, dipendenti compresi, per coloro che se li possono permettere. Eppure, nonostante ciò, i consumi languono.
Sabato 3 luglio, quindi, non c'è alcuna festa in arrivo ma solo la mortificazione di dover gestire questa pratica che oramai fa parte più della fantasia mediatica che della realtà. Sarà un'occasione per le solite e attente associazioni dei consumatori, sempre pronte ad additare i commercianti come truffatori e cialtroni e per il solito e tradizionale articolo giornalistico o televisivo nel quale si intervista la consumatrice di turno mentre fa la spesa in qualche ipermercato della zona. Già gli ipermercati. Forse sono proprio loro che continueranno a trarre vantaggi anche da queste occasioni. Con la scusa dei saldi, infatti, essi sperano di attrarre sempre più gente per incantarli con i loro messaggi subliminali (detto di stimolo che è troppo debole per essere percepito e riconosciuto, ma non tanto da non esercitare qualche influenza sui processi psichici o sul comportamento) e magari aiutarli, mentre fanno la spesa, a prenotare una visita medica specialistica.
Intanto nella varie città della Bat i commercianti hanno ben altri problemi cui pensare: per esempio ad Andria continuano a chiedersi per quale ragione il commissario prefettizio abbia infierito con l'aumento della tassa sui rifiuti solidi urbani del 5%, anche per le attività produttive, mentre avrebbe dovuto premiarle, detassandole, perché producono meno rifiuti di tutti e fanno veramente la raccolta differenziata. Provvedimento anacronistico e contraddittorio anche rispetto a quello che sta accadendo in alcune città del Nord Italia dove i provvedimenti anticrisi e le misure anticicliche stanno premiando coloro che mantengono in piedi le loro piccole e tradizionali attività. Questo sarebbe il bilancio partecipato? Senza essere ancor più realisti riteniamo che questo sistema di regole miri unicamente a mantenere un (falso) equilibrio che nessuno ha mai realmente voluto ma che, alla fine, mette d'accordo tutti coloro che per un motivo o per l'altro ne sono profondamente coinvolti, anche in grandi interessi economici e politici. Questo potrebbe veramente cambiare se fossero avviati processi di autodeterminazione che nessuno è ancora in grado di fare propri, preferendo la delega in bianco e affidando le proprie sorti a coloro che stanno pensando a tutt'altro. Di ciò continuiamo a pagarne le conseguenze, essendone anche spesso felici. I saldi stanno arrivando, prepariamoci al prossimo flop».